Paul Roberts, La fine del cibo, Codice edizioni, 2009, 459 pagine, 28 euro., 9 maggio 2009
Paul Roberts, La fine del cibo, Codice edizioni, 2009, 459 pagine, 28 euro. Scatolame. Percentuale di cibi surgelati, piatti pronti e zuppe in scatola prodotti nel mondo, consumati negli USA: 40 per cento (per una popolazione pari a meno del 5 per cento di quella mondiale)
Paul Roberts, La fine del cibo, Codice edizioni, 2009, 459 pagine, 28 euro. Scatolame. Percentuale di cibi surgelati, piatti pronti e zuppe in scatola prodotti nel mondo, consumati negli USA: 40 per cento (per una popolazione pari a meno del 5 per cento di quella mondiale). Corn flakes. Budget pubblicitario medio per il lancio di un nuovo cereale per la prima colazione negli Usa: il 50 per cento del fatturato annuo ricavato dalla vendita (dal terzo anno un quinto). Martellamento. Negli Usa il settore alimentare assorbe il 16 per cento degli spazi pubblicitari (per una spesa totale di 33 miliardi di dollari all’anno), e il dieci per cento della spesa dei consumatori (fenomeno c.d. di ”intensità pubblicitaria”). Free lance. La General Mills, che nel 2001 versò 250 dollari al mese a dieci insegnanti, che in cambio andavano a scuola con l’auto tappezzata di messaggi pubblicitari dei cereali Reese’s Puffs. Cucina. Tempo dedicato da una famiglia media ai fornelli: 30 minuti al giorno (un’ora in meno rispetto al 1970). Nel 2030, si stima, tra i 5 e i 15 minuti. Fast-food. Gli americani spendono 840 miliardi di dollari in alimenti, la metà per mangiare fuori (per lo più nei fast-food, oltre la metà). Snack. Uno dei pochi settori in crescita in mercati maturi come Usa, Europa, Giappone (le vendite crescono a un tasso di crescita del 5 per cento all’anno, per un fatturato annuo di 65 miliardi di dollari nei soli Stati Uniti). Enzimi. La divisione cinese della Nestlé, impegnata a lanciare prodotti caseari destinati ai più piccoli, al fine di fare sviluppare l’enzima necessario per digerire i derivati del latte di vacca (finora scarsamente disponibile e costoso), nella prospettiva di promuovere la vendita di gelati nella fascia adulta. Cina. La Cina produce oltre un quinto del granoturco e del frumento mondiali, un terzo del riso, un ottavo della frutta e due quinti della verdura, un quinto della carne di pollo e la metà di maiale, per un totale di superficie arabile pari al 7 per cento del pianeta. Import. Dal 2004 gli Stati Uniti importano, in termini di dollari, più cibo di quello esportato (nel 2016 saranno il maggiore importatore di carne). Controlli. La FDA (Food and Drug Administration), ente governativo statunitense che controlla la messa sul mercato di alimenti e farmaci, esamina meno del due per cento dei carichi di cibo che entrano nel paese (durata media di un controllo per ogni carico: 30 secondi). Contaminazioni. Negli Stati Uniti le malattie trasmesse dal cibo colpiscono circa 76 milioni di persone ogni anno, con evento letale in un numero di casi tra i cinque e i nove mila (statistiche degli US Centers for Disease Control and Prevention, 25 ottobre 2005). Minacce. «Perché spendiamo così tanto per difenderci dal terrorismo o dalle catastrofi naturali, ma così poco per difenderci dalle malattie di origine animale?... La più grande minaccia per la vita umana non sono Al Qaeda o gli uragani, sono i germi presenti nel regno animale» (David Navarro, direttore del programma delle Nazioni Unite sull’influenza aviaria). Quinto quarto. Salvo il divieto di nutrire il bestiame con sangue e interiora avanzati dal processo di macellazione (provvedimento preso per arrestare l’encefalopatia spongiforme bovina, BSE), negli States è legale mettere sangue e frattaglie bovine nel mangime dei polli, raccogliere i rifiuti dei pollai e darli da mangiare al bestiame (in pratica è possibile che il prione della BSE passi da una mucca