Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Veltroni e Berlusconi s’incontrano oggi pomeriggio, in una giornata che si annuncia tra le più difficili: scioperano – tutti insieme e per lo stesso motivo – treni, aerei, autobus, navi, metropolitane, addetti alle autostrade e, in genere, tutti quelli che lavorano nel settore trasporti.
• Che è successo?
Cgil, Cisl e Uil accusano il governo di non tirar fuori i soldi per un sistema che consente a milioni di persone di spostarsi tutti i giorni. Si sono visti fino all’altro ieri – sindacati di qua, ministro dei Trasporti e sottosegretario Letta di là – e non s’è arrivati da nessuna parte. I sindacati hanno chiesto uno stanziamento di almeno mezzo miliardo di euro, da destinare «alle politiche, alle regole, ai contratti, allo sviluppo dell’intero settore», come ha spiegato Claudio Claudiani della Fit-Cisl. Il governo era disponibile per 50 milioni appena, e a quel punto le trattative si sono rotte. Sul tavolo c’è pure la faccenda Alitalia, tuttora invenduta.
• In che consistono questi scioperi?
Riguardano quattordici settori e 300 mila lavoratori. I treni staranno fermi dalle 9 di mattina alle 5 di oggi pomeirggio, a parte qualche collegamento locale indispensabile per i pendolari (per avere informazioni precise si deve telefonare all’800.892.021). Il personale delle autostrade incrocerà le braccia dalle 10 alle 2 del pomneriggio e stasera dalle 18 alle 22. Anche qui, informazioni all’840.04.21.21. Niente aerei dalle 11 alle 15. Tutte le navi partiranno con 24 ore di ritardo. Le agitazioni del trasporto locale (autobus, taxi, metropolitane) dipendono dalle organizzazioni del territorio, saranno diverse da città a città.
• A proposito di trasporto locale, il finimondo di Roma ha a che vedere con questa agitazione?
Vuol dire i taxi che dall’altro giorno stanno fermi in piazza Venezia e rendono impossibile il traffico in città? No, quella protesta non ha niente a che vedere con lo sciopero di oggi – anche se aggiunge di sicuro disagio a disagio –, è una faccenda precedente che riguarda la richiesta dei tassinari (come si dice a Roma) di avere più soldi e la volontà del Comune di mettere più taxi in strada. L’altra mattina i sindacati dei taxi – una ventina di sigle – avevano ottenuto un aumento delle tariffe del 18 per cento, concesso in considerazione del fatto che i prezzi non venivano toccati dal 2001. Alla fine dell’incontro, Veltroni ha detto: «C´è però un problema di adeguamento del numero dei taxi alle esigenze di una città che ha 200 mila abitanti in più e che ha registrato un forte aumento di turisti, cresciuti del 35% in tre anni». Quindi ha messo sul tavolo la richiesta di cinquecento nuove licenze. Aggiungend «Questo è un pacchetto. Se si ottengono gli aumenti delle tariffe, bisogna concedere le 500 licenze. Prendere o lasciare». A quel punto, i rappresentanti sindacali si sono alzati e se ne sono andati, sbattendo anche la porta. Dopo mezz’ora, tutti i taxi di Roma stavano a piazza Venezia e s’è rivisto un principio delle scene selvagge di qualche mese fa, fotografi spintonati, parolacce, piccoli vandalismi sulle auto di passaggio, eccetera eccetera. Si sa che i tassinari romani, in gran parte bravissime persone, sono infiltrati da un gruppetto di paracriminali, uno dei quali l’altra volta ha ammazzato di botte un autonoleggiatore. Per non dire del giornalista del Corriere della Sera pestato per aver scritto la verità.
• Sa che cosa sto pensando? Che Sarkozy in Francia sta affrontando un’emergenza simile, e ha l’aria di essere sulla strada per risolverla. Da noi invece gli scioperi nei trasporti – urbani o extraurbani – sono ciclici e questi cicli sono sempre più brevi. Ma non esiste un modo per farla finita? Oltre tutto il potere di ricatto di chi fa un servizio pubblico come questo è enorme, in pochissimi sono in grado di mettere in ginocchio un intero Paese.
Intanto non bisogna confondere la vertenza dei taxi di Roma con lo sciopero nazionale di Cgil-Cisl-Uil. vero che manca una strategia complessiva sul trasporto pubblico, fatto che immiserisce tutta la discussione, alla fine, sulla quantità di soldi da stanziare. La partita di Roma è tutta diversa e, anche se locale, ha un importante respiro nazionale. Veltroni è il sindaco, ma anche un possibile premier. Il modo con cui condurrà la vertenza taxi dirà qualcosa sul modo con cui poi affronterà i problemi del Paese.
• Quindi?
Quindi, l’uomo che ha sempre perseguito una politica “inclusiva”, cioè una politca del metter tutti d’accordo, potrebbe trovare conveniente adesso andare allo scontro, cioè ”fargliela vedere”. I sondaggi dicono che il 90 per cento dei romani è contro i tassinari, ormai la più detestata delle categorie cittadine. Sono dati che un uomo politico non può non tenere presenti. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 29/11/2007]
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