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 2017  dicembre 24 Domenica calendario

Il senso della giustizia del Var e il ristorante inventato online

Interessante iniziativa di un gruppetto di tifosi laziali. Non la condivido ma devo ammettere che apre ampie prospettive intorno al Var. L’avvocato Stefano Previti, figlio di Cesare, è sia parte lesa, in quanto firmatario, sia legale. Con altri dieci cita per danni Giacomelli, l’arbitro di Lazio-Torino, e il suo collega Di Bello per “errori oggettivi”, tra cui il parziale utilizzo del Var nell’episodio Immobile-Burdisso. Ha detto Previti al Corsera: «Il danno è morale, non patrimoniale, perciò la cifra non può essere elevata: 600 euro per ciascun firmatario». Sono 6.600 euro totali, cifra accettabile, ma attenzione: «Noi abbiamo aperto la strada, in teoria potrebbero aderire tutti coloro che erano allo stadio quella sera e anche chi vedeva la gara alla tv. Senza contare che qualcuno potrebbe aver subito un danno ben più importante: uno scommettitore, ad esempio, o un tifoso che di fronte a questi episodi si è sentito male».
Quindi, molti più euro da sganciare. Le undici firme sono la classica palla di neve che può diventare valanga. E gli arbitri come possono correre ai ripari?Non sbagliando mai, ovvio, ma è impossibile. Se il Var e chi lo consulta non vedono nemmeno un rigore clamoroso come quello di Torreira in Samp-Sassuolo, di che stiamo parlando? «Gli arbitri si assicurino per responsabilità professionale. Io, da avvocato, l’ho fatto. Quando c’è una grave colpa professionale, come accade agli avvocati o ai medici, anche gli arbitri devono essere ritenuti responsabili dei danni procurati».Paradosso: il Var, che secondo i primi commenti doveva essere un aiuto e un alleato per gli arbitri, in questo caso è un nemico. In assenza di Var, la causa di Previti e C. sarebbe stata improponibile, in quanto il Var permette di valutare quel che accade in campo «in modo oggettivo, non discrezionale».Sui danni subiti dagli scommettitori si possono avere dei dubbi. In caso di rigore concesso alla Lazio, sarebbe stato realizzato oppure no?
Sugli errori di Giacomelli non si discute. Su quanto abbiano influito sul risultato si può discutere. Avevo promesso un giudizio sul Var a metà campionato, ma posso anticiparlo. E più positivo che negativo: raffredda i bollori in campo e fuori, dà un’idea complessiva di giustizia fatta, rimedia ad alcuni svarioni ma non impedisce di commetterne altri. Il lato negativo è che l’arbitro può rivedere un’azione al Var e scoprire un rigore (o un rosso per gesto violento) legato a un episodio che, dalla sua posizione in campo, non poteva vedere a velocità normale e quindi non poteva sanzionare.Il Var lo obbliga a decidere su quanto ha visto questa o quella telecamera. Ovvero: la tecnologia che scavalca l’uomo. E quando l’uomo, l’essere umano è scavalcato io non ci trovo nulla da festeggiare.
Qualcosa sì, ma con moderazione, quando viene scoperta una bufala su TripAdvisor. Che per Forbes è la sessantaduesima compagnia innovativa più in crescita al mondo, quotata al Nasdaq e capitalizzata 5,4 miliardi di euro. Lo leggo sul Giornale, che racconta l’ultima bufala. C’è a Londra un giovane free-lance di nome Oobah Butler che arrotonda scrivendo false schede per ristoranti che gliele pagavano dieci sterline l’una e che lui mai aveva visitato. Gli viene un’idea: «Sarà mai possibile inventarsi un falso ristorante e dargli notorietà planetaria?». Ci prova. Il primo giorno di aprile, lasciando una traccia come Pollicino, segnala “The shed at Dulwich”. Dulwich è il sobborgo in cui vive, shed si può tradurre in stalla o capanno. Il 5 maggio TripAdvisor accetta la sua iscrizione. È sul gradino 153, l’ultimo, delle nuove aperture londinesi. Da lì, una risalita che neanche Bartali al Tour del ’48.Butler chiede ad amici e conoscenti di spedire recensioni entusiastiche, tutte a cinque stelle di gradimento.
All’inizio di dicembre il locale che non esiste è salito al primo posto in classifica. Chiamano dall’Australia perché vogliono girare un film, chiamano possibili clienti cui Butler risponde che non c’è posto fino al 2021, ma lo stress sale e, ormai, la scommessa è vinta. Ha convinto tutti fotografando piatti in cui al posto della panna c’era la schiuma da barba, può raccontare la verità. E lo fa, il 6 dicembre. Meditate, gente, meditate.Altri libri. Guglielmo Longhi, giornalista alla Gazzetta, ha scritto “Il vendicatore” (ed. Marco Del Bucchia).Non è un giallo, già alla prima pagina si sa “chi è stato”. Le altre spiegano perché. È un libro pieno di sangue, di morti vere (Spagnolo, Sandri, Bagnaresi) e di carta, un libro duro, insolito, coinvolgente.
Poi, di Franco Esposito: “Uno su mille ce l’ha fatta” (ed. Absolutely Free). Quasi 300 pagine dedicate a Fabio Pisacane, il ragazzo dei Quartieri Spagnoli. Gli inizi, la paralisi, il ritorno, il no alla corruzione, la serie A in pianta stabile. Infine, “8 racconti in bicicletta” (ed. Bolis): Conan Doyle, Crane, Galsworthy, Guerrini, Oriani, Panzini, Tozzi, Twain. Una squadra senza gregari.