Guido Andruetto, la Repubblica 23/6/2012, 23 giugno 2012
GORDON RAMSAY “LA MORALE DELLA TAVOLA”
Benvenutinel club del sano appetito, il circolo dei buongustai del nostro tempo. Ad aprirci le porte è Gordon Ramsay, il più famoso chef britannico nel mondo, ex calciatore con il pallino dell’alimentazione sana che, dalla metà degli anni 90 ad oggi, ha costruito un impero globale dell’alta cucina grazie al suo talento di cuoco e imprenditore della ristorazione. «Noi siamo quello che mangiamo – spiega il conduttore di celebri programmi tv e reality show culinari, come The F Word, MasterChef, Kitchen Nightmares, Hell’s Kitchen, tutti trasmessi in centinaia di nazioni – per questo sono convinto che per diventare persone migliori, sia anche necessario imparare a mangiare meglio, ricercando il perfetto equilibrio a tavola, ogni giorno. Mangiare sano significa per me saper trovare nella dieta quotidiana un bilanciamento tra i vari tipi di alimenti, e anche scegliere gli ingredienti giusti con cui realizzare i nostri piatti».
E prosegue: «È una questione mentale, di attitudine, perché con un po’ di consapevolezza in più chiunque può riuscire a fare dei piccoli aggiustamenti per migliorare il proprio stile di vita, non solo alimentare». Il superdivo televisivo della cucina “satellitare”, nonché chef pluripremiato con tredici stelle Michelin (e quasi un milione di followers su Twitter), racconta la sua personale visione dell’universo gastronomico, sorseggiando un caffè doppio con latte scremato, comodamente seduto su un divanetto affacciato sul mare della Sardegna più bella e selvaggia, a Santa Margherita di Pula. È arrivato da Londra nel paradisiaco resort Forte Village, che ospita uno dei suoi due ristoranti gourmet in Italia (l’altro è a Castelnuovo Berardenga, in Toscana, presso Castel Monastero, dove Ramsay sarà nuovamente di passaggio il prossimo 5 luglio), per tenere una delle sue seguitissime cooking lesson, in cui il pubblico assiste alla preparazione dal vivo di alcuni tra i suoi piatti più famosi, nella speranza di carpire i segreti e i metodi di una cucina di altissimo livello.
«Quello che metto in pratica quotidianamente, e che da sempre cerco di insegnare agli altri – aggiunge Ramsay, 46 anni, padre di quattro figli, una carriera alle spalle da calciatore nei Rangers di Glasgow, che si è però interrotta presto per colpa di un infortunio – è il principio per cui si può preparare e servire cibo sano e nutriente, senza dovere rinunciare in alcun modo al gusto, al sapore e al piacere. Anche in una cena a casa, in famiglia, si possono trovare degli accorgimenti per rendere più equilibrati i nostri pasti preferiti, ma dobbiamo sapere che la moderazione e l’equilibrio sono fondamentali in cucina, e questo vale per la cottura, il condimento e per l’elaborazione del menu». Esagerati sono invece i suoi giudizi sui vegetariani, di cui Rasmay non condivide la scelta alimentare estrema: cocciuto paladino della carne, della quale apprezza e difende i sapori e le proprietà nutrizionali, il cuoco di origine scozzese coglie subito l’occasione per ribadire il suo pensiero in materia. Lo fa preparando sotto i nostri occhi un piatto a lui molto caro: «Un buon scamone di vitello arrosto, che accompagno a una caponata di melanzane con limone, capperi e carciofi beurre noisette – dice con tono di voce spumeggiante, versando dell’olio d’oliva in padella – è una bella scelta, è un taglio di carne non costoso, economico, e va soltanto insaporito un po’, con rosmarino, timo fresco, aglio. Non potrei mai escludere dei piatti di questo tipo dalla mia dieta, vorrebbe dire perdere non solo le delizie di un’esperienza gastronomica unica, ma anche, dal punto di vista nutrizionale, quell’apporto di proteine e vitamine che può dare la carne per esempio di manzo, pollo o maiale. Detto ciò, anche la frutta e la verdura sono insostituibili e preziose, e io ne consumo molta per ricavarne vitamine, minerali, antiossidanti e fibra. L’unica cosa che veramente detesto, invece, è il barbecue. In Inghilterra non siamo capaci a farlo, bruciamo tutto e alla fine non si distingue più la carne dalla carbonella. Gli americani invece sono abilissimi».
Giusto qualche settimana fa, Ramsay si trovava a Las Vegas per l’apertura di una sua nuova steack house: «La mia attività è in pieno fermento – confessa lo chef – continuo a inaugurare nuovi locali, ma resto attaccato al mio primo ristorante, il Gordon Ramsay a Chelsea, che ha tre stelle Michelin. Tutti adesso mi associano alla fama, alla televisione, a un’immagine globale, ma in realtà non mi sono mai mosso da questo locale perché tutto è iniziato lì, nel ‘98, prima della celebrità, dei libri, delle trasmissioni». La popolarità ottenuta con la tv, in ogni caso, è destinata a crescere, e proprio martedì prossimo debutta sulla rete inglese Channel 4, un nuovo reality intitolato Gordon Ramsay Behind Bars, in cui il “bad boy” dell’alta cucina cerca di trasmettere le sue teorie e tecniche culinarie a dodici detenuti del carcere di Brixton, con l’obiettivo di aiutarli a reinserirsi nella società. «Sono uno preparato ad affrontare di petto le situazioni – racconta Ramsay – ma all’inizio ho trovato parecchia ostilità in questi ragazzi. Mi sono sentito molto vulnerabile, pur avendo preso qualche lezione di difesa personale prima di iniziare il lavoro nella prigione». La buona cucina può renderci davvero migliori? «Certo, gran parte del vivere bene sta proprio nel mangiare e cucinare bene e con equilibrio».
Guido Andruetto