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 2008  ottobre 12 Domenica calendario

CON LA RISPOSTA DI BALOTELLI

DAL NOSTRO INVIATO
BAGNOLO MELLA (Brescia) – Quando Mario Balotelli fece la sua comparsa sul palcoscenico del calcio nazionale, tifosi e appassionati rimasero stupiti dalle gesta del ragazzino. Più grande di tutti fu lo stupore di Thomas Barwuah, immigrato ghanese residente a Bagnolo Mella. Che di Mario è il padre naturale. «Non sapevo nemmeno che avesse cambiato il suo vero cognome con quello della famiglia cui era stato affidato », dice ora con l’amarezza dipinta sul volto.
L’altra faccia della favola sportiva di Mario Balotelli, esploso nell’Inter e prossimo all’esordio nella nazionale maggiore sono i volti di papà Thomas e di mamma Rose. I veri genitori del calciatore sono sempre rimasti nell’ombra; escono allo scoperto per la prima volta perché si sentono feriti da alcune frasi rilasciate alla stampa dal loro Mario: «Con mio fratello e le mie sorelle vado d’accordo, ci sentiamo spesso. Ma con i miei veri genitori non ho grandi rapporti. Mi hanno dato via quando ero piccolo» è il senso delle dichiarazioni.
«Ecco, vorremmo dire a Mario che gli abbiamo sempre voluto bene – è il loro sfogo ”, che abbiamo enorme gratitudine per la famiglia Balotelli che lo ha cresciuto. Ma vorremmo avesse anche con noi un rapporto di affetto. E soprattutto non abbiamo "dato via" nostro figlio; le cose sono andate in un modo che forse nemmeno Mario sa».
Eccola, allora, la storia vista dalla famiglia Barwuah, di cui oltre papà e mamma fanno parte Abigal, figlia ventenne dal viso incantevole, Enock, che già si fa valere sui campi di calcio giovanili (ma tifa Milan) e la piccola Angel. La raccontano dal salotto della loro casetta, lontana dallo sfarzo in cui si muove un calciatore di serie A. La tv rimanda le immagini di Italia-Israele under 21, ferme sullo zero a zero: ci vorrebbe proprio Mario, per sbloccare il risultato, ma è rimasto in tribuna perché ha l’influenza. «Io e mia moglie – attacca papà Thomas – siamo arrivati in Italia alla fine degli anni Ottanta, nel 1988, Palermo è stata la nostra prima tappa. Lì è nato Mario ma fin dalla nascita gli hanno diagnosticato una malformazione all’intestino: è rimasto in ospedale per tutto il suo primo anno di vita ed è stato operato».
Quando i guai fisici del futuro campione volgono al meglio, la famiglia si sposta a Bagnolo Mella, dove c’è più lavoro, ma il problema è trovar casa. «Vivevamo con un’altra famiglia africana in un monolocale – stavolta è Rose a ricordare – umido e pieno di muffa. Andai dagli assistenti sociali, feci presente che avevo un bimbo malato. Case per noi non ce n’erano; in compenso, avendo saputo che avevo un bimbo malato, mi dissero che sarebbe stato meglio affidare Mario a qualche famiglia della zona. Furono gli assistenti stessi a indicarci i signori Balotelli ». stato così che le strade del futuro bomber e della sua famiglia d’origine si sono divise. Divise per modo di dire, perché Bagnolo e Brescia, dove Mario va ad abitare, distano solo una dozzina di chilometri. E da lì in avanti più nessun rapporto? «Ma no, io lo sentivo spesso – racconta Thomas Barwuah – lo portavo a casa nei fine settimana, lo facevo stare con i suoi fratelli. Poi le cose sono cambiate col passare degli anni. I rapporti si sono fatti più freddi, dovevo andare a vederlo giocare a calcio quasi di nascosto, mi sembrava che ci tenesse a distanza. Anche adesso lui parla tranquillamente con le sorelle e i fratelli ma con noi molto meno».
Ed è questa la spina nel cuore di Thomas e Rose: «Non ci interessa che adesso sia famoso e non stiamo certo cercando soldi: quelli che abbiamo per fortuna ci bastano e se Mario si presentasse a mani vuote sulla porta di casa nostra, lo riprenderemmo con noi. Desideriamo solo che si ricordi che anche noi siamo i suoi genitori». Una vocazione che sembra non essere venuta meno soprattutto in mamma Rose. Prima dei saluti strappa una promessa: «Dite all’allenatore dell’Inter, il signor Mourinho, che tratti Mario come fosse suo figlio. Lui ne ha bisogno ».
Due famiglie
Thomas e Rose Barwuah, i genitori naturali di Mario Balotelli, con gli altri figli: Abigal, 20 anni, Enock e Angel. A destra il calciatore con i genitori adottivi (foto servizio Cavicchi)
Claudio Del Frate

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MILANO – «Mio padre è Franco, mia madre è Silvia». Mario Balotelli lo ha detto pochi giorni fa in una lunga confessione a
Sport Week: «Con i miei genitori naturali non ho mai avuto un buon rapporto.
Quando entro in casa loro dico: ciao Thomas, ciao Rose. Quando torno a casa mia e vedo Franco e Silvia dico: ciao papà, ciao mamma». A Rose e a Thomas Barwuah il 18enne giocatore dell’Inter imputa di averlo abbandonato quando aveva 2 anni, dopo essere nato con una malformazione intestinale che lo ha costretto a trascorrere lunghi periodi in ospedale. Mario vede ancora i suoi genitori biologici due o tre volte l’anno ma solo per poter incontrare i tre fratelli naturali. «Perdonarli? No. Fosse stato per loro, magari oggi sarei in Africa in qualche villaggio. Forse non sarei nemmeno vivo». L’ipotesi di Mario e dei Balotelli è che questo riavvicinamento dei Barwuah – il cognome che, spiegano all’Inter, continua a comparire, per la rabbia di Mario, nelle formazioni ufficiali perché tecnicamente il ragazzo è ancora in affido e non adottato – sia dettato soprattutto dall’opportunismo.
Dov’erano i Barwuah – è in sostanza il pensiero in casa Balotelli – quando il bambino era piccolo e sconosciuto? «Credo che se non fossi diventato Mario Balotelli non gliene importerebbe nulla», dice oggi il ragazzo. Una posizione dura, senza aperture. Non a caso nel suo sito mariobalotelli.it non si citano nemmeno i genitori naturali dai quali è nato a Palermo il 12 agosto 1990 e si parla solo della famiglia Balotelli (Franco e Silvia e i tre figli Corrado, Giovanni e Cristina) che nel 1992 lo ha accolto dandogli «tutto l’amore che si offre a un figlio o a un fratello», curandone la crescita e gli studi, assecondando la sua passione di calciatore che cominciava a giocare all’oratorio di Mompiano a 5 anni e assistendolo nella sua carriera al Lumezzane fino a quando, il 31 agosto 2006, dopo essere stato conteso anche da Barcellona e Fiorentina, non è arrivato, curato dai fratelli-manager Corrado e Giovanni, il passaggio all’Inter. E, con esso, la trasformazione da ragazzo normale in un personaggio ricco, famoso e conteso.
Anche troppo.
Alessandro Pasini