Enrico Marro, Corriere della Sera 9/5/2009, 9 maggio 2009
MOSCA – Dopo la tragedia del sottomarino Kursk nel Duemila, Vladimir Putin ci mise due anni a epurare i vertici della Marina che avevano condotto in maniera disastrosa le operazioni per cercare di salvare la vita ai marinai intrappolati sotto l’Oceano Artico
MOSCA – Dopo la tragedia del sottomarino Kursk nel Duemila, Vladimir Putin ci mise due anni a epurare i vertici della Marina che avevano condotto in maniera disastrosa le operazioni per cercare di salvare la vita ai marinai intrappolati sotto l’Oceano Artico. Dmitrij Medvedev, invece non ci ha pensato due volte dopo che un maggiore della polizia, capo del distretto di Tsaritsyno a Sud di Mosca è entrato in un supermercato e si è messo a sparare all’impazzata, ammazzando tre persone e ferendone altre sei. Due giorni dopo, il nuovo presidente si è mosso direttamente: ha licenziato il diretto superiore del poliziotto assassino, responsabile del distretto sud di Mosca e il capo della polizia cittadina (senza nemmeno informare il sindaco) Vladimir Pronin, uno che era rimasto al suo posto anche dopo il sequestro di ostaggi nel teatro Dubrovka nel 2002 e che andava dicendo che a Mosca non esistono i delitti a sfondo razziale. Un altro segno di quello che molti vedono come un lento ma progressivo smarcamento del giurista pietroburghese dall’attuale primo ministro. Nella logica della «dittatura della legge» tanto strombazzata da Putin, i capi di chi aveva sbagliato non pagavano mai. E i poliziotti potevano fare il bello e il cattivo tempo usando la legge anche per scopi del tutto personali. Da questo punto di vista la vicenda del trentunenne maggiore Denis Yevsyukov, autore della strage al supermercato è esemplare. Entrato nella polizia, secondo confidenze anonime di altri poliziotti ai giornali russi, avrebbe pagato cinquemila dollari per ottenere il posto di capodistretto. Gli agenti affermano che c’è una tariffa ben precisa per i posti in un sistema infestato dalla corruzione: nel centro di Mosca si arriva a pagare svariate decine di migliaia di dollari. Un agente semplice guadagna 350 euro al mese, ma lo stipendio serve in molti casi solo per le piccole spese. Gli agenti girano in Mercedes o in SUV BMW quando sono fuori servizio e conducono spesso una vita decisamente al di sopra delle loro possibilità. Yevsyukov poi non ha compiuto la strage con la pistola d’ordinanza, ma con una Makarov di cui era stato denunciato il furto in un deposito militare del Caucaso del Nord nel Duemila. La stessa pistola era stata anche usata per ammazzare due agenti. Secondo i colleghi, il maggiore aveva fermato a Mosca un ceceno e lo aveva trovato con la pistola. In cambio di una bustarella, lo aveva lasciato andare e si era tenuto l’arma. Si capisce quanto siano odiati dalla popolazione i poliziotti che con la scusa della «dittatura della legge», una formula inventata per lanciare la lotta alla corruzione e all’illegalità, taglieggiano tutti. L’intervento di Medvedev farà certamente aumentare la sua popolarità che è già in ascesa, soprattutto tra i gruppi democratici che sperano in una correzione di rotta nella gestione del potere. Già nei mesi scorsi Medvedev aveva iniziato a criticare l’operato del governo (senza mai attaccare direttamente Putin, peraltro). Poi in aprile si è incontrato con i membri del Comitato Presidenziale per i diritti umani e ha concesso un’intervista alla Novaya Gazeta, per la quale lavorava la giornalista Anna Politkovskaya uccisa nel 2006. Un fatto mai avvenuto prima. Infine un altro gesto significativo avvenuto pochi giorni fa: la liberazione di Svetlana Bakhmina, dirigente della Yukos, la compagnia petrolifera di Mikhail Khodorkovskij, ex oligarca che ruppe con Putin nel Duemila. Fabrizio Dragosei