Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
«Dopo l’asta Bot di martedì, per la quale non era stata completamente coperta l’offerta, il mercato attendeva l’esito di quest’asta per Btp quinquennali per verificare se si fosse trattato in quel caso di un incidente di percorso. All’asta di oggi si è registrato il tutto esaurito: rispetto all’offerta di 3 miliardi di euro le richieste sono state infatti pari a 6.756.993.000 [...] Il maggiore interesse nei confronti dei Btp rispetto ai Bot - spiegano operatori di mercato - è legato al fatto che è atteso per la seconda parte dell’anno un calo dei rendimenti e quindi la scelta strategica degli investitori istituzionali è quella di acquistare ora considerato che si tratta di titoli a lunga scadenza. Altre fonti, sempre dalle sale operative, non escludono comunque che, all’indomani del mancato “tutto esaurito”, possa esserci stata anche una sorta di “moral suasion”» (ANSA, dispaccio di ieri, ore 11.19).
• Non ho capito niente.
Bot? Btp? Dicono qualcosa?
• Mamma, quando aveva qualche soldo, comprava i Bot. Io, se ne parlava, facevo finta di non sentire.
Bot, sigla per «Buoni ordinari del Tesoro». Il Tesoro è il ministero del Tesoro. Il “buono” è come il buono acquisto. Si va al bar col “buono-pasto” e si mangia. Si va in banca con il “buono del Tesoro” e si pigliano dei soldi. Il “buono del Tesoro” bisogna comprarlo. Compro un BoT a 98 euro e tra un anno il Ministero del Tesoro me lo ricompra a 100. come se io gli avessi prestato dei soldi e lui mi avesse pagato l’interesse di due euro. effettivamente così: il Ministero del Tesoro, cioè lo Stato, si fa prestare i soldi dai cittadini col sistema dei Bot.
• E come mai lo Stato ha bisogno di questi soldi? Non gli basta tutto quello che prende con le tasse?
Tra un anno, quando lo Stato dovrà restituirle i 100 euro che lei gli ha dato in prestito, emetterà altri Bot. Dove trovare altrimenti i denari per pagarla? Le aziende fanno lo stesso con i “bond”, che sono in definitiva dei “bot” privati. Oggi comincia il processo per il crac Parmalat, cioè l’imprenditore Tanzi che non ha restituito i soldi avuti dai cittadini in cambio di bond. Lo Stato però non può non restituire, perché questo aprirebbe la strada allo sfacelo e dai nostri negozi sparirebbe in poco tempo tutta la merce («gli italiani non hanno i soldi per pagare!»). Perciò, alla scadenza, emette nuovi Bot per rimborsare quelli precedenti. Giro infinito, che alimenta, come è evidente, il nostro immane debito pubblico.
• E che succede se a un certo punto la gente smette di comprare questi Bot?
Infatti, quello è un pericolo gravissimo. Perché l’acquisto dei Bot è volontario, dunque è teoricamente possibile che lo Stato li offra e il pubblico li rifiuti. Martedì scorso il Tesoro ha offerto sette miliardi e mezzo di Bot a un anno e il pubblico ne ha lasciati sul tavolo per duecento milioni. Poca cosa, se si vuole, però non succedeva dall’ottobre 1999 che un’offerta non venisse coperta integralmente. I giornali hanno subito cominciato a strologare sul significato di questa improvvisa freddezza ed è venuto fuori che all’origine di tutto, attraverso un giro che sarebbe arduo spiegarle nelle cinque domande e cinque risposte (metterò però qualcosa sul blog), c’è la solita crisi delle banche, che sono i principali acquirenti di questa carta. Le banche adesso sono in crisi e quindi poco inclini a comprare. Preferiscono vendere. Un certo allarme, così, si è diffuso, anche se tutti gli esperti hanno rilasciato – come accade sempre in questi casi – dichiarazioni rassicuranti.
• Beh, se ieri tutti hanno comprato avevano ragione di essere rassicuranti.
Certo. C’è comunque una bella differenza tra i titoli offerti martedì e quelli di ieri. Quelli di martedì scadevano dopo un anno. Acquistandoli, bisognava fare una piccola scommessa sull’andamento del mercato “a breve”, cioè per un periodo di tempo breve. E a breve la situazione è piuttosto preoccupante. Ieri sono stati offerti Btp (“Buoni del Tesoro Poliennali”, cioè “per molti anni”) quinquennali. Si compra adesso, si prendono periodicamente gli interessi fino al 2013 e quell’anno dell’investimento. C’è più fiducia sul medio termine che sul breve. L’idea dominante è questa: «Okay, ora c’è questa storia dei mutui. Però tra cinque anni sarà risolta!». L’Ansa suggerisce che ci sia stata anche la “moral suasion”, o “persuasione morale”. Telefonate tra i funzionari del Tesoro e le banche. Mi sembra di sentirli, i rappresentanti del Tesor «Ragazzi, mi raccomando, non facciamo scherzi. C’è anche un problema di messaggio». E infatti: si offrivano Btp per 3 miliardi e ne sono stati richiesti per più del doppio. Tutto è bene quel che finisce bene. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 14/3/2008]
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