Avvenire 28 febbraio 2008, LEONARDO SERVADIO, 28 febbraio 2008
Scuola italiana, serve più ortografia. Avvenire 28 febbraio 2008. Non è una presa di posizione politica né una scelta di parte: do cente di lingua e letteratura in un liceo scientifico torinese nonché scrittrice di successo, la Mastroco la esprime quello che sembra un sentimento diffuso tra gli inse gnanti, sia tra chi apprezza, sia tra chi avversa il Presidente francese, perché questi «solleva un proble ma che qui da noi, pur già in pie na campagna elettorale, nessuno tocca
Scuola italiana, serve più ortografia. Avvenire 28 febbraio 2008. Non è una presa di posizione politica né una scelta di parte: do cente di lingua e letteratura in un liceo scientifico torinese nonché scrittrice di successo, la Mastroco la esprime quello che sembra un sentimento diffuso tra gli inse gnanti, sia tra chi apprezza, sia tra chi avversa il Presidente francese, perché questi «solleva un proble ma che qui da noi, pur già in pie na campagna elettorale, nessuno tocca. Lì si parla di qualità cultura le della scuola, della sua impor tanza per il futuro del Paese, qui si ha l’impressione che se ne parli solo per ragioni sindacali, all’oc correnza quale mero bacino di voti… ». In visita alla cittadina di Périgueux il 15 febbraio, Nicolas Sarkozy ha enunciato una serie di principii ai quali chiederà che il ministero competente adegui i programmi dal prossimo anno scolastico. Già nel 2006, sia Sarkozy, sia la Ségolè ne Royal avevano messo la scuola al centro della campagna elettora le; oggi il Presidente annuncia di voler passare dai proclami all’a zione, perché nei primi anni di scuola «ci si gioca il futuro dei bambini e dell’intera nazione». E parte dalla scuola materna, in cui si dovrà apprendere la lingua par lata: i bambini di età prescolare sono troppo piccoli per scrivere, ma non per cominciare a «parlare correttamente». Al centro della scuola primaria si porranno due cardini. Il primo: l’apprendimento del francese, basato sulla ricchez za di vocabolario («strumento di libertà»), sull’ortografia («tiene in piedi la lingua») e sulla grammati ca («l’inizio di ogni pensiero»), co minciando da «soggetto, verbo, complemento». Il secondo: l’ap prendimento della matematica, favorendo il calcolo a mente e «la soluzione di problemi legati alla vita reale». Per Sarkozy «l’abban dono dell’insegnamento morale non è stato un progresso» e si do vrà tornare «all’apprendimento delle regole del buon comporta mento, alla conoscenza e al rispet to dei valori e degli emblemi della Repubblica francese» mentre i più grandi dovranno «conoscere le re gole elementari dell’organizzazio ne della vita pubblica, il rifiuto delle discriminazioni, la democra zia rappresentativa… e in questo s’iscrive l’iniziazione dei bambini al dramma della Shoah». Infine, si dovrà evitare «qualsiasi tipo di e spressione gergale» nella formula zione dei programmi. Siamo nel campo delle cose scon tate? «Non conosco i problemi della scuola francese – chiosa ancora la Mastrocola – ma in Italia questi argomenti non paiono banali. Le conoscenze di base in molti ragaz zi sono evanescenti: quando in prima liceo si svolgono i dettati, molti commettono errori ortogra fici e circa i due terzi non sono pa droni della grammatica. Sono strumenti che si dovrebbero ac quisire alle elementari, e non solo tramite spiegazioni, ma con reite rati esercizi. Se no, è difficile impossessarsi delle strutture linguistiche e, mancando queste, si nota no carenze di logica che si riflettono anche nell’apprendi mento della matematica. Forse si è privi legiata in ec cesso la spon taneità: col che non dico sia auspicabile tornare indietro, occorre qualcosa di total mente nuovo, che superi le vec chie rigidità ma anche il permissi vismo. E questo vale anche per i comportamenti sociali….». Tra le proposte del Presidente francese c’è pure di reintrodurre il saluto alla bandiera. «Non mi pia ce Sarkozy – afferma Bianca Pit zorno, la maggiore autrice italiana di libri per giovanissimi – ma da quando un certo leader di partito ha detto cose irripetibili sulla no stra bandiera, penso che renderle omaggio abbia senso. I ragazzi hanno bisogno di gesti rituali». Scrittrice di professione, la Pitzor no vede il mondo della scuola pri maria attraverso le lettere che le giungono. «Ne ricevo dalla metà degli anni Settanta: ben scritte, con proprietà di linguaggio, e con qualche ragazza ho corrisposto a lungo. Ma sono giovani che ama no leggere, non so quanto rappre sentativi della generalità degli stu denti. Noto che negli ultimi dieci anni il tono delle lettere è cambia to: molti scrivono solo per chiede re l’autografo, hanno saputo di me da qualcuno ma non hanno letto i miei libri. Mi sono capitate persi no alcune laureande in lettere che, pur chiedendomi di aiutarle per la tesi incentrata sulla mia opera, non ne aveva no letto nulla. In pratica pre tendevano che fossi io a scri vergliela e, quando ho ri sposto picche, una ha prote stato: ’non vuole aiutarmi a realizzare il mio sogno di diventare inse gnante’… ». La capacità dei docenti è uno dei punti qualificanti dell’inter vento di Sarkozy, che vuole siano valutati non più una volta ogni quattro anni, come avviene ora in Francia, bensì ogni due anni: e non «per la capacità di applicare questa o quella circolare, ma per i progressi fatti dai fanciulli loro af fidati… Il metodo m’è indifferen te, contano i risultati». In Italia, riferisce Anna Oliviero Ferraris, docente di psicologia dello sviluppo all’università La Sa pienza di Roma, «pedagogia e di dattica per un certo periodo sono state imposte attraverso griglie. meglio invece badare alla forma zione dell’insegnante, lasciando libertà di scelta del metodo. chiaro che se i bambini nelle pri marie si abituano a riempire formulari con le crocette, difficil mente impareranno a parlare. Co sì capita che arrivino all’Univer sità studenti che non solo non sanno esprimersi ma, per carenza di basi logiche, neppure sanno leggere una statistica. Forse nelle scuole primarie ci si perde in trop pi progetti tematici (che sono fi nanziati ad hoc) e a volte si trala scia l’istruzione di base. Questa ri chiede anche un lavoro mnemo nico, senza il quale non si appren de l’ortografia né la grammatica: ma è provato che la memorizza zione favorisce il formarsi di sina psi e quindi aiuta lo sviluppo del l’intelligenza ». Molto scalpore ha suscitato la pro posta di Sarkozy, che i ragazzi di V elementare «adottassero» un coe taneo che fu vittima della Shoah. La socialista Veil è insorta: «Non si può chiedere a un bambino di identificarsi con un morto». E nel frattempo, ieri, l’Eliseo ha reso no to che il presidente ha abbando nato questo progetto, però con l’impegno di trovare il modo di approfondire questa lezione della storia. «Non è questo il punto – ri batte la Oliviero Ferraris ”, si tratta di tenere viva l’identità delle vitti me della violenza e di restituirgli la dignità. Ma era una richiesta diffi cile, e caso le modalità andavano lasciate alla libera scelta dell’inse gnante e delle famiglie, dalla cui sensibilità dipenderà il saper gui dare ogni eventuale ’adozione’». LEONARDO SERVADIO