Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Denise Pipitone è morta, il suo cadavere è stato tenuto in un frigorifero, poi un uomo che fa di mestiere il killer l’ha preso e gettato in mare al largo di Palermo.
• Ho sentito in televisione che la mamma non ci crede.
Bisogna capire la disperazione di una madre a cui è stata portata via la figlia di quattro anni e che aspetta da tre anni e tre mesi di rivederla. Che cosa può averla aiutata a vivere, in questo periodo di tempo, se non la certezza che la bambina è viva? Per questo non può arrendersi alla storia che sta venendo fuori e che demolisce l’unica verità che le interessa: non quella sui nomi degli assassini, ma quella sulla figlia, che possa riaverla, che possa riabbracciarla.
• Invece la bambina è sicuramente morta? Pensa che a questo punto non ci siano dubbi?
La storia è ancora parecchio confusa, ma l’unica cosa chiara sembrerebbe proprio il finale. C’è una donna che si trova per le mani il cadavere della piccola e che lo chiude in frigorifero. C’è un uomo che arriva, chiamato dalla donna. Quest’uomo a un certo punto estrae il corpicino dal frigo e lo mette in una borsa da calcio. Poi sale su una barca, o su un traghetto, e va al largo di Palermo. Qui getta la borsa in mare. Se questo è il finale, la parte precedente del film, quella che comincia il 1° settembre 2004 poco prima di mezzogiorno in via Donato La Bruna a Mazara Del Vallo, è ancora tutta da capire. Le domande principali son chi ha rapito Denise e perché? Come ha fatto Denise ad arrivare in casa della donna? Questa casa era a Mazara, era a Marsala o era a Palermo? Quanto tempo era passato dal momento del sequestro al momento della consegna della bambina alla donna? Ore? Giorni? Settimane? La donna è andata a Palermo con la bambina viva e, giunta a Palermo, la bambina è morta e allora ha chiamato il killer? La donna è rimasta a Marsala, qui le è morta la bambina, ha chiamato il killer e intanto ha messo il corpicino nel frigo, poi il killer è arrivato a Marsala, ha messo il cadavere nella borsa da calcio ed è tornato a Palermo con quel peso poggiato sul sedile posteriore o sul portabagagli? E soprattutt perché, perché, perché?
• Chi sono il killer e la donna?
Cominciamo dal killer. Si chiama Giuseppe Dassaro. Lo scorso aprile Giovanni Melluso, un camorrista famoso per essere stato il principale accusatore dell’innocentissimo presentatore Enzo Tortora (una storia di 23 anni fa), lo incarica di sopprimere una ragazza svizzera che gli dà fastidio. Dassaro butta la donna – Sabine Maccarone, di 39 anni – in un pozzo di Mazara del Vallo. La polizia ricostruisce correttamente quell’omicio e, a luglio, Dassaro si costituisce. In carcere dice di sapere qualcosa sulla storia di Denise. Lo interrogano e racconta di sicuro la parte che gli compete e forse parecchie altre cose che gli inquirenti conoscono, ma noi ancora n i complici accusati del sequestro e del delitto sono almeno sei. Tendo a credere alla storia del corpo buttato al largo di Palermo soprattutto per via del particolare relativo alla “borsa da calcio”. Mi pare difficile inventare un dettaglio simile. E poi Dassaro, a questo punto, che interesse avrebbe a raccontare una storia falsa? Quanto alla donna si chiama Rosalba Pulizzi ed è la zia della bambina. Suo fratello Pietro è il padre di Denise. Denise è nata da una relazione della signora Piera Maggio con quest’uomo. La zia è indagata non si sa se per sequestro o omicidio. La piega che hanno preso le indagini sembrerebbe escludere gli zingari o le bande che per professione commerciano in bambini. L’ipotesi che si vede in filigrana è quella degli odi famigliari.
• Rosalba Pulizzi odiava chi, e perché?
Non si può rispondere in questo momento. Fino ad oggi gli investigatori hanno dato molta importanza a un’altra donna, una ragazza di nome Jessica che all’epoca del sequestro era minorenne, aveva appena 17 anni. Jessica è la figlia nata dal primo matrimonio di Pietro Pulizzi e si suppone che avesse concepito un forte odio per Piera Maggio, la donna che, a suo modo di vedere, le aveva sfasciato la famiglia. C’è un’intercettazione in cui la si sente dire alla madre: «T’a ddiri ’na cosa, io ’a casa ci a purtai». Erano passati dieci giorni dal sequestro. Si potrebbe immaginare (soltanto immaginare) che Jessica, per fare un dispetto, abbia preso la bambina profittando di un attimo di distrazione della nonna e che poi, non sapendo che fare, l’abbia consegnata a sua zia Rosalba. Ma non è una sequenza che, detta così, spiega molto.
• E questo Pietro Pulizzi padre di Denise? Che fa adesso?
S’è rimesso con Piera Maggio, la madre della bambina. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/12/2007]
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