Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è un disco di grande successo che gira per il mondo. E non viene da Sanremo...
• Ah no? E da dove viene?
Dalla Germania. Anzi dal Liechtenstein. E non è un disco di musica. Sono nomi, cognomi e cifre. Evasori fiscali. Gente che mette in piedi una fondazione fittizia e le intesta un conto in una banca del Liechtenstein. Il Liechtenstein ha, con alcuni paesi (tra cui la Germania), un accordo per cui deve render noti i nomi dei clienti che gli portano i soldi. Ma quelli non sono clienti, sono fondazioni e gli accordi nulla dicono a proposito delle fondazioni! E le fondazioni godono ovunque di un regime fiscale agevolato perché non hanno fini di lucro.
• Che diavolo è una fondazione?
Quando non ci sono imbrogli, la fondazione è una società che serve a gestire qualche attività benefica. Per esempio, lei eredita cento quadri, non ha bisogno di venderli, non vuole specularci sopra, ma desidera farli vedere al mondo. Costituisce una fondazione, conferisce alla fondazione i quadri, redige uno statuto secondo le regole previste dalla legge e mette in piedi un’attività culturale meritoria sulla quale il fisco la lascia in pace. Pensi un po’: in Liechtenstein, che ha 30 mila abitanti, ci sono 60 mila fondazioni!
• E come mai i nomi di queste fondazioni e dei loro proprietari stanno scritti su un disco?
E’ una storia divertente. Nel 2001 la Lgt Treuhand, banca del principe regnante Hans-Adam II (l’uomo più ricco d’Europa e quinto nel mondo), voleva informatizzare l’archivio e assunse per questo un signore di 35 anni, di nome Heinrich Kieber. La Banca non lo sapeva, ma nel 1996 a Barcellona Heinrich aveva truffato, nel corso di una transazione immobiliare, 600 mila franchi svizzeri. Gli spagnoli chiesero di arrestarlo nel 2003. Kieber si rivolse alle autorità del Liechtenstein e pretendeva due passaporti falsi. Disse di essere in possesso di informazioni riservate sugli evasori fiscali di mezzo mondo. Se non l’avessero accontentato, le avrebbe divulgate. Le autorità del Liechtenstein – un paese che ha un parlamento di 25 deputati e una forza di polizia formata da 59 agenti – gli controproposero un processo da cui sarebbe uscito più o meno pulito. Kieber accettò. Quelli lo condannarono per finta a un anno con sospensione della pena e lo lasciarono libero. Lui gli consegnò i dati. Ma, dopo pochi anni, eccolo rispuntare fuori.
• Aveva una copia dei dati.
Ovviamente. Li ha offerti a mezzo mondo e alla fine li hanno comprati i tedeschi. Quattro milioni e duecentomila euro. Gli inglesi ci hanno aggiunto altre cento sterline. Gli americani pure hanno messo qualcosa. Il passaporto falso, a Kieber, glielo hanno dato proprio i tedeschi: sul dischetto non ci sono solo i versamenti degli evasori, ci sono anche i movimenti di denaro sporco provenienti dai traffici di droga, armi, prostitute, commercio d’organi, tratta di bambini, ecc. Cioè, a quanto si sa, mafia russa e Balcani.
• Italiani?
Un centocinquanta nomi, e tra questi, a sentire quello che dice Visco, qualche personaggio famoso e anche qualche politico. I tedeschi sono mille e cinquecento e alcuni di questi si sono precipitati a confessare e a pagare. In Germania, dove c’è il lotto più consistente, contano di metter le mani su quattro miliardi di euro evasi. Hanno già messo in galera Klaus Zumwinkel, amministratore delegato della Deutsche Post, gigante della logistica. probabile che ci saranno accordi per far qualcosa contro i paradisi fiscali, che sono obiettivamente i complici principali di evasori e malavita. Il Fondo monetario ne ha elencati dodici: Andorra, Cipro, Gibilterra, Guersney, Irlanda, l’Isola di Man, Jersey, il Lussemburgo, Malta, Montecarlo e la Svizzera. Oltre naturalmente al Liechtenstein. Hanno dimenticato Madeira. E presto alla lista potrebbe aggiungersi il Kosovo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/2/2008]
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