Viviana Domenici, Corriere della Sera 1/12/2007, 1 dicembre 2007
Erano appena usciti dalla foresta per accamparsi sulla riva sabbiosa del fiume. Uomini, donne, bambini: ventuno in tutto
Erano appena usciti dalla foresta per accamparsi sulla riva sabbiosa del fiume. Uomini, donne, bambini: ventuno in tutto. Le donne avevano raccolto fronde di palma per costruire piccole capanne. In pochi minuti era nato un accampamento dove avrebbero vissuto per qualche giorno, giusto il tempo per raccogliere un po’ di uova che le tartarughe seppelliscono vicino all’acqua. Poi avrebbero ripreso il loro girovagare nella selva, in cerca di cibo. D’improvviso un rumore ha riempito l’aria cogliendo tutti di sorpresa. Un piccolo aereo Cessna è sbucato da dietro gli alberi più alti e ha puntato dritto verso l’accampamento. In un attimo gli indios sono scomparsi nel folto della foresta, ma una donna è rimasta immobile vicino a una capanna, terrorizzata, col suo bambino accanto, mentre l’aereo sembrava avventarsi su di lei. Impazzita di paura, ha afferrato un arco e ha tirato una freccia contro quell’aquila mostruosa che subito è risalita in alto. Allora l’india e il piccolo sono fuggiti gridando verso gli alberi. Con una virata larga il velivolo s’è allontanato ma dopo qualche minuto ha sorvolato ancora , bassissimo, l’accampamento deserto prima di sparire alla vista. Gli indios, appiattiti nell’ombra della selva e impietriti dallo spavento, hanno aspettato a lungo prima di uscire allo scoperto. Questo è stato il primo incontro tra un gruppo di indios dell’Amazzonia peruviana e la nostra civiltà. avvenuto qualche settimana fa lungo il fiume Las Piedras, nel Perù meridionale, a poca distanza dalla frontiera col Brasile. A bordo del Cessa c’erano quattro dipendenti dell’Istituto Nazionale per le Risorse Naturali peruviano e un fotografo della Società Zoologica di Francoforte, che ha scattato la drammatica sequenza dell’incontro. Secondo gli scopritori si tratterebbe di indios della tribù Mashco Piro (più noti come Mashcos), circa 600 individui stanziati nell’area dell’Alto Rio Purù, dove vivono volutamente isolati e praticano un nomadismo "circolare" che spesso li porta oltre i confini brasiliani. Negli ultimi anni l’esistenza di questi indios isolati era stata confermata da alcuni avvistamenti casuali. Il capo di una comunità di agricoltori che vivono in prossimità del Rio Purù ha raccontato che qualche tempo fa una famiglia di contadini incontrò un gruppo di Mashcos "nudi, alti come gringos, armati di archi e frecce, con pelle piuttosto chiara e un linguaggio che ricorda il modo di parlare dei bianchi". L’incontro fu pacifico, ma gli indios fecero capire chiaramente di non voler avere contatti con nessuno. I veri nemici degli indios più isolati sono le compagnie petrolifere in cerca di nuovi giacimenti, le grandi industrie del legname e i missionari evangelici americani (South American Mission), che si stanno spingendo sempre più in profondità nella foresta con l’intento dichiarato di contattare i Mashcos. Queste presenze rischiano di portare all’annientamento culturale e fisico della tribù isolata perché anche la sola presenza dei bianchi trasmette agli indios malattie verso le quali non hanno alcuna difesa immunitaria e persino una semplice influenza può ucciderli. Ma le pressioni economiche sono fortissime. Survival International, l’organizzazione che si batte in difesa delle popolazioni indigene, fa notare che l’avvistamento del gruppo di indios mai contattati prima è avvenuto a pochi giorni dalla sprezzante dichiarazione di Daniel Saba, presidente della Perupetro, l’organo governativo peruviano responsabile dell’assegnazione delle licenze per l’estrazione petrolifera, secondo il quale "è assurdo pensare che esistano ancora tribù non contattate nella foresta peruviana, perché finora nessuno le ha mai viste". Un suo portavoce si è poi spinto a definire la loro esistenza effimera come quella del mostro di Lockness.