la Repubblica, 24 dicembre 2017
Il guru della comunità del Forteto in cella. Sipario su decenni di orrori
È la caduta definitiva degli dei. Del mito della cooperativa agricola che accoglie i minori abbandonati. La sentenza della Cassazione conferma le violenze su minori e l’arresto del fondatore-profeta Rodolfo Fiesoli, 76 anni, mette fine ufficialmente ad un’illusione collettiva che, nella ex Toscana rossa aveva contagiato almeno un paio di generazioni di magistrati, politici, dirigenti coop e giornalisti.
La storia di un’illusione collettiva cominciata esattamente 40 anni fa, nell’Italia degli anni di piombo. Del Movimento del ‘ 77 che chiuse con rabbia il ciclo della politica possibile aperto con il ‘ 68. Fu allora, del resto, che sui monti del Mugello, a Vicchio, nella stessa terra della scuola di Barbiana di don Milani, il “profeta” Fiesoli fondò assieme a Luigi Goffredi la cooperativa agricola Il Forteto. Non un’iniziativa come le altre però. Perché di pari passo alla produzione di formaggi e marmellate cresceva anche la comunità grazie alle decine di ragazzine e ragazzini dati in affidamento a Vicchio dal tribunale dei minori di Firenze. Solo 40 anni dopo però la Cassazione ha accertato in via definitiva che quelle ragazzine e quei ragazzini sono cresciuti in mezzo alla violenza, agli abusi sessuali e ai maltrattamenti messi in atto dal fondatore Fiesoli.
Dichiarandosi ispirato dall’afflato educativo di don Milani, e da quel pensiero antiautoritario tipico degli anni Settanta che vedeva nella famiglia un istituto oppressivo, il profeta potè del resto avvolgere il Forteto nella nebbia di una nuova imprenditoria fondata su un modello innovativo di relazioni. Arrivando perfino a teorizzare una strana famiglia funzionale. Cioè la negazione della vita naturale di coppia, che nei fatti trasformava l’affidamento dei minori alle famiglie in un affidamento alla comunità. Perché le coppie non esistevano, al Forteto uomini e donne dormivano separatamente.
Oggi, a 40 anni di distanza, tutto appare chiaro. Senza nebbie. Più che da profeta, Fiesoli si comportava da padre- padrone. Solo che allora la sinistra ci vide un innovativo esperimento di comunismo affettivo e antiautoritario. Il mondo cattolico apprezzò la spinta caritatevole dell’accoglienza per i minori abbandonati. Mentre la magistratura vide nella coop una seconda possibilità per i minori senza più famiglia. E da quel momento il mito del Forteto crebbe fino a diventare granitico.I fondatori Fiesoli e Goffredi furono arrestati nel 1978 e condannati per abusi nel 1985. Ma il campanello non fu udito: sul Forteto e sulla sua esperienza educativa si divisero Dc e Pci, e anche la magistratura. Il tribunale dei minori continuò ad affidare bambini al Forteto. I magistrati si convinsero che Fiesoli e Goffredi fossero vittime di un errore giudiziario. Nel giro di trent’anni la coop, accreditata come rifugio sicuro ed eccellenza educativa, ha così accolto cinquanta minori. Ed è nel frattempo diventata, grazie anche ai sostegni pubblici, una forza economica.
Il conformismo ha avuto la meglio su ogni dubbio. Vicchio divenne mèta di pellegrinaggi di amministratori locali e dirigenti del movimento cooperativo. I vecchi ci portavano i giovani per mostrare loro un esempio da seguire. Il caso Forteto finiva nelle collane del Mulino, Fiesoli veniva invitato a Palazzo Vecchio, i candidati governatori chiudevano alla cooperativa agricola la loro campagna elettorale.
Tutto crolla nel 2011, quando Fiesoli viene nuovamente arrestato per violenza sessuale su minori e maltrattamenti. L’inchiesta parla di una «setta» governata da «regole maltrattanti, crudeli e incomprensibili». Nella comunità il dissenso non era ammesso. Le regole miravano «al controllo delle persone, alla possibilità di una loro manipolazione», rilevano i magistrati. E anche la politica si scuote.
In Regione Toscana si chiedono commissioni d’inchiesta. Ma solo a fatica si raccolgono le firme necessarie. E lo stesso Pd renziano sembra frenare. Le audizioni di chi al Forteto del padre- padrone Fiesoli ci aveva vissuto lacerano l’ultimo velo: «Quei racconti sono stati un pugno nello stomaco, più volte abbiamo pianto», raccontano i consiglieri che ne hanno fatto parte. La sentenza della Cassazione premia oggi i contro corrente. Ma interroga comunque quella cecità diffusa che ha dominato per 40 anni.