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 2012  giugno 23 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Mario Monti
Il Ministro degli Interni è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro degli Esteri è Giulio Terzi di Sant’Agata
Il Ministro della Giustizia è Paola Severino
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Vittorio Grilli
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Francesco Profumo
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Elsa Fornero
Il Ministro della Difesa è Giampaolo Di Paola
Il Ministro dello Sviluppo economico è Corrado Passera
Il Ministro delle Politiche agricole è Mario Catania
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Corrado Passera
Il Ministro della Salute è Renato Balduzzi
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Lorenzo Ornaghi
Il Ministro dell’ Ambiente è Corrado Clini
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali, turismo e sport è Piero Gnudi (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Fabrizio Barca (senza portafoglio)
Il Ministro della Cooperazione internazionale e integrazione è Andrea Riccardi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Filippo Patroni Griffi (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Dino Piero Giarda (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Comandante Supremo delle Forze Armate dell’ Egitto è Mohammed Hoseyn Tantawi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Il quartetto in programma ieri a Roma – Hollande, Merkel, Monti, Rajoy – è finito in tempo per la partita: la Merkel voleva andare a Danzica a vedere il match con la Grecia e i quattro si sono sbrigati. Alla fine Rajoy ha detto che Roma è una delle città più belle del mondo e a Hollande la cosa è piaciuta poco: «Questo è discutibile».

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Questi dettagli di colore significano che il vertice ha concluso poco o niente. A proposito, chi è Rajoy?

Il premier spagnolo. Beh, il vertice non poteva «concludere», per usare la sua espressione. I quattro si sono scambiati dei punti di vista, forse per guadagnare tempo in vista del Consiglio europeo del 28-29 giugno, quello dove, effettivamente, si dovrebbe «concludere» qualcosa.

E su quali cose sarebbero d’accordo i quattro amici?

Stiamo alle dichiarazioni della conferenza stampa di chiusura. Monti: «Il progetto relativo all’euro è irreversibile. Il primo obiettivo su cui concordiamo adesso è il rilancio della crescita e degli investimenti e per la creazione di più posti di lavoro in Europa. La crescita non può avere una base di solidità se non nella disciplina di bilancio e la disciplina di bilancio non è sostenibile nel lungo periodo se non ci sono condizioni sufficienti di crescita e di sviluppo dell’occupazione. Nel prossimo summit lavoreremo ancora per la creazione completa di un mercato unico europeo. Desideriamo inoltre che si mobiliti un pacchetto di misure da 130 miliardi». Hollande: «Sono d’accordo. Si tratta dell’1% del Pil europeo, ritengo che sia un buon obiettivo». Merkel: «Faremo un passo avanti sulle politiche per la crescita, ma non si deve dimenticare come crescita e finanze solide sono i due lati della stessa medaglia». Hollande (replica arrivata quando la conferenza stampa era già finita): «Volere la crescita significa che la serietà di bilancio non deve coincidere con l’austerità, perché sono contrario all’austerità». Merkel: «Noi quattro appoggiamo l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie». Hollande: «La Tobin Tax va introdotta il prima possibile». Merkel: «Facciamo il possibile per mantenere l’euro come la nostra valuta: per questo euro vogliamo lottare. A livello politico dobbiamo avvicinarci nell’area euro: chi ha una valuta comune deve avere una politica coerente. Io parlo di un’unione politica che deve essere più forte». Rajoy: «Vogliamo un’unione politica, economica, bancaria e fiscale».

Quindi?

Quindi, niente. Una cosa è quello che i politici sostengono in pubblico. Tutt’altro discorso è quello che si dicono in privato.

E che cosa si sono detti in privato?

È persino possibile che in privato abbiano chiacchierato del più e del meno. Nelle cose dette ufficialmente ieri a Roma non c’è in definitva niente di nuovo, ma le varie prese di posizione vanno lette casomai alla luce della polemica politica tra i vari soggetti oppure in funzione elettoralistica. Per esempio, l’affermazione di Monti che l’euro è un processo irreversibile: è evidentemente una risposta a Grillo, che grida perché l’Italia molli la moneta unica, e soprattutto a Berlusconi, che ancora ieri ha sostenuto la necessità che la Germania se ne vada per i fatti suoi, in modo che gli altri possano ricorrere nuovamente alle svalutazioni competitive in concorrenza col rinato marco. Ma sono tutte chiacchiere che hanno uno obiettivo esclusivamente mediatico.

E la Tobin tax?

Cioè l’1 per mille su ogni transazione finanziaria di qualunque tipo. Nella mente di James Tobin questi soldi avrebbero dovuto aiutare il Terzo Mondo. Era il 1972. La Svezia provò ad applicarla nel 1984 e il numero delle transazioni precipitò del 75%. Nel ’92 gli svedesi la abrogarono. In Borsa si guadagna moltissimo sulle microvariazioni, e uno 0,1 per cento da versare a un fisco mondiale renderebbe inutile questi movimenti. Nel nostro caso, gli inglesi hanno già fatto sapere che non aderirebbero mai. Ieri Hollande ha insistito che la cosa va fatta anche se Londra non è d’accordo. Ma la finanza e la cosiddetta speculazione resterebbero vive anche dopo il varo di questa tassa: solo si sposterebbero su Londra, Wal Street o sulle borse orientali. Ha presente Tafazzi che si dava le martellate sui cosiddetti? Gli europei, adottando una misura come questa, farebbero più o meno lo stesso. Non credo che la vedremo mai in vigore. Ma ai politici serve per mostrare che sono buoni e stanno dalla parte dei poveri. Hollande ieri ha anche pronunciato la celebre frase: «Bisogna lottare contro la speculazione». Manca solo «a ciascuno secondo i suoi bisogni» e ci ritroviamo in pieno Quarantotto ottocentesco.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 23 giugno 2012]

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