F.Dr., Corriere della Sera 1/12/2007, 1 dicembre 2007
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MOSCA – Alla vigilia del voto per il rinnovo del Parlamento, Vladimir Putin ha mandato ai russi e all’Occidente un altro segnale della volontà di seguire la strada della ricostruzione di una Russia forte, orgogliosa e temuta. Il presidente russo ha firmato la legge approvata dalla Duma che sospende la partecipazione all’accordo sulla riduzione delle armi convenzionali in Europa (Cfe). Dal 12 dicembre Mosca sarà libera di spostare a piacimento aerei, carri armati e pezzi d’artiglieria. Non ci saranno più ispezioni e controlli da parte dei paesi della Nato.
Questo non vuol dire che saranno immediatamente rafforzati i contingenti presenti lungo il confine con l’Europa occidentale, hanno precisato i generali russi. E nemmeno «che la Russia non continuerà a trattare per trovare un’intesa », ha spiegato il ministro degli Esteri Lavrov. Ma certamente è la prima volta dai tempi della Guerra fredda che su un trattato volto a limitare gli armamenti si fa un passo indietro anziché uno avanti.
Il contenzioso è nato con l’iniziativa americana di realizzare un sistema di difesa missilistica nell’Europa orientale. La Russia lo ha visto come una minaccia e quindi ha reagito mettendo mano ai trattati sottoscritti in passato. Quello sulle armi convenzionali è stato ratificato dalla Russia, ma non dai Paesi occidentali perché Mosca non ha ancora ritirato le sue truppe dalle regioni separatiste dell’Abkhazia (in Georgia) e del Transdniestr (in Moldova) come aveva promesso. Non accettando la spiegazione occidentale, Mosca ha quindi deciso di sospendere l’applicazione del trattato fino a che non sarà ratificato da tutti.
Nella pratica, in Europa le armi convenzionali e i soldati sono meno di quelle ammessi dall’intesa (3 milioni di uomini contro i 5,7 previsti). Ma certamente un rafforzamento militare nel distretto di Kaliningrad, incastonato tra i Paesi Nato Lituania e Polonia, potrebbe essere preoccupante.
In chiave elettorale, naturalmente, tutto questo è musica per gli elettori di Putin. proprio puntando sul «nemico esterno» e sul pericolo di accerchiamento della Russia che il presidente cerca di ottenere un risultato a valanga per giustificare la sua trasformazione in «Leader nazionale », una figura extra-costituzionale.
All’elenco delle istituzioni sottoposte al rigido controllo del Cremlino si è aggiunta anche l’Accademia delle scienze, da sempre autorevole, indipendente e squattrinata. Ieri Putin si è incontrato con gli scienziati e ha promesso di raddoppiare entro il 2010 i duecento miliardi di rubli annui (circa 5 miliardi di euro) spesi dallo Stato. In cambio, per il futuro dovrà essere il Cremlino ad approvare la scelta del presidente dell’Accademia e il suo statuto sarà sottoposto al vaglio del governo.
L’unica vera incertezza sul voto di domenica è quella dell’affluenza alle urne. Per incoraggiare tutti a votare, le autorità ricorrono a pressioni di ogni genere e anche a incentivi inconsueti. A Omsk gli elettori potranno essere visitati gratis da un ginecologo o da un urologo. A Kemerovo ci sono tagli di capelli gratuiti e a Novgorod si può vincere un’auto.