Corriere della Sera 30/11/2007, 30 novembre 2007
CON LA RISPOSTA DI AGOSTINI, TESORIERE DEL PARTITO DEMOCRATICO
Caro Direttore, poiché leggo notizie del tutto prive di fondamento, su cui si innestano a loro volta commenti e dichiarazioni improprie e ingenerose, voglio ribadire – come ho già avuto modo più volte di dichiarare – che non c’è, né può esserci alcuna lite su soldi e immobili tra i Ds e il Partito democratico, un partito che i Ds hanno voluto con determinazione e convinzione, profondendo per la sua nascita e costruzione impegno e risorse con straordinaria generosità. Ed è, dunque, per noi assolutamente evidente che al Pd devono essere assicurate risorse e strumenti adeguati alle ambizioni e agli obiettivi che ci siamo dati. Per questo obiettivo i Ds stanno lavorando ogni giorno, come dimostrano i fatti che qui richiamo.
1. In questi mesi in cui il Pd ancora non esisteva abbiamo sostenuto – insieme alla Margherita – tutte le spese del «cantiere» del nuovo partito (in primo luogo l’organizzazione delle primarie). Per un ammontare che, a livello nazionale, è stato di oltre 4 milioni di euro (2,5 la quota sostenuta dai Ds). Cifra a cui aggiungere l’impegno economico sostenuto dalle nostre organizzazioni in ogni realtà locale. Si tratta di uno sforzo finanziario, come ognuno può ben immaginare, di assoluto rilievo.
2. Con la nascita dei nuovi gruppi del Pd alla Camera e al Senato, i parlamentari Ds – dal primo novembre – devolvono i loro contributi, pari a 210.000 euro al mese, al Pd e così gradualmente sta avvenendo per tutti gli eletti ai vari livelli: regioni, province e comuni.
3. In tutta Italia le sedi dei Ds sono state messe a disposizione – a titolo del tutto gratuito – del Partito democratico ed al nuovo partito stiamo trasferendo tutta la rete dei servizi (informatici, editoriali, ecc.) che fino ad ora erano riferiti ai Ds.
4. Il personale retribuito attualmente impegnato nelle nascenti strutture nazionali, regionali, provinciali e territoriali del Pd è a carico dei Ds e della Margherita, fino a che il Pd non abbia messo a regime la propria organizzazione e la propria autonomia finanziaria.
5. La riorganizzazione del patrimonio immobiliare che fin qui è stato nella disponibilità dei Ds è finalizzata all’unico obiettivo che tale patrimonio possa entrare nella piena disponibilità del Partito democratico, con le stesse regole di autonomia gestionale e di forma giuridica adottate fin qui dai Ds. dunque del tutto privo di fondamento che tale riorganizzazione sia estranea alla costruzione del Partito democratico o addirittura che voglia sottrarre al nuovo partito la disponibilità di strutture e beni.
6. Contestualmente i Ds sono impegnati nel definire una ordinata sospensione della propria attività, onorando – come fa un partito di gente per bene – tutti gli impegni assunti verso terzi. fuori discussione l’impegno dei Ds a garantire certezze a tutto il personale, sia a quello che si trasferirà al Pd, sia agli altri. Come è fuori discussione l’impegno a portare a conclusione il programma di rientro delle nostre esposizioni bancarie. Nel 2001, all’atto del mio insediamento come tesoriere dei Ds, ho trovato un’esposizione di 580 milioni di euro. Essa è stata nel corso di questi anni considerevolmente ridotta. Residuano oggi 150 milioni di euro in mutui bancari. Il programma di estinzione di tali mutui, che deve necessariamente concludersi nel 2010, non può quindi prescindere dall’utilizzo delle risorse dei rimborsi elettorali dei Ds.
Fermo restando che ogni risorsa eccedente quelle necessarie al pagamento dei mutui sarà devoluta al Partito democratico. Questi sono i fatti e questo le dovevo. Cordiali saluti.
Ugo Sposetti
Tesoriere nazionale Ds (Mtm) Ho riportato testualmente commenti degli esponenti del Pd alle affermazioni di Ugo Sposetti. Prendo atto della sua precisazione, anche se non ho ben capito a che e a chi si riferisca, visto che le sue dichiarazioni sono state rilasciate mercoledì scorso in pieno Transatlantico davanti a più di un giornalista.
Il patrimonio immobiliare
La riorganizzazione del patrimonio immobiliare dei Ds ha l’unico obiettivo di farlo entrare nella disponibilità del Pd
CORRIERE DELLA SERA, 1 DICEMBRE 2007
Caro direttore, Le considerazioni svolte nella lettera del tesoriere dei Ds pubblicata ieri dal suo giornale vanno ben oltre una semplice «messa a punto» di precedenti dichiarazioni e meritano un commento su temi che è indispensabile vengano portati sempre più spesso al vaglio della pubblica opinione. Si deve, infatti, sempre partire dal presupposto, e a questo principio mi ispirerò nello svolgimento dell’incarico recentemente affidatomi, che le risorse che i partiti gestiscono sono in grande prevalenza risorse pubbliche e di terzi, per le quali per definizione c’è bisogno di un di più di informazione.
Ben venga, quindi, ogni dibattito su questi temi che può forse aiutare a riavvicinare i cittadini alla politica. Dallo scritto di Ugo Sposetti emergono alcuni elementi di novità che vanno apprezzati e al tempo stesso approfonditi per evitare che rimangano ad un livello un po’ troppo generale di formulazione. In modo particolare il tema delle fondazioni a cui si conferiscono gli immobili di proprietà delle strutture territoriali dei Ds. Finalmente si comincia ad entrare nel merito e a chi ha sollevato il problema, tra gli altri una mia intervista al suo giornale, non si oppone più una sorta di stizzito risentimento. La fondazione, come è noto, è giuridicamente un patrimonio per uno scopo.
L’obiettivo è, dice ora Sposetti, «che tale patrimonio possa entrare nella piena disponibilità del Partito Democratico». Ne discendono alcune conseguenze. Per disponibilità non credo si intenda riferirsi soltanto alla messa a disposizione delle sedi per l’esercizio dell’attività politica. Questo, infatti, è nell’ordine delle cose. Immaginiamo una sezione o un circolo che da sempre sono non soltanto il luogo della politica ma molto spesso, come accade in alcune regioni, un vero e proprio luogo di vita collettiva. E di cui tutti, la comunità e non soltanto gli iscritti, ritengono in qualche modo di essere proprietari. Si può anche solo immaginare che nel momento in cui i Ds sospendono l’attività politica questi luoghi non mantengano la loro vocazione? Sposetti dice una cosa politicamente importante a cui andrà dato un seguito concreto se non vogliamo che la realtà, per come è oggi, vada in tutt’altra direzione. La costituzione di una fondazione implica la nomina di un comitato di indirizzo che ne è l’organismo principe e che a sua volta nomina un comitato di gestione. Il problema è, a quanto mi risulta e sarei ben lieto di sbagliare, che nel caso in questione i membri del comitato di indirizzo, oltre ad essere in numero molto ristretto, sono nominati a vita e che in caso di morte si procede per cooptazione. Una soluzione che rischia di essere agli antipodi del sentire comune che sopra ho descritto. A proposito: quante sono le fondazioni in cui si è già proceduto al conferimento degli immobili? E quelle solo costituite?
Lo chiedo per amore di trasparenza e anche per il rispetto che merita il lavoro di Sposetti. Forse, se non è ormai troppo tardi, qualche strada migliore si può trovare.
Mauro Agostini