Guido Santevecchi, Corriere della Sera 12/10/2008, 12 ottobre 2008
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA – Venerdì sera, dopo che le Borse avevano chiuso con un altro bagno di sangue, Gordon Brown è andato al festival letterario del Times a parlare del suo ultimo libro: Wartime Courage, Coraggio in Tempo di Guerra, che racconta le vite di combattenti nel secondo conflitto mondiale. La conversazione è scivolata subito sulla battaglia globale per salvare il sistema finanziario sconfitto su tutti i mercati. Il primo ministro, che per mesi è stato schiacciato sotto un bombardamento di sondaggi che davano il Labour 20 punti sotto i conservatori, ha trasformato la crisi economica nella sua Linea del Piave, o meglio nella sua Battaglia d’Inghilterra dopo la rotta di Dunkerque. Negli ultimi giorni Brown si è trasformato in un leader da tempi di guerra. E per ora la Gran Bretagna (e i sondaggi) lo seguono.
La politica nel Regno Unito vive di memorie storiche, di precedenti. A Westminster alcuni deputati laburisti che fino a due settimane fa preparavano un colpo di palazzo per far cadere il leader assediato ora dicono: «Questa prova può essere il nostro Momento delle Falklands ». Ricordano che quando nel 1982 Margaret Thatcher mandò la Royal Navy a riconquistare le isole invase dagli argentini, i sondaggi non le erano favorevoli: vinse la sfida e nel giugno del 1983 trionfò di nuovo alle elezioni.
«Battiamo questa crisi e poi sconfiggeremo anche i Tory», dicono ora i duri e puri della sinistra laburista. Brown è entrato subito nella parte di comandante in capo. Ha arruolato il vecchio nemico Peter Mandelson richiamandolo dall’esilio di Bruxelles e affidandogli il ministero del Business, cioè i rapporti con la City. Ha varato un piano di sostegno al sistema bancario che tra acquisto statale di azioni e liquidità messa a disposizione vale 500 miliardi di sterline. Ha minacciato di applicare le leggi anti-terrorismo per recuperare i 18 miliardi di fondi britannici depositati nella banche fallite dell’Islanda. Ha invocato tagli al prezzo della benzina e del gas per le famiglie. Ha additato al pubblico ludibrio i banchieri che hanno preso rischi eccessivi in questi anni, spinti dal miraggio dei bonus milionari (nel 2007 la City si è graziosamente distribuita 8.6 miliardi di sterline di premi): «Sono in collera di fronte a questo comportamento irresponsabile, la nostra economia è fondata intorno a gente che lavora duro, che è spinta dal senso del dovere: chi ha preso rischi irresponsabili dev’essere punito».
Così, il capo del governo che ha scoperto anche i profittatori di guerra, in questa crisi si è trasformato in un nuovo Churchill: Winston Brown. E come Churchill che nel 1940 prometteva di combattere sulle spiagge, sui mari e in cielo, Brown chiede: «Il mondo ci segua sulla via della stabilità finanziaria». Ai colleghi europei oggi proporrà di riformare il Fondo Monetario «perché prenda parte non solo alla soluzione delle crisi, ma alla loro prevenzione» e chiederà che «collegi di supervisori finanziari cross-border
» tengano i loro occhi sulle grandi istituzioni finanziarie. Winston Brown quindi cerca alleati.
La battaglia economica gli ha ridato slancio. Il Financial Times elogia «l’audacia di un uomo molto serio da tempi seri» e osserva che «il gradimento del primo ministro è salito tanto quanto è sceso l’indice del FTSE 100». E oggi sarà ricevuto da Nicolas Sarkozy prima del vertice dell’Eurogruppo (del quale la Gran Bretagna non fa parte), convocato per vara il piano europeo anti-crisi.
L’altra sera era incredibilmente rilassato al festival del
Times. L’intervistatore gli ha ricordato il maresciallo francese Foch che dalla battaglia della Marna nel 1914 mandò il famoso dispaccio «il centro del mio schieramento sta cedendo, l’ala destra si ritira. Situazione eccellente. Vado all’attacco». Lui ha risposto con un sorriso, forse pensando che se i mercati affondano, le azioni si sgretolano la situazione è ideale per attaccare.
Resta solo da vedere se vincerà la guerra economica. E, anche in questo caso, se quando nel 2010 i britannici andranno alle urne non replicheranno il benservito che diedero a Churchill nel 1945.
Guido Santevecchi