Libero 15 luglio 2008, Francesco Specchia, 15 luglio 2008
L’altra faccia dell’iphone. Libero 15 luglio 2008 Lo chiamano, in uno slancio calvinista, ”The God Machine”, la macchina di Dio
L’altra faccia dell’iphone. Libero 15 luglio 2008 Lo chiamano, in uno slancio calvinista, ”The God Machine”, la macchina di Dio. E Dio (come scrive il collega Abbiati sul Giornale) mica è tenuto a render conto agli umani dei propri difetti. Perché, insomma, qualche difettuccio il Melafonino ce l’ha. Ricapitoliamo. Per il supertelefonino della Mela morsicata nel logo della Apple, la follia sprizza nell’aria; con questo diavolo d’Iphone -’oggetto tecnologico dell’anno” secondo Time- si celebra la più grande liturgia di marketing che mente umana abbia mai concepito dai tempi dell’ Ipod, del pc, dello Shuttle e della Jacuzzi, non necessariamente in quest’ordine. Giusto per snocciolare qualche cifra. Nelle prime 24 ore di lancio dell’attrezzo si sono esauriti 50mila pezzi solo in Italia. Soltanto a Roma le file ai negozi (dicono) sono iniziate mezza giornata prima, e comunque -follia per follia- sempre meglio dei giapponesi accampati per due giorni davanti allo Smartphone Apple di Tokyo, o di tal Jonny Gladwell studente neozelandese di Auckland che si è piazzato, aspettando un Godot col barbone di Steve Jobs, 60 ore prima delle vendite sotto il negozio. Nel primo fine settimana in 21 Paesi del mondo ne sono stati smerciati 1 milione di pezzi. Per non dire degli applicativi; la Apple, ufficialmente, ne vende assieme all’Iphone solo 13, giusto quelli che consentono di andare su Youtube, fare foto, ottenere Google maps, inviare sms e email, roba banalissima incorporata in un Nokia qualsiasi. Bene. In soli 3 giorni di applicativi-optional, venduti in genere a un prezzo inferiore ai 10 dollari, ne sono stati scaricati dagli App Store di tutto il globo terracqueo ben 10milioni; tra cui -spiegano i comunicati ufficiali da Cupertino- quelli ”che spaziano dai giochi a quelli di social-networking location-based, dagli applicativi rilevanti in ambito medico agli strumenti di produttività aziendale”. Strane utopie Insomma, tecnicamente, una figata, come dicono entusiasti i giovani colleghi. Un successo planetario destinato a migliorarsi dato che il mercato italiano (unico al mondo) avrebbe un grado di penetrazione della telefonia cellulare pari al 96% sul totale della popolazione, altro che crisi dei consumi. Tenete conto, poi, che l’Iphone di nuova generazione, teoricamente sa far tutto: gps, email, Internet, musica, tv e cinema, tutto tranne il caffè e i massaggi; anche se dall’ormai mitico touch screen (il ”tocco sullo schermo” che elimina la tastiera come nel film ”Minority Report”) pareva il contrario. Si tratterebbe, dunque, di un’utopia realizzata in 8 e 16 gigabyte e 9,2 millimetri, a detta dei colleghi di Repubblica e Il Giornale (testate che guarda caso riverseranno i contenuti proprio sull’Iphone). E qui abbiamo finito di ricapitolare le magie della ”Macchina di Dio”. Dove finiscono le magie del marketing iniziano le magagne dei consumatori italiani. I quali, in più di 7000, stanno firmando la petizione ”Iphone affossato” inviata direttamente a Steve Jobs per tutta una serie di motivi. Innanzitutto l’Iphone rispetto agli Usa e a quanto annunciato mesi fa (’Il nuovo IPhone, ci costerà poco più di 100 euro”, crf. Repubblica), costa un botto. Si parla di 499 e 569 euro se abbinato a piano ricaricabile Tim e Vodafone, le quali essendo duopoliste, rischiano di far cartello e di essere denunciate all’Authority. In più avrà anche i giochini, Youtube, l’Ipod ecc... ma, insomma, per essere, in fondo, un telefono, ogni chiamata richiede un master in ingegneria: è complicatissima. Com’è ci sono parse impossibili la gestione dell’inoltro degli mms inviati da altri e quella degli sms (cioè le foto). Poi abbiamo capito: non sembrava, era impossibile. Le suddette funzioni sull’Iphone non esistono. Uno dice: vabbè, ma con l’Iphone 2.0 navighi in Internet che è una bellezza. Vero. Ci navighi dappertutto, tranne che in Italia. Perché con l’attrezzo molte operazioni funzionano solo se connesse a rete wi-fi; ed essendo, da noi, la copertura senza fili presente essenzialmente nelle aree metropolitane, c’è il serio rischio che a Cesenatico o sulla Sila sorgano problemi. Eppoi perché vedersi Youtube (circa 25mb a video) e scaricarsi un file musicale (3mb) consumandosi tutto il credito, quando si può fare per meno della metà, da casa? Mah. In più la batteria è scarsa: meno di 5 ore, e per cambiarla occorre un punto vendita. Doppio mah. Il caso zibri Insomma, personalmente dobbiamo ringraziare l’Iphone solo per averci regalato Zibri, l’hacker italiano 37enne con la faccia di Camoranesi e mai laureatosi (come Bill Gates) che l’anno scorso entrò nel mito per essere riuscito a craccare l’Iphone appena sfornato. Craccare significa ”agire sulle protezioni di un programma in modo da permetterne un uso illegale, senza le necessarie licenze”. Zibri riuscì ad eludere, in un garage, con un vecchio pc, le difese della Apple, sbloccò il supetelefonino con un software che mise gratuitamente in Rete e che fu scaricato da 4,2 milioni di utenti. Zibri lasciava come segno di riconoscimento una ”Z”, come Zorro. La ”macchina di Dio” si piegò al suo talento. Francesco Specchia