Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2007  dicembre 01 Sabato calendario

La Repubblica, sabato 1 dicembre Ci vuole una certa inclinazione alla fiducia per credere all´ultima posizione assunta da Silvio Berlusconi; eppure con l´incontro di ieri fra il leader degli azzurri e Walter Veltroni il processo politico ha assunto una velocità improvvisa, e sul tappeto c´è un accordo possibile sulla riforma elettorale

La Repubblica, sabato 1 dicembre Ci vuole una certa inclinazione alla fiducia per credere all´ultima posizione assunta da Silvio Berlusconi; eppure con l´incontro di ieri fra il leader degli azzurri e Walter Veltroni il processo politico ha assunto una velocità improvvisa, e sul tappeto c´è un accordo possibile sulla riforma elettorale. Forse si profila anche qualcosa di più, il ridisegno del sistema politico italiano.  vero che la tessitura dell´accordo è fragilissima, e che l´intelaiatura potrebbe crollare al minimo colpo di vento. Ma intanto, qualcosa è accaduto. Da quel che si capisce, non si è trattato di un´improvvisata. Non c´è un gesto estemporaneo, una trovata spettacolare, un´invenzione plateale, all´origine del faccia a faccia tra i due leader. La situazione politica si è messa in moto, e con modalità telluriche, dal momento della nascita del Partito democratico. Quella che era stata giudicata una deludente fusione a freddo, si è rivelata l´innesco di un mutamento multiplo, che come in un sistema di vasi comunicanti si è trasmesso a destra e a sinistra. Nelle ultime settimane si è poi sviluppata una decifrabile trama diplomatica, e ieri si è cominciato a osservarne i primi effetti. In primo luogo, si è annullata come per miracolo la pregiudiziale di incompatibilità fra il leader di Forza Italia e il leader del Partito democratico. Berlusconi aveva riconosciuto nei giorni scorsi la legittimità democratica del centrosinistra "moderato", per poi presentarsi, con la solita goliardia, come il "Messia" che conduce o costringe il centrosinistra verso un approdo liberal o socialdemocratico. Per parte sua, Veltroni ha cercato l´incontro con il suo interlocutore, senza cedere alla tradizionale ostilità metafisica della sinistra verso il Cavaliere nero. Detto questo, il summit di ieri ha marcato una ulteriore novità, e consistente, sul piano dei rapporti fra opposizione e maggioranza. Per la prima volta la caduta del governo Prodi, o la sua uscita dalla comune in caso di approvazione della nuova legge elettorale, non è stata rivendicata da Berlusconi come una condizione ultimativa del dialogo sulla formula del voto, e questo fa pensare a un nuovo e significativo cambio di passo da parte del leader del centrodestra. Vale a dire che dopo essersi logorato i muscoli (e anche l´immagine, agli occhi dei suoi ex alleati) nello sterile esercizio, a dispetto degli slogan propagandistici e delle acrobazie lessicali Berlusconi sta ragionando nei termini di un progetto di più lungo periodo. Progetto che è figlio di una sconfitta ma che in fondo è semplice, non è solo suo, e che può attrarre consenso. Infatti la dichiarazione di morte presunta del bipolarismo è largamente condivisa dall´arco delle forze politiche. A sinistra si oppongono alla "deriva proporzionale" quasi soltanto gli ulivisti capeggiati da Arturo Parisi, che vedono con orrore il ritorno alla politica delle "mani libere". A destra, Gianfranco Fini insiste perché il sistema elettorale resti ancorato su alleanze dichiarate in via preventiva e sull´indicazione del premier da parte degli schieramenti, ma è difficile capire se si tratta di qualcosa in più della resistenza di un leader fortemente indebolito, che cerca di ritrovare uno spazio e un ruolo in una prossima alleanza. Per il resto, si tratta di sfumature e di interessi. Sfumature tedesche che piacciono a Rifondazione comunista e all´Udc, sfumature spagnole che spiacciono, e si capisce, ai partiti più piccoli. Interessi alla sopravvivenza, da parte di qualsiasi entità politica presente in Parlamento, e interessi corposissimi da parte dei due protagonisti. Perché Veltroni e Berlusconi stanno già immaginando quale dovrebbe essere il format della politica futura. Schema americano, due personalità e due partiti schierati l´uno contro l´altro, con un metodo elettorale che favorisca le due forze maggiori, e che induca le entità minori a raggrupparsi. Non sorprende, allora, che ieri si sia osservata una sostanziale coincidenza di vedute sul modello elettorale ispano-tedesco, il "Veltronellum" o "Vassallum" che dir si voglia, almeno come base negoziale. E neppure che Berlusconi abbia accettato di prendere in considerazione quelle modificazioni dei regolamenti parlamentari tese a rafforzare il potere del capo del governo. Resta decisa la sua opposizione alle riforme costituzionali elencate da Veltroni, dalla riduzione del numero dei parlamentari al superamento del bicameralismo, ma è evidente che questo tema è condizionato dal fattore tempo: se ci fosse un accordo ragionevole e i tempi di realizzazione fossero prevedibili, uno spazio di trattativa si aprirebbe. Dopo di che, occorre chiedersi quali sono le probabilità che questo progetto vada in porto. In verità il cammino è accidentatissimo, perché c´è la necessità di trovare un accordo soddisfacente sia per i due piccoli giganti, Pd e Pdl, sia per i "nanetti", che di fronte a una minaccia alla loro esistenza possono in ogni momento far saltare governo, legislatura e accordi di sistema. Basta niente per mandare all´aria il puzzle. E il referendum incombe, offrendo tentazioni di sabotaggio ai partiti più piccoli. Ma il rischio peggiore è che per tenere insieme interessi diversi, e per far sì che il compromesso tra Veltroni e Berlusconi non assomigli a un patto leonino, il modello ispano-tedesco venga condito all´italiana, con soglie di sbarramento infinitesimali ed espedienti per il recupero anche dei partiti minimi. Ieri potrebbe anche essere crollato un muro, fra i due partiti a vocazione maggioritaria che vogliono disputarsi il governo. Ma se al crollo del muro non seguisse la costruzione di un edificio istituzionale decente, resterebbero per terra le macerie. E con le macerie, l´ultima occasione per provare a razionalizzare la politica italiana. Edmondo Berselli