il Giornale, 24 dicembre 2017
L’ultima follia grillina a Roma: tappare le buche con la «naturopatia»
Naturopatia e lavori pubblici come ricetta contro le buche stradali a Roma. Se qualcuno avesse avuto dubbi a individuare nella stravaganza una delle cifre stilistiche dell’amministrazione grillina della Capitale, ecco spuntare sotto l’albero (ben visibile per la mancanza di fogliame di Spelacchio) l’intervista – apparsa sul Messaggero – all’assessore ai Lavori Pubblici della Raggi, Margherita Gatta. Salita a bordo della giunta lo scorso agosto, Gatta, ex impiegata Inarcassa, militante della prima ora del M5S e già candidata con scarso successo al V Municipio (73 voti), ha provveduto come primo atto a oscurare il suo profilo Facebook, dopo essere finita alla berlina per la condivisione di contenuti discutibili tra fake news, video antivax e pro Di Bella. Chiusa la pagina social, l’assessore ha aperto quella amministrativa. Annunciando, appena insediata, che si sarebbe occupata delle buche. Problema annoso a Roma, dunque comprensibile che fosse in cima alla lista delle priorità della responsabile dei Lavori pubblici della Città eterna. Che, però, in quest’ultimo scorcio di 2017 «vanta» ancora le sue strade a groviera.
Ovvio, in una manciata di mesi non si poteva tappare ogni falla. Il problema, semmai, è la ricetta proposta. La naturopatia. Che cosa c’entra una medicina alternativa, tra l’altro non basata sul metodo scientifico, con i problemi infrastrutturali di una metropoli come Roma? Si possono forse riempire le buche con i fiori di Bach? Lei, Gatta, la spiega così: «Le strade di Roma sono tutte da rifare, perché finora i lavori sono stati eseguiti male e solo in superficie. Il manto stradale invece è composto da tre strati e se non si interviene alla base, dopo poco si deteriora. Occorre guardare gli organismi nel loro insieme».
Dunque è un problema di approccio, par di capire, anche se i dubbi su che c’azzecchi – per dirla con Tonino Di Pietro, primo amore politico dell’assessore poi fulminata da Grillo – la naturopatia restano intatti. Il fatto che non basti colmare le buche e tocchi intervenire in profondità vuol dire lavorare bene, non scegliere di affidarsi alla medicina alternativa, e allora? È ancora lei, l’assessore, che insiste. «Bisogna cambiare metodo: serve la naturopatia, ovvero guardale le cose in maniera globale, come se fosse il corpo umano, solo così si guarirà Roma». L’Urbe come un paziente per terapie alternative. Roma però di malanni ne ha così tanti da non essere la cavia ideale per sperimentare una «terapia Di Bella» di tipo urbanistico. E al di là della fuffa, una buca stradale è una buca stradale. Si può rattoppare, si può rifare il manto, ma ci voleva molta fantasia per scegliere l’approccio naturopatico: evidentemente almeno quella è una qualità che non manca all’amministrazione a Cinque Stelle, che ha pure offerto i servigi dello psicologo tra i benefit dei dipendenti comunali. Chissà se il modello è Casapound, che piantò fiori nelle buche stradali a Lanciano. E chissà se i cinghiali tra i cassonetti sono un rimedio naturopatico per smaltire i rifiuti. Ma allora come mai proprio l’odiato inceneritore del rinnegato Pizzarotti, a Parma, salva la sindaca Raggi dall’affondare nella monnezza? Il governo grillino, tra pasticci e rimpasti, sembra la versione omeopatica della buona amministrazione in politica: superdiluita. Buona, chissà, per curare la disaffezione dei cittadini post Mafia Capitale. Quanto ai risultati, speriamo nell’effetto placebo.