Francesco Semprini, La Stampa 12/10/2008, 12 ottobre 2008
FRANCESCO SEMPRINI
NEW YORK
Per le auto come per la finanza l’unione fa la forza: General Motors e Chrysler valutano l’ipotesi di fondersi per impedire al terremoto finanziario di causare il naufragio delle due aziende già pesantemente colpite dal cronico declino delle vendite.
I vertici di Detroit, impeganti da tempo in ristrutturazioni e tagli di costi e personale, hanno avviato trattative preliminari con Cerberus Capital Management, il private equity che controlla l’80% del capitale di Chrysler, esplorando l’ipotesi di un matrimonio che ridisegnerebbe la mappa del settore auto. La notizia arriva il giorno successivo all’allarme lanciato da S&P secondo cui le «big» statunitensi delle quattro ruote rischiano di finire in amministrazione controllata a causa del crollo delle vendite e della generale debolezza dell’economia. Immediata la risposta di Detroit: unendo le forze Gm e Chrysler, rispettivamente primo e terzo produttore Usa, riuscirebbero a consolidare il primato delle vendite globali attualmente insidiato da Toyota e allargherebbero il divario con Ford. A parere degli analisti l’operazione sarà preceduta dall’acquisto da parte di Cerberus della rimanente partecipazione del 19,9% del capitale di Chrysler ancora nelle mani di Daimler, l’ex partner della società americana. Recentemente la quota è stata svalutata in bilancio dalla casa automobilistica tedesca da 916 a 171 milioni di euro.
«Sulla carta l’operazione darebbe vita a importanti sinergie e a una riduzione dei costi nell’ordine di miliardi di dollari», spiega Van Conway, esperto della società di consulenza Mackenzie & Dunleavy di Birmingham, in Michigan. Il rimedio alla crisi: solo a settembre le vendite di Gm sono calate del 18% mentre quelle di Chrysler del 25%, mentre dalla fine del 2004 il primo produttore americano di auto ha riportato sui libri contabili 70 miliardi di perdite. Il titolo ha perso in borsa l’80% dall’inizio di quest’anno, sprofondato giovedì scorso ai minimi dalla guerra di Corea, salvo recuperare il giorno successivo il 2,7% a 4,89 dollari. A causa dei problemi di liquidità causati dalla crisi finanziaria e dal declino degli affari, secondo Conway, Gm potrebbe cedere a Cerberus quote azionarie. In questo modo l’amministratore delegato Rick Wagoner metterebbe a segno senza correre troppi rischi un colpo che cerca da tempo e che, secondo gli esperti, ha una probabilità di andare a segno del 50%. Del resto non è la prima volta che si parla di fusioni a Detroit: già l’anno scorso Gm esplorò l’ipotesi di una acquisizione di Chrysler dal gruppo tedesco Daimler, prima che Cerberus, guidato dall’audace finanziere Steve Feinberg, la rilevasse con un investimento da 7,4 miliardi di dollari. Nel 2006 il private equity aveva acquistato Gmac, il braccio finanziario di Gm per 14 miliardi. L’anno prima invece il colosso di Detroit e Ford avviarono una trattativa per una possibile joint venture fallita sul nascere. Il secondo produttore americano di auto non sta a guardare: secondo indiscrezioni provenienti dal Giappone, Ford vorrebbe rastrellare circa un miliardo di dollari cedendo il 20% di partecipazioni di Mazda di cui detiene il 33,4% del capitale.
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