Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è un altro grosso scandalo e riguarda Ottaviano Del Turco, l’uomo che fu segretario aggiunto della Cgil ai tempi di Lama, poi segretario del Partito socialista dopo la caduta di Craxi, quindi ministro delle Finanze nel secondo governo Amato. Dal 2004 è governatore dell’Abruzzo. Ieri mattina la guardia di finanza l’ha arrestato, insieme con altri nove, per una questione di tangenti. Di Pietro, il cui partito era in giunta, ha immediatamente dichiarato che i suoi si ritireranno dal governo regionale e che bisogna andare alle elezioni. Questa decisione è stata accompagnata dalla frase: «Siamo tornati a Tangentopoli». Veltroni ha espresso solidarietà umana a Del Turco, ma anche fiducia piena nell’operato della magistratura. Berlusconi ha invece attaccato i magistrati con queste parole: «C’è la necessità ab imis di una riforma del sistema giudiziario italiano [...] Spesso i teoremi accusatori sono infondati. Mi sembra molto strana una decapitazione completa, quasi una retata, di un intero governo di una regione. Per me non ha alcuna importanza che venga colpita una parte politica o l’altra. Ma molto spesso i teoremi accusatori non vengono confermati. Serve una riforma totale, anche se le ultime riforme (cioè il lodo Alfano e la slittaprocessi - ndr) vanno nella direzione desiderata». L’Associazione Nazionale Magistrati ha protestato per le dichiarazioni del premier.
• Come mai tutti hanno detto esattamente quello che ci si aspettava? Sembra una barzelletta.
Significa che non dobbiamo tenere conto di nessuna di queste dichiarazioni e ragionare per conto nostro. Possiamo solo rilevare di passata che l’arresto di una giunta di sinistra può aver dato la sensazione a Berlusconi che ci sia spazio a questo punto per un accordo con Veltroni su una riforma di sistema. Del resto, tra sabato e domenica si sono moltiplicati – da sinistra – i segnali per una ripresa del dialogo. Quanto a Di Pietro, è evidente che punta a un bel successo elettorale in Abruzzo. Ricordiamo che l’inchiesta di Pescara nasce da una denuncia di Rifondazione, cioè la faccenda è tutta squisitamente politica.
• Vogliamo spiegar meglio in che consiste questa storia di tangenti?
E’ un affare complicato e mi provo a spiegarlo in due parole. Le cliniche abruzzesi vantavano crediti nei confronti della Regione, stiamo parlando – se non ho capito male – di roba che risale addirittura agli anni Novanta. stata decisa una procedura abbastanza banale, dal punto di vista tecnico: la Regione ha fatto un accordo con queste cliniche per una riduzione del credito al 65%, poi ha cartolarizzato le somme, cioè le ha trasformate in titoli negoziabili sul mercato e le ha vendute. Nel frattempo ha invitato le cliniche a elencare le competenze, facendosele certificare dalle Asl. Qui sarebbe il punto chiave della stortura, almeno secondo l’accusa: alle cliniche è stato concesso di autocertificarsi, cioè di non presentare pezze d’appoggio alle loro pretese. Si è anche operato – stiamo sempre riferendo quello che dice l’accusa – in modo che i saldi arrivassero in soli tre giorni. Si è infine concesso alle cliniche di fare un conto anche dei crediti futuri e si sono cartolarizzati pure quelli. L’ultimo pagamento sarebbe avvenuto lo scorso gennaio, per 14 milioni di euro, attraverso la Deutsche Bank. I dieci arrestati – tra cui l’attuale assessore alla Sanità, l’ex capo della Finanziaria che ha inventato il sistema delle cartolarizzazioni e l’assessore alla Sanità della precedente giunta di centro-destra – avrebbero intascato tangenti per sei milioni. Tutta la cartolarizzazione vale un miliardo. Ricordo che ancora domenica, in un’intervista, il ministro Sacconi ha messo l’Abruzzo tra le regioni da commissariare per l’enorme buco del comparto sanità.
• Stanno in piedi queste accuse?
Non lo so, e ribadisco che fino a sentenza sono tutti innocenti. Ieri il procuratore di Pescara, Nicola Trifuoggi (è uno di quelli che un certo giorno, quand’era pretore, oscurò le tv di Berlusconi), ha detto che Del Turco ha tentato di bloccare l’inchiesta ricorrendo al procuratore dell’Aquila. Che lo ha ricevuto e ha poi scritto un rapporto su quell’incontro, allegato agli atti.
• Male, no?
Male, ma non dimostra ancora che Del Turco e gli altri sono colpevoli di quello di cui li si accusa.
• So già che lei non è d’accordo con gli arresti.
Non sono d’accordo, infatti. Trifuoggi ieri ha detto che avrebbero potuto inquinare le prove. Ma se l’inchiesta dura da due anni, l’Espresso ci ha scritto un articolo sopra nel 2007, ancora a marzo i quotidiani raccontavano dell’avviso di garanzia... Se volevano inquinare, hanno già inquinato. Piuttosto, senza arresti e magari con un semplice rinvio a giudizio (che ancora non c’è), i giornali si sarebbero occupati della cosa? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15/7/2008]
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