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 2017  dicembre 24 Domenica calendario

Quel che non si dice sull’origine e i paradossi del Natale

Domani è Natale ma non tutti hanno la stessa visione della festa. C’è chi ama stare a casa con i familiari e scambiarsi doni, chi sostiene l’opportunità di ridurre al minimo o eliminare del tutto i riferimenti alle tradizioni religiose natalize per rispetto verso chi non ci crede. Altri, sia in ambito scolastico che altrove, chiedono invece che le tradizioni siano conservate integralmente come argine contro i musulmani. E c’è chi contesta il fatto che anno dopo anno questa festa ha assunto uno spirito sempre più commerciale e poco religioso. 
La polemica non dovrebbe sorprendere perché fin dal suo inizio, nel IV secolo, il Natale è stato oggetto di controversie. Per esempio, c’era il problema di stabilire il giorno in cui era nato Gesù. Dato che i Vangeli non specificano né il giorno né il mese in cui nacque Cristo, fu proposta un’ampia varietà di date. Nel III secolo un gruppo di teologi egiziani propendeva per il 20 maggio, mentre altri preferivano date come il 28 marzo, il 2 o 19 aprile. Come si arrivò dunque a scegliere infine il 25 dicembre? La risposta la diede solo tre giorni prima del Natale del 1993, papa Giovanni Paolo II che nel corso dell’Udienza Generale riconobbe che «la data del 25 dicembre, com’è noto, è convenzionale. Nell’antichità pagana si festeggiava in quel giorno la nascita del “Sole Invitto”, in coincidenza col solstizio d’inverno. Ai cristiani apparve logico e naturale sostituire quella festa con la celebrazione dell’unico e vero Sole, Gesù Cristo, sorto sulla terra per recare agli uomini la luce della Verità». 
La parola “solstizio” viene da due parole latine: sol (sole) e sistere (fermarsi). Il solstizio d’inverno è il tempo in cui il periodo di luce diurna smette di accorciarsi e comincia invece ad allungarsi. Secondo l’antico calendario giuliano, il giorno del solstizio d’inverno era il 25 dicembre. La festa più cara ai romani erano i Saturnali, che iniziavano il 17 dicembre e finivano col “natale del sole invitto” (Natalis solis invicti) il 25 dicembre. Chi si appella alla tradizione e combatte per mantenerla, rimarrà sorpreso nel constatare che uno dei grandi paradossi del Natale è quanto poco ci sia in esso di veramente riconducibile al cristianesimo primitivo. Non esistono prove storiche a conferma del fatto che i primi cristiani celebrassero la nascita del Cristo. È sicuro invece che ricordavano la sua morte. 
Perciò quando si sente dire: «Restituiamo al Natale il suo significato cristiano», rammentiamo che secondo i fatti storici in origine il Natale era una celebrazione pagana della natura di cui non c’è traccia alcuna nei racconti evangelici. Il paradosso è che se da un lato le celebrazioni natalizie diventano sempre più dispendiose, dall’altro la conoscenza e la fede in Gesù diminuiscono, tanto far riecheggiare le sue parole riportate nel Vangelo: «Ma quando il Figlio dell’uomo tornerà troverà ancora fede sulla terra?».