contaminata al mangime bovino, dopo aver attraversato l’apparato digerente di un pollo). Hamburger. Un’analisi del DNA condotta dai ricercatori della Colorado State University ha rilevato che l’hamburger medio da circa 100 grammi contiene tessuti provenienti da 55 capi diversi; alcuni hamburger contenevano tessuti di più di 1000 animali. Antibiotici. L’uso massiccio di antibiotici subterapeutici da parte degli allevatori di bestiame statunitensi ha prodotto nuovi ceppi di batteri immuni a intere classi di antibiotici. Per venire incontro ai consumatori molti produttori americani hanno ridotto la somministrazione, con la conseguente ricomparsa di alcune patologie tra i volatili commerciali, allevati in grandi strutture molto affollate su rifiuti pieni di batteri. Gli uccelli malati, più striminziti, sono più difficili da gestire dagli evisceratori automatici e rischiano quattro volte più degli altri la rottura dell’intestino (con conseguente contaminazione della carne e dei macchinari). Sindromi. Più della metà di tutta la carne bianca cruda è contaminata dal Campylobacter jejuni, germe che causa ogni anno due milioni di malati tra gli esseri umani (alcuni degenerano fino al disturbo neurologico acuto noto come sindrome di Guillain-Barrè), ed è sempre più resistente alla ciprofloxacina. Salmonella. Classificata negli Usa come organismo naturale e non adulterante, ogni anno colpisce più di un milione di americani, seicento in modo letale. Il giudice federale texano che nel 2001 diede ragione alla Supreme Beef Company, che aveva citato in giudizio il Dipartimento dell’Agricoltura rivendicando il diritto di riapertura dei propri impianti (chiusi dopo rilevamento della salmonella nel 47 per cento della carne, per lo più distribuita in mense scolastiche). L’argomento vincente: per eliminare i patogeni bastava cuocere in maniera adeguata la carne. Sussidi. Percentuale del reddito agricolo rappresentato da sussidi pubblici: 22 per cento negli Usa, 32 per cento in Europa, oltre il 50 per cento in Giappone. Sovrappopolazione. Popolazione mondiale oggi: 6,5 miliardi di persone. Prevista nel 2070: 9,5 miliardi di persone, per una richiesta di carne pari al doppio-triplo del livello attuale (la maggior parte delle persone in più nascerà nei paesi in via di sviluppo che cercano di allinearsi ai consumi dell’Occidente più ricco). Epidemie. Il fenomeno dell’obesità nei paesi in via di sviluppo favorito dal calo dei prezzi. Un quarto di tutti i mediorientali è in soprappeso, il 40 per cento degli abitanti del Marocco, un terzo dei sudafricani. In Kenia una persona su sette è denutrita, una su otto in soprappeso. Cereali. Aumento del prezzo dei cereali previsto per il 2017: 50 per cento (causa l’aumento di domanda da parte delle raffinerie di etanolo – ricavato dal mais e usato come carburante – e dell’industria di allevamento). Proteine. Consumo medio di carne di un americano: 250 grammi al giorno, il quadruplo della razione di proteine raccomandata dal governo. Ingrasso. Tempo necessario per trasformare un vitello di allevamento industriale di sei mesi (peso 230 chili), in un manzo di più di 600 chili pronto per la macellazione: quattro mesi. Un manzo allevato interamente a pascolo raggiunge 500 chili in due anni. Il passaggio all’allevamento industriale (i capi si nutrono di mais a basso costo), negli States ha consentito di raddoppiare le mandrie rispetto al 1950, con una riduzione di oltre un quinto della superficie adibita a pascolo (dal 1960 il prezzo della carne si è dimezzato). Conversione. Mangime necessario per fare aumentare di un chilo di peso un bovino moderno: 15 chili (il doppio rispetto ai suini, il triplo rispetto ai polli), 45 chili, tolte ossa, organi e pelle (contro i 10 e i 16 necessari per polli e suini). Si calcola che il 90 per cento dei cereali consumati in