Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  dicembre 24 Domenica calendario

La vita in cella di Igor, Solo e guardato a vista, nel carcere dei jihadisti

È rinchiuso in un reparto di massima sicurezza, isolato dagli altri detenuti, che sono quasi tutti terroristi islamici. È questa la nuova vita di Norbert Ezechiele Feher, alias Igor il russo, tra le mura del super carcere di Zuera a Saragozza. L’amministrazione penitenziaria spagnola ha scelto di trasferirlo dalla prigione di Teruel, quando ha realmente capito che non si trattava di un detenuto qualunque, ma di un pericoloso criminale con cinque omicidi alle spalle e chissà quanti altri reati e delitti. Così il trasferimento è stato concordato nei minimi dettagli, e il 19 dicembre una scorta di cinque mezzi, da far invidia a El Chapo il boss del narcotraffico mondiale, ha portato a destinazione l’uomo che è riuscito a tenere sotto scacco le forze dell’ordine di mezza Europa.
Un bandito non comune, questo serbo di 36 anni che ruba pochi spiccioli, cibo e vestiti, ma uccide senza il minimo scrupolo. «Ha dormito in modo completamente normale», hanno dichiarato gli operatori del carcere che lo hanno avuto in consegna le prime notti dopo l’arresto. Eppure la detenzione deve pesargli parecchio, se a un complice del passato aveva confidato: «Se torno dietro le sbarre, mi uccido». Cosa stia pensando e come intenda comportarsi con la giustizia spagnola non è ancora chiaro. Davanti al giudice che lo ha interrogato, ha ammesso soltanto l’evidenza, poi la verità ha trovato nuovamente riparo dietro lo sguardo glaciale e inespressivo che lo caratterizza.NIENTE CONTATTI 
La sua vita nella struttura di Zuera sarà fatta di solitudine. È in isolamento, in una stanza nuova, che sembra pulita, con il bagno interno, le sbarre alle finestre e due porte. Nessun contatto con gli agenti penitenziari, perché troppo alto il rischio per gli operatori: i pasti verranno passati attraverso la grata. Ai due funzionari che si occupano della sua vigilanza nelle 24 ore, se ne aggiungeranno altrettranti quando uscirà nel cortile interno per le due ore di aria ammesse dal giudice. Il timore che possa tentare una fuga è alto, tanto che ogni comunicazione o vicinanza con altri detenuti gli viene vietata. E per permettere il suo trasferimento a Zuera, sei persone che occupavano la stessa ala del carcere, sono state trasferite. Fino al momento dell’arrivo a Saragozza, Feher aveva scelto di non uscire dalla cella, e di non vedere la televisione o di leggere libri. Ora, volendo, potrà farlo.
Anche la passeggiata nel cortile avrà le sue regole. Lo spazio è circondato da mura molto alte e da cancelli coperti con dei teli di stoffa che danno la sensazione di una rete. Una sorta di gabbia a cielo aperto che possa prevenire ogni possibile idea di fuga. Nel corso degli anni sono state diverse le aggressioni nei confronti degli agenti penitenziari, tanto che ora nella struttura i contatti con i detenuti vengono evitati il più possibile, e se per caso, Igor dovesse scegliere di andare dal cortile alla palestra, la via d’accesso avverrà attraverso una porta controllata che si aprirà al momento del passaggio. Non è ancora chiaro, comunque se Zuera sarà la destinazione finale per il killer serbo. Secondo il sito El confidencial non è escluso che venga scelta un’ulteriore destinazione, ancora più sicura, e che potrebbe essere Port 1, nel porto di Santa María.L’AUDIO
Nel frattempo le autorità locali stanno valutando il coinvolgimento di Feher in altri due omicidi avvenuti a Susqueda, in Catalogna, il 24 agosto scorso. Periodo, però, che non combacerebbe con quanto da lui dichiarato, ovvero di essere arrivato in Spagna a settembre. Il pubblico ministero bolognese, Marco Forte, ha inoltrato ai magistrati spagnoli la richiesta del file con la registrazione audio dell’udienza di convalida dell’arresto: la voce di Igor è uno degli elementi che manca agli inquirenti italiani per poter effettuare dei riscontri con le intercettazioni telefoniche. Anche se, dalle prime indagini, sembrerebbe che il serbo avesse trovato una sorta di sistema morse per comunicare con le persone della sua famiglia. Telefonate silenziose con la mamma e la sorella che dovevano durare solo alcuni secondi. Probabilmente il segnale per avviare un contatto telematico attraverso falsi profili sui social network.