Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Sì alla Manovra, no allo Ius soli: ma quando finisce la legislatura?
Con l’approvazione della legge di bilancio per il 2018 si può dire che la legislatura è conclusa. Ieri il governo ha prima incassato la fiducia sulla manovra finanziaria, poi è arrivato il voto effettivo e definitivo, con 140 voti favorevoli e 94 contrari. Annunciato come un provvedimento snello e mirato, nel corso dell’iter parlamentare il testo è arrivato a contenere 1.247 commi, nella peggiore tradizione dell’assalto alla diligenza di fine anno. Si era partiti parlando di pensioni e occupazione e si è finiti a discutere di cotton fioc e lampioni a risparmio energetico. «Spinta alla crescita», ha twittato il premier Gentiloni.
• Al di là degli aspetti più assurdi, cosa prevede questa legge di bilancio?
Il valore della manovra è di 27,8 miliardi di euro. La quota più consistente delle risorse è assorbita dallo stop all’aumento dell’Iva nel 2018 e delle accise nel 2019, che ha necessitato di 15,7 miliardi di coperture (derivanti soprattutto dall’aumento del deficit). Sono stati introdotti in manovra, poi, aggiustamenti sulle pensioni: salgono a 15 le categorie di lavori “gravosi” a cui non si applicherà l’aumento dell’età di pensionamento a 67 anni (parliamo di circa 14.600 persone esentate, che diventeranno 20.200 nel 2023). E per le donne lavoratrici è previsto uno sconto di sei mesi per ogni figlio. È stato invece ridotto il bonus bebè: l’assegno, che va da 960 a 1.920 euro, sarà corrisposto solo per un anno e non più per trentasei mesi. Riaperta la rottamazione delle cartelle di Equitalia e confermati i bonus fiscali per le ristrutturazioni edilizie e l’efficienza energetica. Si ricorda poi la tanto discussa web tax? Alla fine entrerà in vigore solo nel 2019 ed è stata abbassata dal 6 al 3%. Si applicherà solo ai soggetti che effettuano oltre tremila transizioni di servizi online in un anno e non è estesa all’e-commerce e alla cessione di beni materiali. Insomma, invece dei giganti del web rischiano di pagarla le aziende italiane.
• E per il mondo del lavoro, nulla?
A parte il rinnovo del contratto degli statali atteso da otto anni, una decina di miliardi di euro per il prossimo decennio sono dedicati alle imprese: sconti per investimenti in innovazione, ricerca e formazione. L’incentivo agli investimenti (il cosiddetto superammortamento) rimane, ma scende dal 140 al 130%, mentre l’iperammortamento (per il Sud) rimane al 250%. Dal 2019 scatta poi la decontribuzione al 50% per ogni nuovo assunto under 34 a tempo indeterminato. Infine è stata rinviata al 2020 l’entrata in vigore della direttiva Bolkestein sulle concessioni delle aree pubbliche, che riguarda sia i commercianti ambulanti sia gli stabilimenti balneari.
• Com’è finita con lo Ius soli, il Senato ha votato ieri?
No, in Aula mancava il numero legale, erano assenti 29 del Pd, tutti i 5 Stelle e la quasi totalità dei centristi. La discussione è stata rimandata al 9 gennaio, all’ordine del giorno: «comunicazione del Presidente». «Legge morta e sepolta», ha sintetizzato il leghista Calderoli. Di fatto il rinvio di ieri rende impossibile l’approvazione della legge prima del termine di questa legislatura. Obiettivo fallito per un governo di centrosinistra.
• Ieri in Senato c’era un clima da ultimo giorno di scuola. Che succede ora?
I lavori parlamentari sono sostanzialmente chiusi. Montecitorio e Palazzo Madama saranno convocati per il 9 gennaio per la sola comunicazione dello scioglimento e della convocazione delle urne. Nei prossimi giorni dovrebbe succedere questo: al rientro dalla pausa natalizia, il 28 o forse il 29 dicembre, dopo aver ricevuto al Colle i presidenti delle due Camere, come prevede l’articolo 88 della Costituzione, il presidente della Repubblica scioglierà il Parlamento. Si riunirà quindi un Consiglio dei ministri che indicherà la data del voto, molto probabilmente il 4 marzo. Il premier Gentiloni controfirmerà lo scioglimento, salirà al Colle, dove Mattarella gli chiederà di non dimettersi e restare in carica per il disbrigo degli affari correnti e anche dopo il voto, fino all’insediamento del nuovo esecutivo, se mai si riuscirà a formarne uno. Ipotesi che al momento appare complicata.
• C’è la possibilità di vedere anche per parecchi mesi Gentiloni a Palazzo Chigi?
Quello di Gentiloni era nato come un governo fragile e transitorio e invece è riuscito a portare a termine la legislatura, non senza scossoni. Con un basso profilo e la forza dei calmi, Gentiloni ha avuto parecchio da fare per gestire soprattutto le noie economiche e finanziarie, a partire dalla manovrina della scorsa primavera fino ai tre decreti salva banche. Spesso a colpi di fiducia, il suo governo ha portato a casa la legge sulla concorrenza, la riforma del processo penale, l’introduzione del reato di tortura e, da ultimo, la legge sul testamento biologico. Sul tema del lavoro è stato attaccato duramente dalla sinistra di Bersani e compagni, che anche per questo hanno abbandonato il Pd. E con la legge elettorale, il criticatissimo Rosatellum, ha toccato forse il punto più basso, imponendo la fiducia. Eppure in una fase di tempesta, con una maggioranza variabile, il premier non si è mai scomposto. Insomma, ha guidato un governo in vecchio stile democristiano. Decida lei a questo punto se è un complimento o una critica.
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