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 2012  giugno 23 Sabato calendario

RAI, IL PDL NON VUOLE PERDERLA E (PER ORA) SALVA LORENZA LEI

Roma in vacanza, venerdì pomeriggio in viale Mazzini, la collaboratrice più fidata di Lorenza Lei tiene il tempo e l’agenda: “Oggi, ore 18:21, siamo ancora qui”. Per la Rai, che sta per indossare la muta tecnica, ogni secondo è un passo verso il nulla. E il direttore generale può soltanto tifare per il nulla: la paralisi, l’eterno sbarco di quei due “alieni” (Carlo Freccero, cit.) designati dal governo per la televisione pubblica, Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi. Lorenza Lei forse ha puntato sul cavallo vincente . Perché la commissione di Vigilanza, che dovrebbe votare martedì i sette consiglieri, potrebbe rinviare il voto; tentennare ancora e rimandare l’insediamento dei nuovi vertici aziendali.
Tocca ai partiti. E i partiti fanno pesare l’ultima munizione a disposizione. Soprattutto i berlusconiani, che annusano le elezioni anticipate e proteggono il fortino di viale Mazzini, per il momento sorvegliato dal dg che non vuole andarsene e non vuole consegnarsi ai nemici di palazzo Chigi. Non c’è un piano sofisticato per boicottare la bicamerale presieduta da Sergio Zavoli: basta disertare l’aula per far mancare il numero legale oppure chiedere di posticipare perché i commissari (che sono deputati e senatori) sono impegnati in Parlamento. Non conta la tecnica: vince la volontà. E i berlusconiani vogliono traccheggiare.
INUTILE ripetere che la Rai è essenziale in qualsiasi campagna elettorale, per qualsiasi tipo di recupero o vittoria. Anche Pier Luigi Bersani l’ha capito e, delegando simbolicamente i nomi a un gruppo di associazioni indipendenti, si è impegnato a votare i suoi rappresentanti nel prossimo Cda. Aveva giurato che non avrebbe più sfiorato la televisione pubblica.
Nonostante l’unanime consenso su Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo, la sostanza è questa forma: i commissari Pd indicheranno la giornalista e l’ex magistrato per viale Mazzini, non li terranno legati con un filo, ma nemmeno saranno sconosciuti ai democratici, o indifferenti.
Anche per questo motivo Antonio Di Pietro (Idv) non molla la polemica, pretende che le nomine siano trasparenti e i criteri di scelta siano di competenza e imparzialità : “Si è voluto riproporre, dietro il paravento di un’apertura alla società civile, il solito vecchio metodo della spartizione partitica dell’organo di governo della Rai”. E le trattative vanno avanti, i colloqui fra i segretari di partito, i calcoli fra i gruppi: il Pdl vuole tre o quattro consiglieri, la Lega si tira indietro, l’Udc non ci ripensa mai. Questa confusione è perfetta per le speranze di Lorenza Lei, che credeva di aver terminato il mandato con la presentazione dei palinsesti autunnali.
In caso di emergenza, poi, può sempre tirare il paracadute: lo stipendio annuo senza indennità di carica, cioè 530mila euro. Non vuole ammuffire dimenticata dietro una scrivania, vuole ancora potere: la direzione di Rai Fiction (Fabrizio Del Noce va in pensione a gennaio), una sorgente che pompa 200 milioni di euro l’anno, anche se ultimamente si sta prosciugando.
IN QUESTO periodo di vuoto assoluto, Lorenza Lei ha fermato l’azienda.
I palinsesti già sono diventati formato ferragosto: nessuna novità, pacchi di repliche, addirittura mandano in onda le vecchie ricette della Prova del cuoco e i soliti filetti di merluzzo.
L’azienda è parcheggiata e dunque immobile, i tormenti politici la logorano, ma può tornare vitale per la propaganda elettorale.
I berlusconiani non adorano Alberto Maccari, che in questi giorni doveva godersi la pensione, ma sanno di aver un uomo fondamentale al Tg1. Ora è difficile fare un ballottaggio fra il direttore umbro e Augusto Minzolini. Però, segnala Dagospia, Maccari è stato a pranzo con Angelino Alfano e Dino Sorgonà (il 71enne cronista che segue il governo). Nessuno ha smentito. In Rai si mangia insieme.