Erika Della Casa, Corriere della Sera 14/3/2008, 14 marzo 2008
GENOVA
«Sono terrorizzate », così dice l’avvocato Silvio Romanelli che insieme al figlio Rinaldo difende una delle donne indagate dalla Procura di Genova per violazione della legge 194, ovvero per aborto clandestino. Gli avvocati, ieri mattina, hanno concordato con il sostituto procuratore Sabrina Monteverde il calendario degli interrogatori delle donne, per ora una decina, già iniziati in luogo riservato.
«Avvocato, se il mio nome viene fuori, se la mia famiglia lo sa, anch’io mi butto dalla finestra » ha detto in un momento di sconforto una delle donne al suo legale. Che ora lo ripete nei corridoi di Palazzo di giustizia. E sono parole che fanno paura perché appena ieri mattina, nella parrocchia di San Martino a Zoagli, si sono celebrati con un piccolissimo gruppo di familiari, i funerali del ginecologo Ermanno Rossi che si è ucciso gettandosi dalla finestra del suo studio, all’undicesimo piano del grattacielo di Rapallo. Rossi eseguiva, secondo l’indagine che sta scuotendo Genova e la Riviera di Rapallo, le interruzioni di gravidanza nel suo studio violando le regole previste dalla legge 194.
Adesso le donne che hanno salito quegli undici piani per cercare l’estrema riservatezza si trovano a dover rispondere di un reato che può avere, come pena massima, una sanzione di 51 euro e come «effetto collaterale» una vita di coppia che va in pezzi. «I carabinieri mi hanno cercato sul posto di lavoro e mi hanno detto di presentarmi urgentemente in caserma » ha raccontato una donna al suo legale, un’altra ha ricevuto la disposizione di «farsi trovare in casa».
Le reazioni sono diverse. «In realtà – dice Paolo Bonanni, un altro legale – certe procedure per la notifica sono state utili per raggiungere le donne direttamente, senza che i familiari fossero allarmati». Ma è andata così? Fra le donne indagate una è già stata prosciolta: aveva abortito sì, con l’assistenza di Ermanno Rossi, ma in una clinica privata, Villa Serena, e del tutto regolarmente perché il suo era stato un aborto spontaneo che aveva richiesto un successivo ricovero. Al trauma di un bambino perduto è seguito quello di un’accusa penale.
Così fra le storie delle donne che sono incappate nelle maglie di questa inchiesta c’è quella dell’imprenditrice troppo presa dal lavoro che voleva «solo fare presto», e quella della ex star televisiva che si dichiara «delusa dal mondo dello spettacolo e anche dall’amore ». E c’è la trentenne di buona famiglia di Rapallo che giura al suo avvocato: «Non credevo di violare la legge, ero molto al di sotto dei tre mesi di gravidanza, neanche all’ottava settimana. Pensavo di potermi rivolgere al mio medico di fiducia. Lui mi ha detto che potevo farlo in studio e io mi sentivo più protetta, rassicurata ». Difficile doverlo spiegare adesso al magistrato ma ben peggiore è la situazione di chi ha il terrore che venga scoperta una relazione extraconiugale «e vive questi giorni – dice uno dei legali – nella paura di veder distrutta la sua famiglia ».
Si dice, a Chiavari, che questo è già successo: che una delle giovani donne coinvolte ha raccontato quanto le era accaduto e la rottura con il compagno è stata immediata. Chiavari è una città piccola, così come Rapallo, tutti si conoscono e tutti vedevano le pazienti del dottor Rossi entrare in quel grattacielo. E’ terribile questa cappa che grava adesso sulle donne: sarà lei quella che invece di una normale visita andava a «liberarsi» di una gravidanza indesiderata, o sarà piuttosto quell’altra giovane signora? «Basta vi prego con questa caccia alle streghe, lasciate in pace la mia famiglia, la memoria di mio marito e quelle donne» dice, attraverso il cognato Pietro Tuo, la moglie di Ermanno Rossi, Maria Paola.
Rapallo Il palazzo che ospitava lo studio di Ermanno Rossi Genova L’ospedale Gaslini dove il ginecologo suicida lavorava
Erika Dellacasa