Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I russi hanno eletto ieri sera il loro Parlamento e il partito di Putin, Russia Unita, avrebbe preso, in base alle prime proiezioni, il 62% dei voti. Contando però che il partito fratello, Russia Giusta, ha ottenuto l’8 per cento, si può dire che i seggi a disposizione del Presidente saranno il 70 per cento. Alta l’affluenza (il 62%).
• Non ho capito la storia che Putin è candidato. Non era proibito partecipare alle elezioni dopo due mandati presidenziali?
Lei sta confondendo elezioni parlamentari ed elezioni presidenziali. Quelle di ieri erano elezioni parlamentari, cioè politiche. In pratica si trattava di eleggere i 450 deputati della Camera Bassa. Qui si è presentato Putin. Si è presentato cioè come candidato al Parlamento, ha chiesto di essere eletto deputato.
• Ma non è presidente della Repubblica?
Sì, e questa è la stranezza della situazione, che fa del voto russo di ieri un caso unico al mondo e unico nella storia. Non si era mai sentito infatti che un presidente della Repubblica si candidasse alle elezioni e finisse a fare il deputato. Le spiego come sta la faccenda: come lei ha già ricordato, la Costituzione russa vieta di essere eletti presidenti per tre volte di seguito. Putin è stato votato presidente nel 2000 e nel 2004, perciò non potrà presentarsi alle elezioni presidenziali del prossimo marzo. Fino a questo momento non ha voluto cambiare la Costituzione e ha preferito seguire un’altra strada, quella appunto di candidarsi al Parlamento come capolista del suo partito. La Costituzione non vieta al presidente di candidarsi e capisco benissimo il perché: a chi ha scritto quel testo non sarebbe mai venuto in mente che un giorno un capo dello Stato si sarebbe fatto venire la voglia di sedere alla Camera. Quindi, attaccandosi a un formalismo esasperato, Putin ha deciso che se le leggi non impedivano esplicitamente al presidente di candidarsi, lui poteva presentarsi come capolista del suo partito. E così ha fatto. Che cosa ha in mente? Fino a ieri aveva in mente quest a marzo farà eleggere presidente l’attuale premier Viktor Zubkov, o altro analogo disposto a far da burattino. Costui, una volta insediatosi al Cremlino, chiederà a Putin di fare il primo ministro. Putin accetterà e, come capo del governo, continuerà a dirigere tutto. Dopo qualche mese il presidente fantoccio dichiarerà di non star bene in salute e presenterà le dimissioni. A quel punto ci sarà una nuova elezione presidenziale e Putin potrà candidarsi: la legge vieta i tre mandati consecutivi, ma non dice nulla sui tre mandati non consecutivi.
• Non la fa troppo facile? E se il presidente-presunto fantoccio poi si mette a fare di testa sua?
Il rischio c’è, anche perché nel sistema russo il potere è tutto nelle mani di chi siede al Cremlino. infatti possibile che Putin cambi strategia: da quanto si capisce dai dati di ieri sera, i putiniani dovrebbero avere i due terzi dei seggi e con questa maggioranza ci sarebbe la possibilità di modificare la Costituzione e rendere legale il terzo mandato. E magari anche il quarto o il quinto. Insomma una modifica costituzionale potrebbe permettere a Putin di regnare a vita. La stessa cosa che sta tentando di fare Chávez in Venezuela.
• Oppositori? Tutti spazzati via?
In Parlamento dovrebbero entrare anche i comunisti di Gennadij Ziuganov e i liberali di Vladimir Zhirinovskij, un moderato assai eccentrico che ieri s’è presentato al seggio vestito completamente di rosso. Si tratta di oppositori rumorosi ma innocui, la cui funzione è solo quella di esistere in modo da dare al Parlamento una parvenza di legittimità.
• I brogli sono stati davvero tanti?
Putin aveva bisogno di prendere almeno il 60 per cento dei voti e possibilmente il 70. Era inoltre necessaria un’alta affluenza alle urne, perché in una situazione bloccata come quella russa uno dei modi che ha l’opposizione per manifestarsi è quello di deleggitimarti mandando poca gente a votare. In parecchi ministeri e uffici pubblici ieri – domenica – si è lavorat in questo modo i capi-ufficio si sono sincerati che i loro impiegati votassero e votassero “bene”. Poi è stato inventato il sistema di potersi presentare a un seggio diverso dal propri bastava dichiarare al presidente di chi si era elettori e spiegare che non si era fatto in tempo a rientrare nella propria circoscrizione. I presidenti dei seggi erano stati segretamente istruiti di favorire chi si dichiarava fan di Russia Unita e di respingere gli altri. In questo modo parecchi hanno votato per il partito di Putin anche tre volte. Le elezioni sono state controllate da 450 mila poliziotti agli ordini dei servizi segreti. I servizi segreti per ora stanno tutti dalla parte di Putin, ex uomo del Kgb. “Per ora”, ho detto. Due parole da non dimenticare. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 2/12/2007]
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