Paul Krugman, la Repubblica 9/5/2009, 9 maggio 2009
Tutto sommato, l´esito dello strombazzatissimo stress test sulle banche reso noto giovedì è stato deludente
Tutto sommato, l´esito dello strombazzatissimo stress test sulle banche reso noto giovedì è stato deludente. Tutti sapevano, più o meno, di che tenore sarebbe stato: alcuni grandi istituti bancari devono procedere a un aumento di capitale, ma nel complesso i ragazzi – sì, insomma, voglio dire le banche – sono in buone condizioni. Ancora prima che i risultati fossero resi noti, il Segretario del Tesoro Tim Geithner ha riferito che sarebbero stati "rassicuranti". Rassicuranti? Tutto dipende se si è banchieri oppure persone che cercano di guadagnarsi da vivere svolgendo un´altra professione. Non interverrò nel dibattito sulla qualità dello stress test in sé, se non per ribadire ciò che molti osservatori hanno già messo in luce: i regolatori non avevano le risorse adeguate per procedere a un accertamento serio e meticoloso degli asset delle banche e in ogni caso hanno lasciato che esse si trovassero d´accordo sui risultati. Non si è trattato di un accertamento rigoroso. Rivolgere la nostra attenzione a tale processo rischia però di distoglierci dal riservare la nostra attenzione al quadro complessivo: ciò a cui stiamo assistendo in verità è la decisione da parte del presidente Obama e dei suoi uomini di cavarsela alla meno peggio nella crisi finanziaria, sperando che le banche possano riprendersi. Questa strategia potrebbe anche andare in porto. Dopo tutto, infatti, al momento le banche stanno erogando prestiti ad alti tassi di interesse, teoricamente senza pagare interessi sui loro depositi (garantiti dal governo). Col tempo - un tempo sufficientemente lungo - potrebbero anche tornare a navigare in acque migliori. importante, tuttavia, considerare la strategia per ciò che è in realtà e comprenderne i rischi relativi. Rammentiamoci che sono stati i mercati, non il governo, a dichiarare le banche a corto di capitali. Anche se nelle ultime settimane gli indicatori della sfiducia nelle banche - al pari dei tassi di interesse sui bond bancari e i costi dei credit-default swap bancari - sono scesi un po´, si mantengono pur sempre a livelli che sarebbero stati inconcepibili prima della crisi. Di conseguenza, esiste la probabilità che il sistema finanziario non torni a operare normalmente finché i protagonisti più importanti non saranno finanziariamente più solidi di adesso. Malgrado ciò, l´Amministrazione Obama ha deciso di non fare nulla di risolutivo per ricapitalizzare le banche. L´economia potrà mai riprendersi se le banche rimarranno deboli? Forse. Certo, non espanderanno il credito in tempi relativamente brevi, ma a riempire il vuoto che si è creato sono subentrati alcuni enti prestatori supportati dal governo. La Federal Reserve ha espanso il credito di 1,2 trilioni di dollari dall´anno scorso; Fannie Mae e Freddie Mac sono diventati la fonte principale di finanziamento per i mutui ipotecari. Forse, quindi, possiamo anche lasciare che sia l´economia a mettere in sesto le banche, invece che viceversa. Il fatto è che molte cose potrebbero andare storte. Non è affatto chiaro che il credito della Fed, di Fannie e Freddie riesca a sopperire completamente a un sistema bancario sano. Se non ci riuscirà, la strategia del "caviamocela alla meno peggio" si trasformerà nella ricetta per un prolungato periodo in stile giapponese di alta disoccupazione e bassa crescita. In realtà, un periodo pluriennale di debolezza economica appare probabile in ogni caso. L´economia potrebbe non essere più in caduta libera, ma è davvero difficile capire da dove possa arrivare la vera ripresa. Se poi l´economia dovesse rimanere depressa a lungo, le banche si ritroverebbero in guai ben più seri rispetto a quanto lo stress test - che ha analizzato la situazione da qui a due anni soltanto - è stato in grado di cogliere. Infine, considerata la possibilità di perdite maggiori in futuro, l´evidente mancanza di volontà da parte del governo a rilevare le banche o a lasciare che falliscano crea una situazione nella quale avremmo da rimetterci sia in un caso sia nell´altro. Se tutto dovesse andare bene i banchieri infatti trionferebbero alla grande, se l´attuale strategia dovesse invece fallire il suo obbiettivo, i contribuenti sarebbero costretti a pagare per un altro salvataggio in extremis. Di come sta andando la politica al momento, tuttavia, mi preoccupa maggiormente qualcos´altro: ho come la sensazione che le prospettive per una riforma finanziaria risolutiva stiano dissolvendosi nel nulla. Qualcuno ricorda il caso di H. Rodgin Cohen, illustre avvocato newyorchese che il Times aveva definito "un´eminenza grigia di Wall Street"? Bene, a marzo si è parlato di lui quando è stato fatto il suo nome per la carica di vicesegretario al Tesoro ed egli ha declinato di volersi rendere disponibile. All´inizio di questa settimana Cohen si è rivolto al pubblico affermando che Wall Street non sarà in futuro diversa dal suo recente passato e ha dichiarato: «Non sono affatto convinto che ci fosse qualcosa di intrinsecamente sbagliato nel sistema». Ehi, e quella quisquilia che ha fatto scoppiare la peggiore recessione economica globale dai tempi della Grande Depressione? Lasciamo stare… Queste parole fanno venire i brividi. Lasciano intuire infatti che mentre la Federal Reserve e l´Amministrazione Obama continuano a sostenere di voler varare misure di sorveglianza più rigide per il mondo della finanza e predisporre maggiori controlli, gli addetti ai lavori di Wall Street stanno considerando l´inconsistenza delle attuali politiche bancarie come un segno che potranno presto essere in grado di tornare a fare gli stessi giochetti di prima. Pertanto, come ho detto poc´anzi, se anche i banchieri riterranno "rassicuranti" i risultati dello stress test, noi tutti dovremmo esserne molto, molto preoccupati.