Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il quartetto in programma ieri a Roma – Hollande, Merkel, Monti, Rajoy – è finito in tempo per la partita: la Merkel voleva andare a Danzica a vedere il match con la Grecia e i quattro si sono sbrigati. Alla fine Rajoy ha detto che Roma è una delle città più belle del mondo e a Hollande la cosa è piaciuta poco: «Questo è discutibile».
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• Questi dettagli di colore significano che il vertice ha concluso poco o niente. A proposito, chi è Rajoy?
Il premier spagnolo. Beh, il vertice non poteva «concludere», per usare la sua espressione. I quattro si sono scambiati dei punti di vista, forse per guadagnare tempo in vista del Consiglio europeo del 28-29 giugno, quello dove, effettivamente, si dovrebbe «concludere» qualcosa.
• E su quali cose sarebbero d’accordo i quattro amici?
Stiamo alle dichiarazioni della conferenza stampa di chiusura. Monti: «Il progetto relativo all’euro è irreversibile. Il primo obiettivo su cui concordiamo adesso è il rilancio della crescita e degli investimenti e per la creazione di più posti di lavoro in Europa. La crescita non può avere una base di solidità se non nella disciplina di bilancio e la disciplina di bilancio non è sostenibile nel lungo periodo se non ci sono condizioni sufficienti di crescita e di sviluppo dell’occupazione. Nel prossimo summit lavoreremo ancora per la creazione completa di un mercato unico europeo. Desideriamo inoltre che si mobiliti un pacchetto di misure da 130 miliardi». Hollande: «Sono d’accordo. Si tratta dell’1% del Pil europeo, ritengo che sia un buon obiettivo». Merkel: «Faremo un passo avanti sulle politiche per la crescita, ma non si deve dimenticare come crescita e finanze solide sono i due lati della stessa medaglia». Hollande (replica arrivata quando la conferenza stampa era già finita): «Volere la crescita significa che la serietà di bilancio non deve coincidere con l’austerità, perché sono contrario all’austerità». Merkel: «Noi quattro appoggiamo l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie». Hollande: «La Tobin Tax va introdotta il prima possibile». Merkel: «Facciamo il possibile per mantenere l’euro come la nostra valuta: per questo euro vogliamo lottare. A livello politico dobbiamo avvicinarci nell’area euro: chi ha una valuta comune deve avere una politica coerente. Io parlo di un’unione politica che deve essere più forte». Rajoy: «Vogliamo un’unione politica, economica, bancaria e fiscale».
• Quindi?
Quindi, niente. Una cosa è quello che i politici sostengono in pubblico. Tutt’altro discorso è quello che si dicono in privato.
• E che cosa si sono detti in privato?
È persino possibile che in privato abbiano chiacchierato del più e del meno. Nelle cose dette ufficialmente ieri a Roma non c’è in definitva niente di nuovo, ma le varie prese di posizione vanno lette casomai alla luce della polemica politica tra i vari soggetti oppure in funzione elettoralistica. Per esempio, l’affermazione di Monti che l’euro è un processo irreversibile: è evidentemente una risposta a Grillo, che grida perché l’Italia molli la moneta unica, e soprattutto a Berlusconi, che ancora ieri ha sostenuto la necessità che la Germania se ne vada per i fatti suoi, in modo che gli altri possano ricorrere nuovamente alle svalutazioni competitive in concorrenza col rinato marco. Ma sono tutte chiacchiere che hanno uno obiettivo esclusivamente mediatico.
• E la Tobin tax?
Cioè l’1 per mille su ogni transazione finanziaria di qualunque tipo. Nella mente di James Tobin questi soldi avrebbero dovuto aiutare il Terzo Mondo. Era il 1972. La Svezia provò ad applicarla nel 1984 e il numero delle transazioni precipitò del 75%. Nel ’92 gli svedesi la abrogarono. In Borsa si guadagna moltissimo sulle microvariazioni, e uno 0,1 per cento da versare a un fisco mondiale renderebbe inutile questi movimenti. Nel nostro caso, gli inglesi hanno già fatto sapere che non aderirebbero mai. Ieri Hollande ha insistito che la cosa va fatta anche se Londra non è d’accordo. Ma la finanza e la cosiddetta speculazione resterebbero vive anche dopo il varo di questa tassa: solo si sposterebbero su Londra, Wal Street o sulle borse orientali. Ha presente Tafazzi che si dava le martellate sui cosiddetti? Gli europei, adottando una misura come questa, farebbero più o meno lo stesso. Non credo che la vedremo mai in vigore. Ma ai politici serve per mostrare che sono buoni e stanno dalla parte dei poveri. Hollande ieri ha anche pronunciato la celebre frase: «Bisogna lottare contro la speculazione». Manca solo «a ciascuno secondo i suoi bisogni» e ci ritroviamo in pieno Quarantotto ottocentesco.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 23 giugno 2012]