America venga ingerito sotto forma di carne o latticini. Standard. Se tutta la popolazione si allineasse agli standard di consumo di carne americani (98 chilogrammi a testa ogni anno), i raccolti globali di cereali potrebbero sostentare solo 2,6 miliardi di persone (meno del 40 per cento della popolazione esistente, un quarto di quella prevista nel 2070). Se si allineasse agli standard italiani (l’80 per cento del consumo degli Stati Uniti), basterebbero a sostenere cinque miliardi di persone. Domanda. Consumo di carne pro capite nei paesi in via di sviluppo nel 1960: 10 chili all’anno. Nel 2002: 25 chili. Prevedibilmente nel 2030: 33,5, per un aumento della domanda totale di carne del 70 per cento (del doppio entro la metà del secolo, per un corrispondente aumento di domanda di granaglie di un ulteriore miliardo di tonnellate). Rendimento. Quattro quinti delle granaglie in più prevedibilmente richieste nel 2030, non potranno essere prodotte seminando altri ettari (non essendocene a sufficienza), ma praticando la coltivazione intensiva, per passare da un tasso attuale di 2,75 tonnellate di cereali per ettaro, a 3,75 (dati FAO). Ma dopo decenni di costante aumento di rendimento dei raccolti, attualmente l’aumento si è attestato sull’1,3 per cento annuo, la metà del tasso di aumento di trent’anni fa. Tra le cause, i limiti fisici dei terreni, collinosi e facili all’erosione, su cui vive mezzo miliardo di persone. Secondo le previsioni peggiori (J.M. Harris, 1990), nel 2050 bisognerà sfamare il doppio della popolazione con metà del terreno agricolo. Azoto. Tra le materie prime che compongono i fertilizzanti, l’azoto sintetico, aumentato tre volte di prezzo rispetto al 2002. composto da gas naturale, a sua volta il combustibile preferito per la produzione di elettricità. Metri cubi di gas naturale necessari per produrre una tonnellata di fertilizzante: oltre 930, quanti ne servono per produrre 9671 kilowatt di elettricità (fabbisogno di un’abitazione statunitense media per dieci mesi e mezzo). Stante la concorrenza tra produttori di fertilizzanti e imprese di servizi pubblici, il prezzo del gas naturale negli Usa è aumentato tanto da spingere i produttori di fertilizzanti a trasferirsi all’estero (nell’ultimo decennio gli Usa hanno perso un terzo della capacità di produzione di azoto e importano più della metà dei fertilizzanti azotati). Geopolitica. Paesi provvisti delle maggiori eccedenze di gas naturale non sfruttate: Russia e Iran. Ribellione. Dei 260 chilogrammi di azoto di sintesi usati per fertilizzare un ettaro di granoturco statunitense, 57 lasciano il suolo e penetrano nell’ambiente circostante, specie nelle sorgenti idriche circostanti (’azoto ribelle”).Conseguenza, in fiumi e laghi l’azoto fertilizza ogni cosa, tra cui le alghe, che una volta morte, innescano il procedimento a catena chiamato ”eutrofizzazione”, che risucchia l’ossigeno creando zone morte che uccidono i pesci (secondo le Nazioni Unite 150 in tutto il mondo nel 2003, più del doppio rispetto al 1990). All’azoto di sintesi dei fertilizzanti va aggiunto quello liberato dalle centinaia di milioni di tonnellate di letame che si accumulano negli allevamenti di bestiame. Filtri. La città di Des Moines, in Iowa, che spende 300 mila dollari all’anno per filtrare i nitrati agricoli dalle riserve idriche locali. Ossido. Liberandosi nell’aria l’azoto si combina anche con l’ossigeno, diventando ossido d’azoto, un gas serra trecento volte più potente dell’anidride carbonica. Il 70 per cento di tutto l’ossido d’azoto prodotto dalle attività umane deriva dal settore agricolo. Costi. Gli effetti nocivi dei fertilizzanti sull’ambiente in economia sono conosciuti come ”esternalità”, ossia costi che non incidono sul prezzo al dettaglio del prodotto. «Non è che produciamo davvero alimenti a basso costo. solo che