varie, 3 dicembre 2007
ARRIVABENE
ARRIVABENE Agostino Rivolta d’Adda (Cremona) 11 giugno 1967. Pittore. «[...] è uno di quei pittori che piacciono ai letterati, perché egli stesso è un letterato. Letterato autodidatta, perché a Brera, dove ha studiato all’Accademia, gli hanno insegnato tutt’altro. La preparazione artigianale dei colori l’ha imparata da solo, analizzando le tecniche tradizionali e spingendo la propria curiosità indietro di secoli, sino al Barocco e, più indietro, al Rinascimento. Nella scheda biografica è detto che la ”sua ricerca si sviluppa sotto il segno degli antichi maestri, in particolare Leonardo, Dürer, Van Eyck e Rembrandt”. E c’è da credergli. [...] Da Rivolta se n’è andato in giro per il mondo a studiare le opere direttamente nei musei, come una volta facevano tutti i pittori che potevano permettersi di viaggiare. Naturalmente, quando si torna a casa, ci si porta dietro un bagaglio non indifferente di conoscenze, stimoli, idee. Rinascimento e Barocco, periodi compresi da il XIV e il XVII secolo in cui egli sembra muoversi più a suo agio, gli suggeriscono di confrontarsi con le cosiddette Naturalia, Mirabilia, Artificialia, Vanitates. Ed ancora: con i Memento mori, le Wunderkammer, e così via. Quando, però, Agostino si accorge che Rinascimento e Barocco cominciano ad andargli stretti, fa un salto in avanti di un paio di secoli e si rivolge al Simbolismo. Un simbolismo sui generis, s’intende. Che non ha nulla a che fare con la reazione a Naturalismo e Impressionismo. Più che altro, quella di Arrivabene è una sorta di ricerca letteraria e fors’anche filosofica, ma nulla di più. Dal Simbolismo al Surrealismo il passo è breve. Surrealismo, poi, per modo di dire. Anche qui, le classificazioni si basano più che altro sulle suggestioni. Tant’è che il buon Vittorio Sgarbi, quando nel 2002 cura la mostra Surrealismo padano, ce lo ficca dentro con tre quadri. ” un giovane in grado di dipingere come un antico maestro fiammingo”, sentenzia. Da allora, la definizione gli si appiccica addosso e il pittore cremonese non se ne libera più. Sia chiaro: non è che gli dia fastidio. Tutt’altro. Tant’è che viene riportata urbi et orbi. [...] Arrivabene è anche un letterato [...] Che scandaglia la mitologia. E mitologico è il personaggio di uno dei suoi quadri più riusciti, Endimione, la cui origine varia a seconda delle leggende che lo riguardano. Nipote o figlio di Zeus e re degli Eoli, padre di tre figli e di una figlia, in una. Bellissimo pastore di cui si innamora Selene (personificazione della Luna), alla quale dà ben cinquanta figlie, in un’altra. Questa donna leggiadra, che scorrazza per il cielo su un carro d’argento trainato da due cavalli, ottiene da Zeus (col quale ha generato un’altra figlia) di concedere ad Endimione il sonno eterno, in modo da farlo restare perennemente giovane. Ed ecco che l’artista cremonese sceglie di raffigurare il pastore seminudo, mentre dorme, accentuando la sua sfolgorante bellezza» (Sebastiano Grasso, ”Corriere della Sera” 2/12/2007).