G IAN L UIGI B ECCARIA, Tuttolibri-La Stampa 23/6/2012, 23 giugno 2012
Dove settembre è capidannu - Il futuro è alle porte, ma il passato è dietro l’angolo. Le parole lo ricostruiscono
Dove settembre è capidannu - Il futuro è alle porte, ma il passato è dietro l’angolo. Le parole lo ricostruiscono. Sentire che i lucani del loro dialetto usano cata per dire «presso» o che in Puglia fanojë indichi il falò (gr. phanós) non può che farci sobbalzare, perché ci riporta al lontano greco (classico o bizantino?) ch’era di casa da quelle parti. E in Gallura, dove l’inizio dell’anno coincideva con l’inizio dell’anno agrario, trovare che settembre è tuttora chiamato capidannu fa un certo effetto. Le costumanze più modeste dei senza nome, di anonimi pastori e contadini insomma, non muoiono ma restano nelle parole che ancora nei dialetti si usano. Tutto ciò che è successo, tradizioni e costumi (buoni e cattivi) abitano ancora dappertutto. Anche nei luoghi che realmente si abitano per esempio, nei loro nomi. Busto Arsizio , Busto Garoldo vengono non credo dal lat. bustum «tumulo, sepolcro», ma certamente da bustu(m) «bruciato», a testimonianza di incendi, o forse di quando bruciavano boschi (lo fanno ancora oggi) per ottenere pascoli o spazi da coltivare, come ricordano altri toponimi lombardi indicati da Ottavio Lurati, tipo Arzo , o Brüsin sciss , cioè Brusino Arsiccio, e il già citato Busto Arsizio (che sarebbe una interessante tautologia, come dire «arso arso»). Dicevo della cultura contadina, quella dei nostri nonni, ormai dimenticata nei suoi costumi, nel suo modo di vedere il mondo. Alle nuove generazioni sembra preistoria, e, a chi guarda al futuro, ormai dice poco o nulla. A me invece continua a colpire per esempio che a Parma il maiale da vivo lo si chiami gosén , da morto nimèl , l’animale per eccellenza («cambia nome, come Romolo che, dopo morto, ascese in cielo, diventando Quirino», commentava spiritosamente Cesare Marchi, nel vecchio libro Quando siamo a tavola ). Anche nel Veneto il maiale è il mas-cio , il maschio per antonomasia: come appunta nel suo libro Paolo Malaguti ( Sillabario veneto. Viaggio sentimentale tra le parole venete , Treviso, Santi Quaranta 2011), ciò non vale nemmeno per il toro, per l’oco, per il gallo. E pensare che i maialini si castravano! Poco importa. Quel che conta nella cultura e nella storia dei nostri padri era l’importanza del maiale nell’economia domestica: solo al porco «si concedeva l’onor dal titolo di mascio, pur non essendolo di fatto». Non veniva tirato su negli allevamenti di massa, ma viveva con l’uomo, in casa, cresceva al suo fianco, riconosceva addirittura la voce della padrona che andava a dargli da mangiare, e una volta morto sfamava la famiglia per l’anno intero. Cancellando non dico dall’uso (perché è inevitabile) ma dalla memoria queste voci di un mondo pur modesto, si finisce con non capire più il passato, di cui è invece bene continuare a condividere la memoria: e non solo delle grandi idee, dei grandi conflitti. Ogni nostro sasso più modesto è talmente pieno di sensi molteplici, talmente intriso di abitudini spente, soprattutto delle più umili e quotidiane, che val la pena ogni tanto raccattarlo. INCENDIO DOLOSO A SAN ROSSORE Più di 5 mila metri quadrati di area boschiva e migliaia di piante del parco naturale San Rossore Migliarino Massaciuccoli andate in fumo: è il bilancio dell’incendio divampato stamani nella zona della Bufalina, a Migliarino Pisano. Sono stati almeno due i focolai che hanno alimentato il rogo e questo lascia pensare che si sia trattato di un atto doloso. I vigili del fuoco, insieme alle Guardie del parco e a squadre di volontari hanno lavorato per ore per circoscrivere e successivamente spegnere le fiamme, contando anche sull’ausilio di un elicottero. Quello di stamani, fanno sapere dal Parco di San Rossore, è il quinto incendio negli ultimi 15 giorni nella stessa zona: piccoli roghi quasi certamente dolosi che hanno incenerito oltre due ettari di macchia mediterranea. Ogni volta è risultata decisiva la costante vigilanza e il lavoro di pattugliamento del parco svolto quotidianamente dalle guardie e dalle squadre dei volontari dell’antincendio boschivo. Mentre ad Arezzo un incendio di vaste dimensioni è divampato, in zona Laterina nel comune di Pian di Scò (Arezzo), poi domato. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e volontari del Gaib. E anche l’elicottero che si approvvigiona da un invaso della zona. Le fiamme interessano sterpaglie, bosco ed un oliveto. Allarme, poi rientrato, per un gruppo di venticinque scout e due educatrici rimasti bloccati durante un’escursione a causa dell’incendio. Per recuperare i ragazzi, che sembravano in pericolo, sono intervenuti i carabinieri, i vigili del fuoco, gli uomini della forestale ed il sindaco di Pian di Scò, Nazareno Betti. La strada che doveva percorrere il conducente del pullman che doveva recuperare i ragazzi era stata interrotta dal fumo e dalle fiamme. Il gruppo è stato poi riportato al campo base di Grati, sempre nel comune di Pian di Scò. I bambini e le educatrici sono rimasti incolumi. «L’incendio è stato domato in circa due ore - ha spiegato il sindaco Betti che ha preso parte personalmente alle operazioni -, adesso è sotto controllo».