esternalizzando molti dei costi, li abbiamo fatti sembrare economici» (Steve Suppan, direttore della ricerca presso l’Institute for Agricultural and Trade Policy). Lattine. Calorie di energia da idrocarburi (petrolio, gas naturale o carbone), necessari per produrre una lattina di bibita del valore energetico di 200 calorie: 2.200. L’energia necessaria per produrre dal grano mezzo chilo di cereali per la colazione, è di circa 32 volte superiore alla quantità di energia necessaria per ricavare mezzo chilo di farina dalla stessa quantità di grano. Zip code. Fenomeno per cui gli abitanti dei quartieri più poveri presentano tassi di obesità più elevati. Secondo Andrei Drewnowski (ricercatore presso la University of Washington), perché il costo per caloria di amidi e grassi è più basso degli ingredienti meno calorici, come frutta fresca e verdura. Costo per caloria delle patatine: un decimo di centesimo; delle carote: quattro volte tanto. Diete. Secondo James Hill (Colorado Clinical Nutrition Research Unit), per rimediare all’aumento di peso generalizzato in America negli ultimi anni, basterebbe ridurre il consumo quotidiano di 100 calorie. L’industria alimentare, nel solo territorio americano, ci perderebbe tra i 31 e i 36 miliardi di dollari. Irrigazione. Acqua necessaria per produrre una tonnellata di cereali: mille tonnellate (l’agricoltura assorbe circa tre quarti di tutta l’acqua dolce). Metà delle colture di cereali del mondo in via di sviluppo è coltivata su terreni irrigati. Per sostenere l’aumento di richiesta di cereali, entro il 2030 i terreni irrigati dovrebbero aumentare del 20 per cento. Acqua blu. l’acqua di fiumi, laghi, ghiacciai, bacini e falde acquifere, usata per irrigare i campi (quella che arriva sotto forma di pioggia è detta acqua verde). Le risorse di acqua blu sono sfruttate in misura più veloce di quanto riescano a rinnovarsi. In India i livelli freatici si sono abbassati di circa sei metri all’anno. In Nord Africa l’acqua viene prelevata dalle falde cinque volte più velocemente di quanto possa rinnovarsi, obbligando gli agricoltori a scavare i loro pozzi di irrigazione a profondità di circa un chilometro e mezzo. Spesso si tratta di sprechi: in alcune zone sistemi di irrigazione mal progettati perdono tre quarti dell’acqua. 3-H. Regione della Cina orientale, che comprende i bacini fluviali di Huang, Hai e Huai. Abitata dal 40 per cento della popolazione, produce metà dei cereali del paese con un decimo delle risorse idriche. Il consumo d’acqua attualmente supera il flusso sostenibile di oltre 600 milioni di tonnellate l’anno. Lo sfruttamento è così intenso che le falde freatiche sono scese di circa 90 metri, il terreno sta cedendo (Pechino si è abbassata di alcuni metri), e nelle aree costiere i pozzi d’acqua dolce stanno assorbendo l’acqua del mare. Transgenico. Il genoma del mais contiene 50 mila geni, quasi il doppio rispetto all’uomo, perché, non potendo pensare a come adattarsi ai mutamenti ambientali, ha bisogno di una risposta innata per ogni eventualità. Quando la sua mappa genetica sarà stata sequenziata completamente, sarà possibile controllarne il comportamento e aumentare conseguentemente la produzione: per esempio selezionando piante resistenti a siccità, terreni salati, temperature elevate o che sfruttano l’azoto in modo più efficiente. Si calcola che negli Usa le coltivazioni di mais, grazie alla nuova manipolazione genetica, entro il 2035 renderanno in media 187 quintali per ettaro anziché125. Attualmente più di un quarto delle coltivazioni di granoturco del mondo è transgenico. Biologico. Negli Stati Uniti l’agricoltura biologica rappresenta attualmente meno del due per cento del mercato alimentare (con un tasso di crescita di duplicazione ogni cinque anni). Se l’agricoltura biologica raggiungesse le dimensioni dell’agricoltura