Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Si è ritirato, con voto unanime, l’unico soggetto interessato all’acquisto di Alitalia, cioè la società Cai, presieduta da Roberto Colaninno e costituita apposta, su incitamento di Berlusconi, per questa operazione. La compagnia è adesso in liquidazione e senza compratori, una combinazione che prelude a un solo sbocco: il fallimento. Il fallimento funziona così: il commissario porta i libri al giudice, il giudice, esaminate le carte, appura che effettivamente non c’è possibilità di continuare, nomina quindi un curatore (può essere lo stesso liquidatore) e questo curatore si occupa da quel momento in poi solo di rimborsare, per quanto possibile, i creditori, cioè quelli che devono avere soldi dal fallito e sono rimasti col cerino in mano. I lavoratori a quel punto non saranno che dei creditori come gli altri, e sia pure privilegiati. Andranno in cassa integrazione e poi, se non trovano un’alternativa, resteranno senza lavoro.
• Non è che la differenza tra liquidazione e fallimento mi sia chiarissima.
Il liquidatore agisce di solito in nome dei padroni dell’azienda (che lo hanno incaricato di liquidare) e tiene una condotta morbida. Può ancora sperare – perché la legge glielo consente – di uscire dallo stato di liquidazione e riprendere a pieno titolo l’attività. Può continuare a far funzionare l’azienda mentre liquida, e infatti Fantozzi ha già detto che finché ci sarà carburante andrà avanti e gli stessi sindacati che si sono opposti a Cai, e in passato tante volte ci hanno fatto impazzire con i loro scioperi, adesso si dicono disposti a continuare senza stipendio purché Alitalia vada avanti. In teoria, anche se gli aerei smettessero di volare si potrebbe mantenere lo stato di società in liquidazione, ma dovrebbe allora esserci una ragionevole speranza di saldare i creditori magari con qualche concordato. Non è questo il caso e infatti, tra una ventina di giorni, se non sarà apparso un compratore e non ci saranno più soldi, Fantozzi chiederà al giudice di nominare un curatore fallimentare.
• A quel punto?
A quel punto cambia tutto perché il curatore fallimentare, liberatosi di tutti i lavoratori (19 mila persone) che vanno in mobilità, venderà gli asset per pagare i creditori e potrebbe dare inizio anche ad azioni di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori di Alitalia, una decina di personaggi al servizio dei partiti la stragrande maggioranza dei quali è destinata in quel caso a passare guai seri per il modo con cui ha gestito l’azienda.
• Come si spiega l’esultanza dei lavoratori alla notizia del ritiro di Cai? Il fallimento gli sta bene?
Tre spiegazioni possibili e forse un po’ vere tutt’e tre. Fatto il confronto tra l’offerta Cai e quella della mobilità, i lavoratori hanno constatato che è meglio la mobilità: sette anni con lo stipendio all’80 per cento, i contributi versati e la possibilità di integrare l’assegno facendo qualche lavoretto in nero. Sacconi ieri ha detto che la copertura dello Stato non può essere a questo punto della stessa entità, ma forse è tardi per discorsi simili. possibile che si dovessero promettere meno ammortizzatori fin dall’inizio, in modo da rendere Cai abbastanza forte. Seconda spiegazione: i piloti e i loro amici credono di sapere che a questo punto subentrerà un nuovo compratore, Lufthansa o magari Aeroflot. Ho sentito una dichiarazione del capo-pilota Berti che si metteva nelle mani del presidente del Consiglio. Mah. Terza spiegazione: siccome la fine di Alitalia è inconcepibile, credono che alla fine lo Stato interverrà. Infatti essi, in fondo in fondo, desiderano ardentemente solo questo, tornare con lo Stato e spremerlo.
• Un compratore non potrebbe materializzarsi sul serio?
Potrebbe, certo. Chi lo sa? Sarebbe però sempre un privato, cioè uno non disposto a buttare i soldi della finestra. Spinetta a marzo non voleva forse l’atto di sottomissione dei sindacati, esattamente come Colaninno adesso? Allora fece fuoco e fiamme Bonanni. Adesso Berti ed Epifani. Anche Lufthansa chiederà ai sindacati di non rompere. Se pagherà più di Cai, pretenderà più di quello che ha preteso Cai. Ovvio, no?
• Ma non è terribile che ci siano ventimila persone a spasso?
Il sito del Corriere ha chiesto ieri, con un sondaggio, se lo Stato deve intervenire o no. «No, non deve intervenire» ha risposto il 91,3 per cento. Poi ha chiesto se Alitalia deve fallire o no. «Sì, deve fallire» ha risposto l’82,3 per cento. I lavoratori di Alitalia e i loro rappresentanti sindacali dimenticano quanto hanno tormentato gli italiani negli ultimi vent’anni con le loro pretese e i loro scioperi, del tutto incuranti del pubblico che dovevano servire e dei cittadini che intanto li mantenevano alla grande. A un certo punto, bisognerebbe che se lo ricordassero. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/9/2008]
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