Arturo Zampaglione, la Repubblica 12/10/2008, 12 ottobre 2008
NEW YORK
In vista del 2009, che sarà un anno terribile per l´industria dell´auto, specie negli Stati Uniti per effetto della recessione e dei contraccolpi della tempesta finanziaria, Detroit studia una serie di mosse drammatiche, destinate forse a rivoluzionare gli attuali assetti di potere. La Ford punta alla vendita del 20% di Mazda motors, rinunciando così al ruolo nel mercato giapponese. E la General Motors ha avviato trattative per una fusione con la Chrysler da cui nascerebbe un colosso senza rivali a livello internazionale, ma forse con i piedi d´argilla.
La prospettiva di un consolidamento dell´industria americana dell´auto - dalle tradizionali Three Big di Detroit ad appena due - si intreccia con le rapide trasformazioni in atto a Wall Street, dove il fallimento della Lehman brothers, gli eccessi dell´indebitamento e gli errori degli executive hanno cambiato gli equilibri di forza.
Già da tre anni l´industria americana dell´auto perdeva quote di mercato a favore delle concorrenti asiatiche ed era alle prese con problemi strutturali, come le spese assistenziali, che gravavano sui costi, riducevano gli utili e frenavano gli investimenti. Nel 2008 l´impennata dei prezzi della benzina e il crollo della domanda di suv ha accelerato le difficoltà: le vendite sono tornate ai livelli di 15 anni fa.
Nel secondo trimestre di quest´anno la Ford ha perso 8,7 miliardi di dollari e le quotazioni dell´azienda guidata da Alan Mulally sono ai minimi dell´ultimo quarto di secolo.
Per Rick Wagoner, chief executive della Gm, le cose vanno ancora peggio: il titolo è passato dai 41 dollari dell´anno scorso ai 4,8 di venerdì scorso, toccando i livelli del 1949. La società, che una volta controllava il 50% del mercato americano e ora si deve accontenare del 22%, perde 1 miliardo di dollari al mese. Anche se gli restano una ventina di miliardi in contanti, Wagoner si rende conto che l´emorragia non può continuare a lungo, anche perché il 2009 rischia di essere un anno nerissimo: il prosciugamento del credito e il mutato clima economico - avvertono gli analisti della J. D. Power - faranno scendere ulteriormente le vendite.
Detroit sperava di far fronte all´emergenza con i 25 miliardi di dollari stanziati dal Congresso, dopo forti pressioni, per la riconversione dei modelli. Ma è chiaro che non basteranno né gli aiuti di Washington né la possibilità di accedere allo sportello finanziario della Fed, come la Gm si appresta a chiedere. Di qui l´emergere di nuovi scenari.
Le trattative della Gm con Cerberus, il gruppo di private equity che nel 2007 ha rilevato l´80,1% della Chrysler, sono cominciate da un mese e procedono a rilento per via del crollo delle Borse. Secondo alcune voci, Wagoner potrebbe dare a Cerberus il 50% della Gmac, il braccio finanziario di Gm, e ricevere le attività auto della Chrysler. Nascerebbe così un polo senza rivali nel mondo: con il 35% del mercato bloccherebbe il sorpasso di Toyota. D´altra parte ci sarebbero ostacoli da parte delle autorità antitrust e resistenze della Daimler che ha ancora il 19,9% di Chrysler.