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 2007  novembre 30 Venerdì calendario

MILANO

Si tratta della più grande operazione finanziaria, per dimensioni, fatta all’estero da un soggetto cinese. E questa volta in Europa, nonostante l’euro forte. Probabilmente grazie ai prezzi diventati convenienti dopo le recenti flessioni delle Borse. A passare di mano è una quota consistente – il 4,2% – del gruppo belga-olandese Fortis, colosso del credito e della finanza, che la scorsa estate ha partecipato, con Rbs e Santander, alla cordata che ha scalato Abn Amro. Il pacchetto azionario, pari a 95 milioni di titoli, è finito nel portafoglio di Ping An Insurance, numero due cinese dell’assicurazione vita. Complessivamente l’investimento vale circa 1,8 miliardi di euro. In accordo con gli attuali amministratori, il nuovo socio avrà diritto a un posto nel consiglio di amministrazione di Fortis.
La compagnia di Shenzen, Sud della Cina, è intervenuta a più riprese nel corso dell’ultimo mese sui mercati borsistici di Bruxelles e Amsterdam, dove Fortis è quotata, pagando in media 19,05 euro per azione. E ieri, non appena le agenzie di stampa internazionali hanno diffuso la notizia, il titolo ha compiuto un balzo del 5%. Successivamente il prezzo si è un po’ ridimensionato, conservando comunque in chiusura un vantaggio del 2%, molto più dell’indice di settore che ha limitato la crescita allo 0,88%.
Ma al di là delle cifre, lo sbarco in Europa da parte dei capitali cinesi (e in modo così massiccio) rappresenta una svolta importante. Soprattutto perché con questa acquisizione Ping An diventa il primo azionista di Fortis. Apprestandosi così a giocare un ruolo cruciale sulla scena finanziaria europea, accanto ai colossi di casa come Generali e Axa. Intanto si sta scaldando i muscoli anche China Life Insurance, che precede Ping An nella graduatoria dei maggiori operatori cinesi del settore assicurativo. Le trattative aperte sono diverse e in qualche caso manca soltanto il via libera del governo di Pechino, azionista di maggioranza. Per le grandi compagnie dell’ex Impero, zeppe di liquidità, fare shopping all’estero è diventata una necessità. La loro parola d’ordine è diversificare. Così, dopo aver cercato occasioni sul mercato americano (poco più di un mese fa Bear Stearns ha annunciato uno scambio azionario con la cinese Citic), stanno ora puntando sul Vecchio Continente.
Ping An capitalizza quasi 100 miliardi di dollari: una cifra forse gonfiata dalle quotazioni elevate delle Borse cinesi, ma che ne fa un protagonista indiscusso della finanza mondiale. Che dopo l’arabo (proprio in questi giorni il fondo governativo di Abu Dhabi è entrato in Citigroup e in Sony) parlerà sempre più cinese.
Giacomo Ferrari