Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
A 24 ore dal ritorno in carcere di Amanda e Raffaele, si può fare il punto sul delitto di Perugia e affermare sinteticamente quanto segue: in quella faccenda è abbastanza sicuro che entrino in qualche modo sia l’americana che Rudy; è possibile che Raffaele non abbia la coscienza completamente pulita e che sia chi sa come coinvolto (questo “chi sa come” ha un range amplissimo e va dall’innocenza assoluta alla responsabilità principale); dovrebbe esserne fuori Lumumba anche se nella discussione di venerdì mattina davanti al Tribunale del Riesame l’accusa lo ha considerato ancora in ballo. Tutto il resto è molto, molto confuso. Come si sono svolti veramente i fatti, cioè chi ha fatto cosa, quando e come? Qual è la vera ragione per cui Meredith è stata ammazzata? Come si è mosso ciascun personaggio prima del delitto e subito dopo? A queste domande nessuno ha dato finora una risposta convincente.
• E allora perché Amanda e Raffaele sono tornati dentro?
Beh, il Tribunale del Riesame non doveva decidere se i due sono colpevoli o innocenti. Doveva valutare lo stato dell’inchiesta – che è ancora a mezzo, e questo va ricordato –, decidere cioè se gli indizi raccolti hanno un minimo di consistenza e, soprattutto, dare un peso alle valutazioni dell’accusa. Se Amanda e Raffaele fossero tornati a casa, e magari agli arresti domiciliari, sarebbero potuti fuggire? Avrebbero avuto modo di inquinare le prove? Due risposte a cui mi pare chiaro che non si poteva rispondere che due volte sì.
• Perché?
Ma perché in ogni caso Rudy, Amanda e Raffaele sono tre bugiardi matricolati che forse solo adesso cominciano a capire la dimensione del guaio in cui si sono messi. Hanno in ogni caso inquinato le prove fin dall’inizio. E hanno raccontato le cose più diverse, al punto che non si sa più quale versione attribuire a ciascuno di loro. Sa che forse il movente è il furto?
• Questa mi giunge nuova. Avevo capito che Amanda era stata sgozzata alla fine di un gioco erotico a tre, in cui qualcuno aveva adoperato il coltello, mentre qualcun altro teneva ferma la giovane.
Un’ipotesi che sta prendendo sempre più consistenza è che Meredith, aprendo i cassetti della biancheria, non abbia trovato i 250 euro che aveva ritirato la mattina per pagare l’affitto. Sembrerebbe che se la sia presa con Guede. Anche gli altri cassetti della casa, quelli dove tenevano i soldi le altre ragazze, sarebbero stati svaligiati. E Amanda, al momento dell’arresto, aveva 200 euro in tasca. Una ricostruzione è quindi questa: Meredith scopre il furto, è la seconda volta che le fanno sparire i soldi, s’arrabbia di brutto e forse minaccia di far denunce. I ladri – chiamiamoli, per il momento, mister A e mister B (oppure mister A e miss B, e ci siamo capiti) – rispondono per le rime e, secondo una sequenza tutta da ricostruire, finisce che mister A tiene ferma con la sinistra Meredith e con la destra le taglia la gola.
• Non s’era sempre detto che qualcuno l’aveva tenuta ferma e qualcun altro l’aveva uccisa?
Secondo i difensori di Amanda, invece, i rilievi sul corpo di Meredith (cioè i lividi e le lesioni) dimostrerebbero che è stata ammazzata da una sola persona, nel modo che ho appena detto. Per inquinare le prove e depistare le indagini, la povera inglese sarebbe stata spogliata e si sarebbe fatto in modo di lasciare su di lei tracce organiche, insomma liquido seminale. In modo da indurre gli inquirenti a indagare in direzione del delitto passionale, cosa poi puntualmente avvenuta. Non mi faccia obiezioni, perché questa ricostruzione lascia molto sconcertato anche me. D’altra parte anche il delitto sessuale, se di questo si tratta, è molto confuso.
• Amanda era o no in casa? E Raffaele?
Nell’interrogatorio davanti al Tribunale del Riesame – che non le ha creduto – Amanda ha dato la sua ultima versione, che è questa: lei quella sera non ha messo piede in via della Pergola, Raffaele l’ha drogata, poi è andato a casa di Meredith, l’ha violentata e uccisa, è tornato da lei portando con sé il coltello e ha impresso sulla lama una sua impronta digitale, profittando del suo stato di incoscienza. Senonché, qualche giorno fa, una microspia ha registrato un colloquio tra l’americana e sua madre, e in questo colloquio si sente Amanda dire: «Non posso mentire sul fatto che quella sera ero là». L’avvocato difensore ha tentato di confondere le carte su questo punto, ma mi pare sul serio un’impresa disperata. Quanto a Raffaele, la discussione riguarda adesso l’impronta di scarpe vicina al corpo della vittima. Sua o no? L’accusa dice che combacia perfettamente. La difesa sostiene che c’è una differenza di due millimetri. Come le dicevo all’inizio, stanno tutti e tre in un guaio grosso così. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/12/2007]
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