Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Veltroni e Berlusconi si sono incontrati ieri pomeriggio e, dopo averli ascoltati in conferenza stampa, si può dare la seguente notizia: l’accordo tra le due forze politiche maggiori c’è, è molto probabile che nei prossimi mesi siano effettivamente varati una nuova legge elettorale e un nuovo regolamento parlamentare ed è persino possibile che alla fine si arrivi a concordare anche il numero ristretto di riforme istituzionali che il segretario del Partito Democratico vuole.
• Qui non la seguo. Berlusconi ha detto chiaramente che lui le riforme istituzionali non le vota.
Berlusconi ha detto che non condivide i tempi. Ma che è d’accordo sul merito. Io penso che sarà difficile fare una legge elettorale davvero nuova e con le caratteristiche che si preannunciano senza abolire una Camera, senza aumentare i poteri del primo ministro, senza diminuire il numero dei Parlamentari.
• Perché, lei che ha capito? Quale legge elettorale faranno?
Una legge molto più spagnola che tedesca. Berlusconi nei giorni scorsi ha fatto sapere che se i collegi diventassero cento sarebbe ancora meglio. Le ricordo le caratteristiche della legge spagnola: si vota con una proporzionale pura, ma i collegi sono molto piccoli e quindi esprimono pochi deputati. Di conseguenza per passare bisogna prendere percentuali di voto piuttosto alte e, se si facessero cento circoscrizioni, sarebbe difficile essere eletti con meno dell’8 per cento dei consensi. Di conseguenza i partiti più grossi ne uscirebbero avvantaggiati, e di parecchio. Ora ieri sia Berlusconi che Veltroni hanno esordito ribadendo che in Italia ci sono due grandi forze politiche, quella che fino a questo momento si chiama Forza Italia e quella che dallo scorso 14 ottobre si chiama Partito democratico. A queste due forze – hanno detto entrambi – spetta garantire il “nuovo bipolarismo”, come dice Veltroni, e l’alternanza, come ha sottolineato con convinzione il Cavaliere. Allo stato attuale dei voti, uno spagnolo puro renderebbe sicuro l’ingresso in Parlamento di Forza Italia, Partito Democratico, Alleanza Nazionale e Lega, perché anche se la Lega ha appena il 4 per cento a livello nazionale, è poi capace di percentuali bulgare in parecchi collegi del Nord e non ha quindi nessun timore dello spagnlo. Possiamo supporre che, di fronte a un sistema di questo genere, i quattro partiti di sinistra si rassegnerebbero alla fusione (con gran soddisfazione di Bertinotti e molto dispetto di Diliberto) ed entrerebbe dunque alla Camera anche una specie di nuovo Partito Comunista. Infine, i vari Mastella, Casini, Lombardo e cattolici vari darebbero probabilmente vita a un Cosa Bianca che possiamo chiamare Nuova Dc. Quindi, con lo spagnolo, avremmo una Camera con sei formazioni: Forza Italia (o Partito del Popolo), Partito Democratico, Alleanza Nazionale, Lega, Nuovo Partito Comunista, Nuova Democrazia Cristiana. Una bella assemblea.
• E subito dopo si va a votare.
Berlusconi insiste sulla caduta del governo, anche se non l’ha posta come pregiudiziale, e ha implicitamente ammesso che se Prodi cadesse domani mattina, bisognerebbe mettere in piedi un altro esecutivo per fare questa legge elettorale. Veltroni ha pronunciato invece due parole chiave: dodici mesi. «In dodici mesi faremo tutto, legge elettorale, riforme dei regolamenti parlamentari e riforme istituzionali». Significa che, qualunque cosa dichiarino i politici del Pidì nei prossimi giorni, la legislatura è a tempo, e Prodi ieri sera era sicuramente fuori di sé.
• Lei insiste con le riforme istituzionali, ma le ribadisco che Berlusconi da quell’orecchio non ci sente. Secondo lei Berlusconie e Veltroni sono pronti a dialogare fino a questo punto?
Sì, e le due conferenze stampa di ieri – una uguale all’altra e tutt’e due di tono assolutamente aperto – lo dimostrano. Siamo entrati in una fase politica completamente nuova, e che dà molta speranza. Ne avevamo davvero bisogno.
• Secondo lei Berlusconi e Veltroni sono pronti a dialogare fino a questo punto?
Sì, e le due conferenze stampa di ieri – una uguale all’altra e tutt’e due di tono assolutamente aperto – lo dimostrano. Siamo entrati in una fase politica completamente nuova, e che dà molta speranza. Ne avevamo davvero bisogno. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/11/2007]
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