convenzionale, secondo Vaclav Smil (esperto di economia delle risorse, University of Maritoba), per sfamare dieci miliardi di persone, servirebbe il doppio o il triplo dell’attuale superficie. Aigamo. Metodo usato dal risicoltore Takao Furuno, nel Kyushu, isola meridionale del Giappone. A giugno libera nelle risaie appena seminate centinaia di anatroccoli, che divorano insetti ed erbacce, coi loro escrementi concimano il riso e rimescolando il terreno stimolano la crescita delle radici. A estate inoltrata Furuno riempie le risaie di pesci d’acqua dolce, proteggendoli dalle anatre con uno strato di lenticchia d’acqua, una felce acquatica, che sfrutta l’energia solare per fissare l’azoto e fertilizzare il riso e dà riparo a un’alga azzurra, che nutre i vermi che nutrono i pesci, che concimano il riso con gli escrementi. In autunno, prima che mangino il riso maturo, Furuno ritira le anatre in un capanno, aspetta che depositino le uova e le vende. Quindi raccoglie il riso e pianta nelle risaie una coltura di copertura di frumento e in tutta la proprietà fa la rotazione di alcune decine di varietà di ortaggi, che vende insieme a riso, anatre, pesce e uova (sistemi come questo sono detti di policoltura, agricoltura integrata, gestione adattiva). Pensionati. In Giappone la policoltura è un metodo praticato da secoli, ma ormai solo da un agricoltore su venti, causa, tra l’altro, la scarsità di manodopera (per lo più donne tra i settanta e gli ottant’anni). Rotazione. L’agronomo Matt Liebman, che nella Boone County, in Iowa, produce mais e soia con rotazione quadriennale, ricorrendo, tra un raccolto e l’altro, a colture di copertura che fissano l’azoto (impedendo la volatizzazione), come l’erba medica, e stimolando le popolazioni di topi cervi, grilli e altri animali che si nutrono dei semi delle erbe infestanti. Così facendo ha ridotto l’uso di erbicidi dell’85 per cento e di fertilizzanti azotati del 75 per cento. Secondo una ricerca una rotazione intensiva di leguminose può abbattere di oltre il 60 per cento l’incidenza di un’azienda agricola sul surriscaldamento globale. No-till. ”Senza aratro”, metodo agricolo che consiste nel lasciare, dopo il raccolto, le stoppie e altra materia della coltura precedente e nel fare passare i nuovi semi attraverso le zolle con una macchina detta ”seminatrice diretta” (la tecnica tradizionale prevede il dissodamento del campo per prepararlo alla nuova semina). Vantaggi: lasciando il terreno intatto, lo strato superficiale si compatta in un fitto tappeto di radici, rizomi, insetti, lombrichi e materiale organico in decomposizione, e così trattiene nutrienti e umidità, mantiene alta la resa dei raccolti e protegge il suolo dall’erosione. Acquacoltura. Quasi inesistente solo nel 1950, attualmente rappresenta più di un terzo dei prodotti ittici commerciali globali (la maggior parte in Asia). Rispetto al bestiame i pesci sono più efficienti nel convertire il mangime: a sangue freddo e idrodinamici, con il peso sostenuto dall’acqua, bruciano molte meno calorie per il funzionamento dell’organismo rispetto alle specie di terra (quindi possono usare più calorie per mettere su peso). Rispetto alle specie di terre sono più diversificati: l’acquacoltura commerciale comprende 440 tra pesci, molluschi, crostacei. Pregiudizi. La risposta data nel 2006 dai ricercatori della Lincoln University, in Nuova Zelanda, ai sostenitori degli alimenti locali del Regno Unito, che si lamentavano dell’inquinamento provocato dai viaggi per importare dalla Nuova Zelanda carne e latticini: i produttori neozelandesi usano meno fertilizzanti e nutrono le pecore quasi esclusivamente a pascolo, mentre il bestiame del Regno Unito con granaglie, perciò l’importazione di carne ovina e latticini riduce il consumo energetico e gli effetti sul clima rispettivamente del 75 e 50 per cento.