Nicola Porro , il Giornale 23/6/2012, 23 giugno 2012
Non tutti i banchieri si tagliano lo stipendio - Itagli di stipendi sono all’ordine del giorno per le banche
Non tutti i banchieri si tagliano lo stipendio - Itagli di stipendi sono all’ordine del giorno per le banche. Praticamente scomparsi i bonus. E anche gli uffici dei top banker sono sotto taglio. In un’importante banca milanese è arrivata una comunicazione ai vertici: «Dovete scegliere se avere la piattaforma Bloomberg o quella Reuters ». Insomma, le licenze costano e anche su quello non si scherza. Il consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo su impulso della Compagnia San Paolo e del presidente Giovanni Bazoli si è ridotto l’emolumento di un terzo. Il gettone di presenza resta a quota duemila euro per riunione. Su base annua il taglio genera un risparmio di 1,8 milioni di euro. Anche il presidente del consiglio di gestione, Andrea Beltratti, si è detto disponibile al taglio di un terzo. La new entry , il consigliere delegato Cucchiani, ha invece fatto sapere di non essere della partita. D’altronde il suo stipendio netto in Intesa sarebbe inferiore a quello che precedentemente prendeva in Allianz. Siccome sono i singoli consiglieri di gestione che devono autoridursi lo stipendio, è difficile credere che gli operativi di Intesa facciano come i loro cuginetti della sorveglianza. **** Non poteva andare meglio la settimana per Alberto Nagel, numero uno di Mediobanca. Le disposizioni previste dall’Antitrust per l’eventuale fusione tra Unipol e Fonsai accontentano la banca di piazzetta Cuccia in più punti. Soprattutto su una questione squisitamente tecnica: e cioè il valore da attribuire ai prestiti subordinati che l’Istituto dal 2002 al 2008 ha erogato a Fonsai. Il rischio che faceva tremare Mediobanca era la conversione in azioni, a prezzi bassissimi. Oggi quei titoli rendono circa il 2,5% : troppo poco per il rischio che incorporano. Tra i vari«rimedi»previsti dall’Antitrust c’è quello di considerare il valore di quelle obbligazioni al loro importo nominale (più di 1,1 miliardi) e non a quello del mercato di oggi, presumibilmente molto più basso. Questa previsione, puramente regolatoria, ha degli effetti contabili per la banca di Nagel molto positivi. Non sono costretti a svalutare ( come buon senso avrebbe imposto), non lo convertono in azioni e sono per di più confortati nella loro convinzione di giudicare i loro titoli ancora performing (cioè non in sofferenza). Questioni molto tecniche. Mettiamola più semplicemente. Se Mediobanca avesse dovuto valutare i suoi prestiti a Fonsai secondo criteri diversi, incorporando il rischio di conversione in azioni, avrebbe chiuso il suo conto economico in profondo rosso. È cambiato il vento di Antitrust su Mediobanca? **** Lunedì il consiglio di amministrazione di Unicredit nominerà Alessandro Decio come suo rappresentante nel board di Mediobanca. La cosa è ormai stabilita.Circola con insistenza però anche l’indiscrezione che a Decio venga assegnato un incarico manageriale decisamente più strategico per il gruppo e cioè la gestione dei rischi a livello corporate. Se così fosse, e non è detto che già lunedì ci sia la nomina, tra i due ruoli quest’ultimo sarebbe quello tecnicamente più pesante. La gestione del rischio per una banca internazionalizzata e grande come Unicredit è materia complessa. Oggi è in mano a un manager olandese. Nel bilancino dei poteri di Piazza Cordusio, scende l’influenza di Fabrizio Palenzona. Che ha dovuto mollare l’incarico a-Piazzetta Cuccia per le norme stabilite dal governo su impulso del sottosegretario Antonio Catricalà. Decio, inoltre è un tecnico puro, molto stimato dal presidente Ghizzoni. PS. Caltagirone al Corsera di ieri: «Palenzona (neopresidente di Impregilo) apporta al management la conoscenza della finanza, della banca e delle infrastrutture». Accipicchia. Il sempre schietto Caltagirone non si è forse dimenticato qualcosa?