Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Dopo una settimana di tormenti borsistici, oggi avremmo voluto occuparci di un argomento leggero. Ed ecco invece il fatto del giorno riguarda Eluana Englaro, la ragazza in coma dal 1992, che il padre e la madre vorrebbero consegnare al suo destino e che il sistema italiano – non so trovare un altro termine – condanna a una non-vita, non-morte.
• Che cosa è successo?
Del tutto all’improvviso Eluana ha avuto un’emorragia uterina molto abbondante. I medici non sanno perché. Dopo qualche ora, nel pomeriggio, questa emorragia si è fermata. I dottori, d’accordo con la famiglia, non hanno fatto nulla né durante la crisi né dopo. Il professor Carlo Alberto Defanti, medico curante, ha spiegato che misure terapeutiche «potevano essere utili in una condizione normale, ma non in questa». L’avvocato Franca Alessio, che cura gli interessi della famiglia in questa vicenda, è andata a trovarla, nella clinica Beato Luigi Talamoni di Lecco, verso le 13 e ha riferito quanto segue: «Le suore mi hanno detto che le sue condizioni sono gravissime. Siamo in una fase critica. Aspettiamo solo il progredire della situazione. stato concordato con i medici di non fare trasfusioni e non c’è stato un rifiuto da parte del padre». Come lei sa il padre, Beppino, chiede da anni che alla figlia sia consentito di morire.
• Quanti anni ha?
Trentasei. Nell’incidente d’auto del 92 le si ruppe la spina dorsale. Sarebbe morta, se la medicina non avesse fatto progressi tali da tener sveglio il cuore anche in circostanze come questa. Il ragionamento del padre è: la scienza ha impedito la conclusione naturale della vita di Eluana, sia la scienza, adesso, a risolvere il problema.
• Che cosa vorrebbe che si facesse?
Cessare di alimentarla, cioè non darle più né da mangiare né da bere. Lo scorso luglio la Corte d’appello di Milano aveva autorizzato la sospensione del trattamento di idratazione ed alimentazione forzato. Ne era nato addirittura un conflitto istituzionale: la Camera e il Senato avevano presentato ricorso alla Corte costituzionale sostenendo che in questo modo il giudice s’era sostituito al Parlamento, che su questa materia non ha fatto nessuna legge. La Corte costituzionale ha respinto questi ricorsi, ma la parola definitiva, dal punto di vista giuridico, spetta ora alla Cassazione che si pronuncerà l’11 novembre. possibile che questa pronuncia, almeno relativamente al caso specifico, sia inutile, dato che Eluana si è aggravata improvvisamente.
• Ci sono molte persone nelle condizioni di Eluana?
Almeno tremila. E una legge per regolare una materia di questa delicatezza e tragicità ci vorrebbe. Come lei sa, la Chiesa è contraria alla sospensione dell’alimentazione dato che, dal suo punto di vista, la vita appartiene solo a Dio e non è consentito a nessun uomo toglierla, neanche a se stesso. Si tratta di un valore non negoziabile. Dunque, per quello che riguarda i cattolici, non esistono compromessi possibili.
• E per i laici?
Per i laici si tratterebbe di approvare una legge sul cosiddetto testamento biologico: ognuno di noi, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, lascerebbe istruzioni scritte sul comportamento da tenere in casi come questi, anche relativamente all’eventuale donazione di organi. Essendo materia che spacca il Paese e con la quale non si possono prendere voti, ma solo perderli, nessuna forza politica si azzarda ad avvicinarsi al problema. Ma bisognerebbe anche tener conto delle condizioni reali in cui si svolge la cosiddetta vita di un essere come Eluana. I muscoli si sono rilassati al punto che gli occhi (occhi aperti, ma ciechi) le si son fatti strabici. Il giornalista Pietro Colaprico, che è stato a trovarla qualche anno fa, ha descritto così la sua giornata: «Ogni pomeriggio alle 17 una sacca beige, con dentro un pappone composto di nutrimenti e medicine, viene pompato, attraverso il sondino nasogastrico, direttamente nello stomaco di Eluana, che ha perso la capacità di deglutire, non potrebbe cioè essere imboccata. Questo pasto dura dodici ore. Poi viene sostituito dalla sacca dell’acqua, per l’idratazione. Per evitare le piaghe poi Eluana viene spostata dal letto». Cioè la prende in braccio una suora e la porta in giardino, dove resta un paio d’ore. Bisogna stare molto attenti, perché il corpo s’affloscia di continuo e cade in avanti. La povera malata non risponde, non reagisce, ha solo qualche sussulto se sente un rumore. « Poi c’è la fisioterapia passiva, cioè le mani altrui, un concetto che per Eluana equivaleva a una violenza, la toccano, la muovono, danno tono per quel che si può ai muscoli inerti come gomma. Succede anche tre volte al giorno, il tempo deve passare, le cure si devono eseguire». Così da 16 anni, 8 mesi e 23 giorni. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/10/2008]
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