Andrea Garibaldi, Corriere della Sera 11/12/2007, 11 dicembre 2007
ROMA – Nichi Vendola, dicono che lei sarà il nuovo leader della Cosa rossa, della Sinistra arcobaleno
ROMA – Nichi Vendola, dicono che lei sarà il nuovo leader della Cosa rossa, della Sinistra arcobaleno. «Ho 49 anni, mi considero vecchio. Quanto sforzo per leggere la realtà con gli occhi dei giovani...». All’assemblea di domenica, dove è nata la Federazione tra Rifondazione, Comunisti italiani, Sinistra democratica e Verdi, lei ha preso più applausi di tutti. «Il successo di ieri è figlio dei successi dell’altro ieri». Già: a sinistra, è l’uomo del miracolo. In Puglia, alle primarie, ha battuto il candidato riformista e poi, alle regionali, il governatore uscente, di Forza Italia. «Sì, ma il problema è che noi non siamo il Partito democratico». Com’è il Pd? «Hanno deciso una leadership e l’hanno offerta alla consultazione popolare. La democrazia non è una partita di calcio dove scende in campo un giocatore e il popolo tifa. Noi siamo per l’invasione di campo. La gente deve giocare. La leadership verrà». Il Pd resta un interlocutore. «Il nostro interlocutore fondamentale » E la deputata Binetti che vota contro la fiducia al governo? «Una storia indecorosa. Come si possono invocare problemi di coscienza o di fede di fronte a qualunque discriminazione?». Dovrebbe essere espulsa dal Pd? «Dopo un episodio così, in un partito sarebbe necessaria una discussione libera, vera, chiara». La sinistra arcobaleno dovrebbe stare al governo o all’opposizione? «Il riformismo ha assunto il governare come dimensione necessaria. E la mutazione genetica incarnata dal Pd comporta il rinsecchimento della democrazia in una società di consumatori. La sinistra radicale, al contrario, vive come naturale l’opposizione. Due miti deboli». Invece? «Atteggiamento laico: di volta in volta, in base ai rapporti di forza e alla situazione sociale, scegliere la postazione più utile per gli interessi che vogliamo rappresentare». Quali interessi? «Il mondo del lavoro. E quello dei giovani». Cosa pensa dell’intervista di Bertinotti sul fallimento dell’Unione? «Ha fotografato la situazione. Il voto di fiducia richiesto dal governo sul welfare è stato un atto di supponenza, una fuga dalla sostanza, dai lavori usuranti, dalla precarietà...». Bertinotti e Rinaldini sono stati contestati al corteo dei lavoratori a Torino. «Ciò che accade nella discussione politica appare distante e ciò che esplode rabbiosa è la sensazione di solitudine. La politica deve tornare a essere fonte di civiltà, di pedagogia». Quindi, cosa dovrebbe fare un leader della sinistra arcobaleno? «Innanzitutto, una parola d’ordine: l’inviolabilità della vita e dell’essere vivente. Il valore della vita sta sopra alla dimensione statuale, all’ideologia ». E poi? «Due esempi: diffonderei l’alfabetizzazione tecnico scientifica fra le nuove generazioni. Aiuterei le imprese a intendere i tempi nuovi dell’integrazione planetaria dei mercati, a uscire dall’assistenzialismo vizioso». giusto trattare con Berlusconi sulla riforma elettorale? «Sulle grandi riforme si deve trattare con tutti. Penso che Berlusconi sia un politico vero, rappresenta gli animal spirits del nostro tempo. Invece è stato considerato il demonio, abbiamo rischiato di finire dall’esorcista». Le dispiace per l’abbandono di falce e martello? «Il tempo della nostalgia è esaurito. In una fase completamente nuova niente è più scontato, i modelli sono tutti franati, c’è bisogno di simboli che evocano speranza». Cosa ha imparato facendo il governatore della Puglia? «A trovare l’equilibrio fra gli interessi contrapposti. Ho un rapporto prolifico con la Confindustria e con i costruttori».