Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il Papa è da ieri in Terra Santa e ci sono problemi di sicurezza, problemi politici, problemi religiosi. La visita, della durata di otto giorni, sfiora un teatro di guerra e arriva dopo le polemiche relative al vescovo Williamson: seguace di monsignor Lefebvre, questo sacerdote venne perdonato da Benedetto. E solo dopo si scoprì che la pecorella smarrita e poi recuperata era un antisemita che negava l’Olocausto. Prima ancora c’era stata la questione della preghiera del venerdì santo: chi voleva poteva di nuovo recitarla nel rito pasquale e augurarsi così la conversione degli ebrei e la loro ammissione, in questo modo e solo in questo modo, in Paradiso.
• Se ci sono tutti questi problemi, perché sta facendo questo viaggio?
Penso di poter rispondere che sta facendo questo viaggio proprio perché ci sono tutti questi problemi. Più uno: le comunità cristiane in quelle zone sono in declino e il Papa sente di dover riaffermare la parola del Vangelo là dove è stata pronunciata per la prima volta.
• Potrebbero esserci attentati?
Ci sono problemi di sicurezza notevoli. Gli israeliani hanno garantito la sorveglianza di 80 mila agenti. Vi sono le minacce talebane. Sui siti jihadisti si leggono frasi come: «Se non terminano subito gli atti irresponsabili di proselitismo da parte dei crociati, le rappresaglie nostre e del popolo afgano saranno durissime». Cioè, i musulmani non vogliono che la Chiesa faccia proselitismo nel loro territorio. In Iran, Arabia Saudita, Afghanistan tentare di convertire qualcuno può significare la condanna a morte. E convertirsi, idem: Abdul Rahman, divenuto cristiano, fu condannato a morte e si salvò solo per formidabili pressioni internazionali. Proprio l’altro giorno al Jazeera ha messo in onda un video dove si vedono americani che ritirano bibbie scritte in persiano e in pashtun per regalarle agli afghani. Questo ha scatenato l’ira dei fondamentalisti e un moltiplicarsi delle minacce a Benedetto benché il comando Usa abbia fatto sapere di aver distrutto quei volumi. I Fratelli musulmani hanno mandato messaggi: «Rinuncia al viaggio», «Vai a benedire l’occupazione israeliana». Lo chiamano «crociato», in senso dispregiativo, anche certi coloni della Cisgiordania. E aggiungono magari: «ex giovane nazista ». Questo perché il Pontefice ha esplicitamente dichiarato di voler favorire, con il suo viaggio e con la sua predicazione, il dialogo non solo tra cattolici/ cristiani ed ebrei, il che è ovvio, ma anche tra ebrei e Islam, il che, per gli irriducibili dell’una parte e dell’altra, suona come una bestemmia. In questo clima, l’incontro con i capi di Hamas, mercoledì prossimo, è un evento enorme ed enormemente preoccupante. Sul piano della sicurezza, dico.
• Quali sono le tappe del viaggio?
Ieri è arrivato ad Amman, in Giordania…
• La Giordania è Terra Santa?
Ma lei è proprio un bel tipo. In Giordania, Cristo è stato battezzato e a Giovanni, che lo battezzò, fu tagliata la testa. Benedetto resterà in questo Paese tre giorni, poi ne passerà cinque in Israele. La Giordania, dove sta adesso, ha poco meno di sei milioni di abitanti. I cristiani sono appena centomila, cioè il 2% circa. Ad Amman, la capitale, sono andati ad accogliere il Papa il re Abdallah II Bin al-Hussein, quello che noi chiamiamo semplicemente re Hussein di Giordania, e sua moglie Rania ( nella foto Reuters in alto, davanti alla scaletta dell’aereo). C’era anche un gruppetto di fedeli, con le bandierine giallo-bianche del Vaticano. Il Papa ha raccomandato ai cristiani di restare in Medio Oriente, «con aiuti concreti – scuole e ospedali – spero possano trovare coraggio». In aereo, parlando con i giornalisti, il Pontefice ha raccontato che la Chiesa sta creando, in Giordania, un’università cattolica «nella quale giovani musulmani e cristiani si incontrino e imparino insieme, dove si formi un’élite cristiana preparata a lavorare per la pace». Sul dialogo tra musulmani ed ebrei, Benedetto, per niente intimorito dalle minacce, è stato esplicito nel discorso all’arrivo: «Sono qui per portare avanti il dialogo tra ebrei e islamici nonostante i malintesi inevitabili quando per duemila anni si è stati separati. Esprimo un profondo rispetto per la comunità musulmana, sicuro che la pace in Medio Oriente può essere raggiunta se si assumono posizioni realmente ragionevoli».
• Quando arriverà in Israele?
Atterrerà a Tel Aviv lunedì. Vedrà Peres a Gerusalemme, dove resterà anche martedì. Mercoledì dirà messa a Betlemme nella piazza della Mangiatoia. Giovedì sarà a Nazareth, visiterà, tra l’altro, la Grotta e la Basilica dell’Annunciazione. E incontrerà il primo ministro Netanyahu. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/5/2009]
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