Corriere della Sera, 24 dicembre 2017
Statali, contratto in extremis. In busta paga 85 euro medi
ROMA Dopo otto anni di attesa e una sentenza della Corte costituzionale che aveva bocciato il blocco deciso nel 2010 dal governo Berlusconi, è stato firmato il nuovo contratto degli statali. Non riguarda tutti i dipendenti pubblici, che sono circa 3 milioni. Ma solo i 250 mila che fanno parte delle cosiddette funzioni centrali, come i ministeri. Gli altri devono aspettare ancora. Il vero nodo da sciogliere erano i soldi. L’aumento sullo stipendio base sarà compreso fra i 63 e 117 euro lordi al mese. Per una media di 85 euro, come da impegni presi dal governo Renzi con i sindacati, pochi giorni prima del referendum di un anno fa. Previsto un meccanismo per evitare che, proprio a causa degli aumenti in busta paga, qualcuno possa perdere il bonus da 80 euro, garantito solo al di sotto di una certa soglia di reddito.
Quando arriveranno i soldi? A febbraio gli arretrati, con l’una tantum da 545 euro. A marzo gli incrementi a regime. Saremo a ridosso del voto per le prossime elezioni politiche. Una coincidenza che spinge Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) a chiedersi se sia «normale che questo piccolo aumento arrivi casualmente in piena campagna elettorale». Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, parla di «impegno mantenuto». Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni dice che «l’Italia merita fiducia». Soddisfatte Cgil, Cisl e Uil, che definiscono la firma un «atto di responsabilità».
Nel merito ci sono alcune novità, anche se già annunciate nei mesi scorsi prima dalla riforma della pubblica amministrazione e poi dal testo unico sul pubblico impiego che hanno fatto da cornice al contratto. C’è un tetto alla precarietà: il contratto a termine non potrà superare i tre anni, prorogabili per un altro ma solo in via eccezionale. Sarà possibile spacchettare in ore, e non per forza in giorni, i permessi. Sarà possibile cedere le ferie a un altro collega che ne ha bisogno. Anche nel settore pubblico arriva il welfare aziendale, con la possibilità che il datore di lavoro paghi in servizi parte della retribuzione. Il congedo matrimoniale sarà dato anche alle coppie omosessuali, sulle sanzioni si potrà patteggiare, scatterà l’espulsione in caso di molestie sessuali ripetute. Niente cambia, invece, per la pausa pranzo. Resterà di almeno 30 minuti, come adesso. E non scenderà ad almeno 10 minuti, ipotesi che pure era stata presa in considerazione al tavolo della trattativa.
Ammorbidita la linea su un’altra misura che aveva fatto discutere negli ultimi giorni, e cioè la possibilità di far ricadere su tutto l’ufficio le colpe di un dipendente assenteista. Il principio resta ma solo in teoria. Le valutazioni in materia saranno affidate a una commissione paritetica, che mette cioè allo stesso tavolo sindacati e amministrazione. Palla in tribuna, di fatto. E non è un caso che riguarda soltanto il tema dell’assenteismo. Su molte materie le decisioni saranno concordate con i rappresentanti dei lavoratori. Dopo gli anni di Brunetta ministro e quelli di Renzi premier, il sindacato riguadagna buona parte del terreno perduto.