Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Domani Mattarella scioglie le camere, si vota il 4 marzo
Si vota il 4 marzo. Questa legislatura - la XVII - finisce domani.
• È ufficiale?
Ancora no. Sono tutti sicuri però che il presidente Mattarella, rientrato da Palermo, firmerà domani il decreto di scioglimento delle camere. Il calendario del governo prevede un consiglio dei ministri sempre domani per discutere delle missioni italiane all’estero. In quella sede potrebbe essere varato il decreto che fissa la data delle elezioni al 4 marzo. Il giorno dopo Gentiloni terrà la tradizionale conferenza stampa di fine d’anno, poi terrà il consiglio dei ministri per fissare la data delle elezioni se questa incombenza non sarà già stata espletata domani e in ogni caso a un certo punto salirà al Quirinale. La regola vuole infatti che quando il presidente della repubblica scioglie le camere, il presidente del consiglio controfirmi il suo decreto presidenziale. E che quando il consiglio dei ministri fissa la data delle elezioni, il presidente della repubblica controfirmi pure questo decreto. Si tratta di atti dovuti, non è mai accaduto e credo non possa accadere che uno dei due si rifiuti di firmare il decreto dell’altro.
• Non sono un po’ in anticipo?
Sì, la scadenza normale della legislatura era intorno al 15 marzo 2018. Mattarella, prima di emanare il suo decreto, ha l’obbligo di consultarsi col presidente della Camera, Laura Boldrini, e col presidente del Senato, Pietro Grasso. Non deve ottenere nessun assenso allo scioglimento perché la Costituzione (all’articolo 88) assegna interamente a lui la responsabilità di far finire la legislatura. Ma almeno in questo caso, l’incontro sarà un po’ meno formale perché i due presidenti del Parlamento dovranno confermargli che l’attività legislativa è davvero finita e che non è quindi il caso di perdere altro tempo.
• C’era la questione dello ius soli.
L’attività legislativa può considerarsi finita perché la legge di bilancio è stata approvata e la legge sullo ius soli - che renderebbe italiani ottocentomila uomini e donne solo apparentemente stranieri - è naufragata in Senato per mancanza di numero legale. Mancavano del tutto i grillini e soprattutto mancava un terzo del parlamentari democratici. Il che significa che anche il partito all’apparenza più favorevole alla legge sulla cittadinanza era in realtà del tutto restìo ad affrontare una prova delicata e forse costosa sul piano del consenso elettorale. C’è stata una richiesta di radicali e verdi, e anche di qualche esponente democratico, di non chiudere ancora l’attività parlamentare proprio per tentare di tramutare in legge questo benedetto ius soli. Ma se lo immagina? Avremmo vissuto le ultime settimane della legislatura dilaniati ancora una volta tra le fazioni, oscillando fra gli insulti e gli ostruzionismi. La decisione di Mattarella di farla finita mi pare saggia. Casomai, nella prossima legislatura...
• Vincerà il centrodestra, che lo ius soli non lo vuole.
È la regola della democrazia. Se vince il centrodestra, bisognerà accettare serenamente che governi il centrodestra, il quale evidentemente governerà con le sue idee. Le idee del centrodestra osteggiano lo ius soli? Bisognerà farsene una ragione. Anche se, quando lei dice «vincerà il centrodestra», che tipo di vittoria si figura? Perché i sondaggi continuano a cantare la stessa canzone di sempre, cioè non vince nessuno, ci vorrà un’intesa di qualche tipo tra forze in apparenza inconciliabili, un Berlusconi-Renzi o un Salvini-Di Maio... Anche se l’ultimo sondaggio di Roberto Weber dà il Pd di Renzi sotto il 23%, che sarebbe veramente una débâcle.
Vede, è difficile far previsioni adesso: Renzi, se perde di brutto, rischia di essere rottamato e con un Pd derenzizzato hanno l’aria di esser pronti a mettersi d’accordo tutti, non solo i dalemian-bersaniani, ma persino i grillini. E poi, caduto Renzi, quali figure emergerebbero? Si dice Delrio (ala cattolica), si dice Minniti (area ex Pci). Meglio non addentrarsi.
• Si dice anche che Berlusconi continui a raccomandare ai suoi di non accanirsi contro il Pd, ma di dedicare tutti gli sforzi a combattere Grillo.
Sì, Berlusconi considera Grillo il vero pericolo e saprà che si è persino espresso a favore di una continuazione del governo Gentiloni, se nessun raggruppamento politico dovesse prevalere in modo netto. Gentiloni infatti sale domani al Quirinale, ma innova la prassi secondo cui dovrebbe dimettersi. Non si dimette invece e dopo le elezioni, mentre si svolgeranno trattative che tutti immaginiamo estenuanti e quasi senza sbocco, continuerà a governare con i pieni poteri andandosi a cercare ogni giorno in Parlamento i voti che gli servono. Valuteremo così quanto vale davvero un governo per l’ordinatra vita di un Paese. Forse meno di quello che pensiamo. E in ogni caso, in questa situazione di stallo, si potrebbe trovare persino il modo di far passare lo ius soli.
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