Sergio Romano, Corriere della Sera 2/12/2007, 2 dicembre 2007
Non sono solito a scrivere lettere ai giornali ma oggi la sua risposta a un lettore mi ha spinto a farlo
Non sono solito a scrivere lettere ai giornali ma oggi la sua risposta a un lettore mi ha spinto a farlo. Il tema è delicato e probabilmente è riduttivo confinarlo alle sole lettere ma va chiarito senza pregiudizi e omissioni, tanto più se parliamo del più importante quotidiano nazionale. Il tema della lettera scaturisce da dichiarazioni «inopportune» del ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio in merito alle energie alternative, in particolare il solare, di cui si dichiara sia una non economicità, avvalorata dagli incentivi statali, che un effetto indiretto inquinante. In maniera semplice osservo: 1) il ricorso al nucleare è da lei suggerito in quanto fonte energetica più economica. Rilevo che in questo campo il finanziamento statale è certamente di molto superiore al solare in quanto lo stoccaggio delle scorie è tutt’altro che economico (sia questo l’unico parametro valutativo) ed è ben noto che in questo campo l’aiuto statale è essenziale. Senza affrontare i costi di dismissione delle centrali nucleari. Da un punto di vista intrinseco va anche detto che il problema delle scorie non è un problema tecnologicamente superabile come si potrebbe superficialmente affermare in quanto la radioattività è sempre maggiore e di più lunga durata allorquando i processi generativi «migliorano». E ciò mal si accoppia con la capacità ionizzante e quindi cancerogena di queste radiazioni. 2) Il ricorso al nucleare in quanto energia risolutiva rispetto alle fonti fossili e quindi «liberatoria» dai Paesi del petrolio è criticabile se non altro con l’ovvia osservazione che anche l’uranio è fonte energetica esauribile. Per cui forse la «peregrina» affermazione del ministro è meno peregrina di ciò che appare nella lettera e nella sua risposta. Infatti, l’energia solare è eterna (almeno nel senso della presenza umana sul pianeta) e i problemi tecnologici connessi sono non «intrinsecamente» irrisolvibili come nel caso del nucleare. Ed io credo che forse gli incentivi statali, per una nazione mediterranea come l’Italia, non sono affatto una bizzarria ministeriale, ma anche un’opportunità per le aziende moderne dell’energia. Non sono parente del ministro e credo che un giornale autorevole e apprezzato non debba confinarsi a visioni parziali di un problema certamente complesso. Maurizio Migliaccio Dipartimento per le Tecnologie, Università di Napoli Parthenope Caro Migliaccio, I l nucleare è costoso e l’energia solare può presentare molti vantaggi. I Paesi che dedicheranno tempo e denaro allo sfruttamento di questa grande risorsa naturale ne trarranno certamente molti benefici, anche sul piano delle esperienze tecnologiche. Ma non riusciranno mai a soddisfare la crescente domanda di energia delle loro società. La scelta, oggi, non è fra solare e nucleare. La scelta, ancora per molti anni, sarà fra l’atomo, gli idrocarburi e, in una certa misura, il «carbone pulito». Chi ha deciso di puntare prevalentemente sul nucleare (come la Francia) o si appresta a inserirlo nuovamente fra i propri progetti di sviluppo (come i maggiori Paesi industrializzati), ottiene quattro risultati. In primo luogo riduce drasticamente la propria dipendenza da Paesi e aree geografiche che hanno un alto tasso d’instabilità politica e sociale. In secondo luogo s’impadronisce di tecnologie particolarmente raffinate che gli permettono di aumentare la sicurezza degli impianti e di affrontare con nuove soluzioni tecniche il problema delle scorie. Molti sembrano dimenticare che le vittime del nucleare negli ultimi decenni non sono che una piccola frazione di coloro che sono morti nelle miniere di carbone. Negli ultimi mesi, mentre il polonio uccideva un ex colonnello del Kgb a Londra, il carbone ha ucciso più di 100 minatori in Russia, poco meno di 100 in Ucraina e almeno 30 in Cina. In terzo luogo diventa il fornitore privilegiato dei Paesi petroliferi che cercano di sviluppare l’energia nucleare per risparmiare le loro ricchezze naturali. Durante il suo prossimo viaggio in Arabia Saudita, forse in gennaio, Nicolas Sarkozy sarà in grado di offrire centrali nucleari ai Paesi del Golfo. In quarto luogo dà un contributo determinante alla disintossicazione del pianeta e alla lotta contro le emissioni nocive. Un’ultima osservazione, caro Migliaccio. Il Corriere pubblica opinioni diverse, come la sua e la mia, e dedica un certo spazio al nucleare perché non può fare a meno di registrare il nuovo crescente interesse che questa energia sta suscitando in Italia e nel mondo.