Libero, 24 dicembre 2017
«La Moldavia finirà come l’Ucraina». Intervista al Presidente della Repubblica Igor Dodon
«Mi sto muovendo sul filo del rasoio. Contro di me c’è un conglomerato di interessi internazionali che vorrebbero portare la Moldavia nella sfera esclusiva di Unione europea e Nato. Io invece credo che la Moldavia debba guardare alla Russia e all’unione economica eurasiatica, senza rinunciare comunque ai buoni rapporti con l’Ue. Per questo mi trovo ad essere un Presidente della Repubblica osteggiato dalla parte di governo moldavo liberista e filo-globalista».
Ci sono rischi di rivedere un’operazione tipo quella fatta in Ucraina nel 2014, creando una rivolta di piazza?
«Mi auguro di no, ma qualcuno potrebbe avere interesse a farlo». Igor Dodon osserva dalla finestra la prima neve caduta a Chisinau, capitale di una Moldavia al centro di un braccio di ferro istituzionale tra lui e il governo, dopo che Dodon si era rifiutato in ottobre di nominare Ministro della Difesa Eugen Sturza, favorevole ad aprire le porte del Paese alla Nato. La Corte costituzionale ha accolto il ricorso presentato dal premier Pavel Filip, anch’egli filo-occidentale, e giudicato inammissibile il veto di Dodon. Così, ad un anno esatto dal suo insediamento, il 23 dicembre 2016, Igor Dodon è asserragliato nel palazzo presidenziale. «Ma dalla mia parte aggiunge sorridendo ho la maggioranza del popolo, e questo per me è quello che conta».
Presidente Dodon, la Moldavia ha firmato due anni fa un accordo di partenariato con l’Ue e il governo ha deciso di avere un ufficio di collegamento con la Nato nella capitale. Perchè lei si oppone?
«La Moldavia deve rimanere un Paese neutrale, siamo situati in un’area di massima sensibilità geopolitica o, come si potrebbe dire, su una linea di tensione tra Est e Ovest. In questo spirito, io e i numerosissimi cittadini che mi hanno votato, vogliamo che il nostro stato diventi un fattore di equilibrio geopolitico, di convergenza, di confluenza tra le due parti del nostro continente. La Moldavia può e deve affermare pienamente la sua vocazione di ponte tra Occidente e Oriente. La nostra gente ha un’identità collettiva bivalente: orientale e occidentale. Dal punto di vista dell’affiliazione religiosa, siamo ortodossi quindi orientali, mentre dal punto di vista dell’identità linguistica e culturale, siamo latini, quindi occidentali. E ogni tentativo di rimodellarci artificialmente, di eliminare una delle due componenti della nostra essenza collettiva e imporre modelli stranieri è controproducente, persino dannoso».
Lei però sembra orientato a un’alleanza con la Russia.
«Io dico che la Moldavia non può permettersi di allearsi con la Russia contro l’Europa o con l’Europa contro la Russia. Al contrario, la Moldavia può e deve contribuire al riavvicinamento tra la Russia e l’Europa. In altre parole, la Moldavia deve assumere la sua missione storica di fattore attivo e positivo nella realizzazione del grande progetto di unità continentale definito da Charles de Gaulle come Asse Parigi-Berlino-Mosca».
Lei ha partecipato nei giorni scorsi ad un Forum geopolitico organizzato dall’ex vice-premier Iurie Rosca in cui si criticava la globalizzazione. Per questo guarda con sospetto all’abbraccio occidentale?
«La globalizzazione ha permesso una concentrazione di capitale senza precedenti nella storia, producendo squilibri economici catastrofici tra Paesi e regioni, ma anche tra gli strati sociali del “prospero Occidente”. Uno degli effetti più gravi di questo modello di globalizzazione è la massiccia migrazione di milioni di persone sradicate a diventare lavoratori non qualificati nei mercati del lavoro stranieri. A questo proposito, la Moldavia è uno dei Paesi più colpiti del continente; circa un milione di moldavi quasi un terzo della popolazione sono costretti a guadagnarsi da vivere all’estero. Si tratta di un sistema, quello globalista, che evidentemente non funziona».
Nei suoi interventi presidenziali lei parla spesso di “patriottismo economico” quale ricetta salvifica per la Moldavia. Che significa?
«Significa che senza alcuni elementi di protezionismo economico o “patriottismo economico”, la Moldavia non ha alcuna possibilità di superare il suo attuale stato di sottosviluppo. Il fatto che la società moldava sia divisa in base a criteri geopolitici, storici ed etnolinguistici è ben noto. Tuttavia, se le nostre preferenze ideologiche o culturali ci dividono, allora il nazionalismo economico è il fattore fondamentale dell’unità nazionale, una piattaforma ampia e comune con cui tutti i patrioti del nostro Paese dovrebbero identificarsi».
Che cosa l’accomuna a Putin?
«Putin è uno statista che, dialogando con il resto del mondo, privilegia sempre gli interessi del suo Paese. Anche io la penso come lui. I problemi che una superpotenza mondiale come la Russia incontra nel suo difficile dialogo con l’Occidente sono causati in larga misura dal fatto che questo Paese non vuole rinunciare alla sua sovranità economica a favore della visione del mondo globalista. Credo che lo stesso discorso possa valere anche per Donald Trump».
Trump come Putin, secondo lei?
«È evidente che si tratta di due uomini e di due nazioni molto diversi. Ma le ultime presidenziali negli Stati Uniti hanno posto alla testa di questo iper potere globale un rappresentante della corrente “sovranista”, Donald Trump, che ha reso il principio “America First” un elemento chiave del suo programma.
Anche io sono un adepto degli attuali movimenti sovranisti».
E per confermare questo recupero di sovranità nazionale, lei crede che si debba guardare ad est e non tanto a ovest?
«La costruzione di una nuova architettura globale, in cui ogni Paese può affermarsi pienamente, presuppone lo sviluppo di processi di integrazione che coinvolgono un numero sufficiente di Stati per consentire loro di avere abbastanza peso strategico, geopolitico ed economico per far fronte alla feroce competizione globale. E nel contesto dell’emergere di diversi poli strategici, la Moldavia non può evitare di associarsi con uno dei gruppi di Paesi ai quali è vincolata da una moltitudine di fattori. L’unica opzione realistica per la Moldavia, condizionata dalla sua intera storia, è quindi eurasiatica. Perché, tra Lisbona e Vladivostok, il percorso dell’unità continentale passa attraverso la Moldavia».