La Stampa 28 febbraio 2008, GUIDO RUOTOLO, 28 febbraio 2008
L’università dei parenti. La Stampa 28 febbraio 2008. Il passaparola non ha sortito effetti. Conoscete qualche studente della «Jean Monnet»? Panico, silenzio, imbarazzo
L’università dei parenti. La Stampa 28 febbraio 2008. Il passaparola non ha sortito effetti. Conoscete qualche studente della «Jean Monnet»? Panico, silenzio, imbarazzo. E dire che gli interlocutori hanno radici profonde e sensori molto attivi in questa città. Belvedere di San Leucio, il Real Sito, una «colonia d’artisti stabilita nel 1789 - così scriveva Ferdinando Patturelli nel 1826 - dall’Augusto Ferdinando (IV di Borbone, ndr) per promuovere fra noi la manifattura della seta». Uno spettacolo di storia e di architettura emozionante. Qui ha oggi sede la direzione della facoltà di «Studi politici per l’alta formazione europea e mediterranea Jean Monnet», che è stata assorbita dalla seconda Università di Napoli. Uno scandalo: questa facoltà risponde, per dirla con una «gola profonda» dell’Ateneo casertano, a due domande: «Sistemare i parenti e succhiare fiumi di milioni di euro in cambio di (pochissime) lauree, attestati di aggiornamento professionale e partecipazione a master». Giudizio pesante, sul filo della diffamazione. Resta però il fatto che esposti partiti da qui sono arrivati all’Alto commissariato anticorruzione che, sulla base di un’attività ispettiva, ha inviato un primo rapporto al ministero per l’Università e alla Corte dei Conti. Dire che questa facoltà ha annoverato tra i suoi collaboratori eminenti personalità come Mario Scaramella, il mitico consulente della Mitrokhin, amico di Aleksandr Livtinenko, l’ex colonnello del Kgb ucciso a Londra, che da poco ha riconquistato la libertà dopo una lunga parentesi tra le quattro mura di una cella di un carcere italiano, è già un indizio per capire l’«anomalia» di questa università. I piatti forti della «Jean Monnet» sono però ben altri: 1) le sue casse vengono direttamente alimentate dalla Finanziaria. Trasferimenti diretti che non passano attraverso il finanziamento dell’Ateneo; 2) nata da poco, la facoltà vanta già percentuali di abbandoni (intorno al 40%) e cali di immatricolazione (30%) che dovrebbero far allarmare; 3) il 50% del corpo docente è parente di (esponenti politici, del mondo forense e accademico); 4) c’è un professore che, pur non avendo i titoli, è inquadrato come ordinario. Si chiama Gennaro Terracciano, il professore. Ex magistrato del Tar, docente di Diritto finanziario comunitario, di Contabilità dello Stato, Diritto amministrativo, nel 2006 vince il concorso per un posto di professore ordinario alla «Jean Monnet». Giudizi contrastanti tra i componenti della commissione: «Il candidato non appare meritevole di essere preso in considerazione ai fini della procedura»; «Non è possibile valutare gli scritti in quanto, al di là della scarsa pertinenza delle tematiche, non risulta determinabile l’apporto individuale del candidato». Ma il punto non è questo: l’Alto commissariato anticorruzione ha richiamato l’attenzione del ministero sul fatto che Terracciano sia stato inquadrato come professore ordinario senza provenire dal mondo accademico, in forza di disposizioni dedicate a poche eccellenti persone. Per la nomina ha protestato anche l’Associazione professori di diritto amministrativo: «Non si può consentire il transito dal ruolo dei docenti a quello dei professori ordinari». Terracciano ha, evidentemente, santi in paradiso (è anche consulente del governatore della Campania, Bassolino). Come li hanno il 50 per cento dei «colleghi» di Terracciano: cinquanta docenti, altri 32 ricercatori prossimi all’assunzione per 360 studenti. Il rapporto è di un insegnante ogni quattro allievi (secondo la direttiva ministeriale, un corso deve avere una platea di 100 studenti e non di uno studente per un professore, come in un caso alla «Jean Monnet»). Dunque, i santi in paradiso degli insegnanti di San Leucio. Figli di politici, certamente bravissimi e meritevoli docenti. Però il sospetto rimane. Si va da Carmine Petteruti, figlio del sindaco di Caserta, (che offre gratuitamente la struttura di San Leucio) ad Antimo Cesaro, figlio del parlamentare forzista Luigi. Da Laura Lamberti e Salvatore Losco, figli di parlamentari Pd, a Maddalena Zinzi, figlia dell’ex sottosegretario alla Sanità ed ex presidente del Consiglio regionale della Campania, ora parlamentare Udc, a Gianmaria Piccinelli, preside di questa facoltà, figlio di un ex deputato Dc. E poi c’è Tommaso Ventre, figlio dell’eurodeputato forzista Riccardo. Saranno stati i padri a garantire che la facoltà riceva finanziamenti diretti, «per legge», da Roma? Nella Finanziaria per il 2005, 2 milioni, temporaneamente ridotti nel 2006 e, quest’anno, grazie all’emendamento presentato dal senatore Roberto Manzione, «ripristinati» con un finanziamento di 1,5 milioni «a decorrere dal 2008». Il senatore ex Ulivo la racconta così: «Nella prima Finanziaria di Prodi, per quella Facoltà, che ebbe i primi finanziamenti dal governo Berlusconi, furono chiusi i rubinetti. Loro scrissero a tutti, dal Capo dello Stato al presidente del Senato. Ho posto questo problema ai colleghi: o la cancelliamo o ripristiniamo i finanziamenti». E della squadra di docenti figli di? «Nulla so». GUIDO RUOTOLO