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 2007  novembre 30 Venerdì calendario

I gay, con reddito medio-alto e buona propensione all’acquisto, fanno gola a tutte le griffe ma nessuna, in Italia, vuol firmare prodotti o pubblicità dichiaratamente omosessuali

I gay, con reddito medio-alto e buona propensione all’acquisto, fanno gola a tutte le griffe ma nessuna, in Italia, vuol firmare prodotti o pubblicità dichiaratamente omosessuali. Giovanni Siri, docente di psicologia dei consumi all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: «Il problema è che il consumatore medio italiano accetta l’omosessualità solo in linea di principio. La tollera, ma non la considera come terzo genere. Non si tratta di razzismo; semplicemente non vuole che suo figlio possa ispirarsi a modelli gay visti in tv». Non investendo in questo settore, le aziende trascurano però clienti con una disponibilità di reddito del 30 per cento superiore alla media, spesso con due stipendi a disposizione per casa e nessun figlio da mantenere, che spendono circa 330 euro a persona, ogni mese, solo in abbigliamento e accessori. All’estero le cose vanno diversamente: le grandi marche (Nokia, American Express, Fiat, Lufthansa, Ikea, eccetera) non solo lanciano pubblicità su misura, ma soprattutto fanno spot con protagonisti gay.