Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  settembre 19 Venerdì calendario

La Stampa, venerdì 19 settembre Se fosse vissuta oggi, sarebbe Angelina Jolie o Britney Spears, una delle tante giovani celebrità con molti soldi, troppi amanti e i fotografi perennemente sotto casa

La Stampa, venerdì 19 settembre Se fosse vissuta oggi, sarebbe Angelina Jolie o Britney Spears, una delle tante giovani celebrità con molti soldi, troppi amanti e i fotografi perennemente sotto casa. Ma Ann Cargill visse alla fine del Settecento, un secolo nel quale in Inghilterra dare scandalo poteva costare caro. La più grande cantante lirica della sua epoca morì a soli 24 anni, nel naufragio al largo della Cornovaglia della nave sulla quale era stata caricata a forza per ordine del primo ministro William Pitt. Due subacquei hanno ora ritrovato il relitto, rispolverando dall’oblio un’affascinante storia con tutti gli ingredienti giusti: una giovane donna bella, libera e perseguitata, un bambino misterioso e - ovviamente - un tesoro perduto. Ann Cargill era nata nel 1760 e a 11 anni già cantava al Covent Garden nel ruolo di Titania nel «Fairy Prince» di George Colman. Le cronache dell’epoca dicono che avesse una splendida anche se ancora acerba voce, e un corpo altrettanto promettente. A 15 anni era Clara in «The Duenna» di Richard Sheridan, acclamata da un pubblico sempre più in delirio. Fu circa a metà del calendario di rappresentazioni previsto che Ann fuggì con il suo primo amore, il produttore di polvere da sparo e commediografo a tempo perso Miles Peter Andrews. Lo scandalo fu enorme e il padre di Ann ottenne una ingiunzione da un tribunale per riportarla a casa. Invano, perché lei scappò di nuovo. In quello stesso autunno ottenne un ruolo da primadonna, quello di Polly nell’«Opera del mendicante» di John Gray. Sempre deciso a rimettere in riga la figlia, il padre la intercettò all’ingresso del teatro, accompagnato da alcuni amici. Ma quando la voce che Ann non avrebbe cantato si sparse nella sala, gli spettatori uscirono, la liberarono e la scortarono sul palcoscenico. Ann passò da un successo e da un amante all’altro, accumulando grazie al teatro una fama sempre più vasta e, grazie agli uomini, una collezione di gioielli, pietre preziose e perle impressionante. Ma era anche brava. A 19 anni guadagnava come cantante dieci sterline a settimana: una somma enorme per l’epoca, più alta dei futuri cachet della Callas o della Sutherland. Nel 1781 conobbe Mr. Cargill, uno scozzese che bazzicava i teatri da dilettante e che si faceva chiamare Doyle per sfuggire ai creditori. Doveva avere anche qualche virtù, perché Ann si ripresentò in palcoscenico - dopo l’ennesima fuga, questa volta a Edimburgo - facendosi chiamare la signora Cargill, anche se non esiste prova di un vero matrimonio. Si faceva la coda per assistere ai suoi spettacoli, soprattutto nelle popolari commedie a genere invertito, nelle quali le donne interpretavano i ruoli degli uomini e viceversa. Andò in tournée a Liverpool e in altre città dell’Inghilterra dove era stata preceduta dalla sua fama e tornò a Londra con un nuovo amante, che lavorava per la East India Company a Calcutta. Nel 1783 anche Ann era in India, ad esibirsi «per l’incredibile somma di 12 mila rupie a serata» nei teatri coloniali. Ma in Inghilterra non l’avevano dimenticata, soprattutto nelle aule del Parlamento. Il primo ministro William Pitt le dedicò un discorso alla Camera dei Lord, affermando: «Le immacolate spiagge dell’India non devono essere lordate da una commediante». Ann Cargill si trovava a Calcutta quando le arrivò l’ingiunzione di tornare in patria come deportata, anche se di lusso. Si imbarcò su una nave che portava il nome dell’opera di Henry Carey, «Nancy», un brigantino da dieci cannoni. Caricò a bordo la fortuna che aveva accumulato in soli 14 anni di carriera: gioielli, diamanti, monete d’oro per un valore complessivo di 200 mila sterline dell’epoca, corrispondenti a 12,4 milioni di sterline attuali, 15 milioni di euro. E nella sua piccola cabina salì anche un misterioso bambino, forse il figlio del suo amante di Calcutta. La «Nancy» arrivò all’imbocco del Canale della Manica nella peggiore tempesta che si fosse mai vista. All’epoca non c’era il faro di Bishops Rock a segnalare le pericolose scogliere delle Scilly. Il brigantino finì su qualche secca e prima che affondasse ci fu modo di imbarcare tutti i 49 passeggeri sulla lancia, ma non servì a nulla e tutti perirono. La tempesta durò una settimana e solo quando il mare si placò le onde portarono su una spiaggia delle isole i segni del naufragio. Le barche inviate in soccorso non trovarono superstiti. Il corpo di Ann si arenò dopo qualche giorno, ma all’inizio nessuno la riconobbe e fu sepolta in una fossa senza nome, per essere riesumata dopo che la notizia arrivò a Londra. Ora è sepolta a St Mary’s, la capitale dell’arcipelago. I sommozzatori Ed Cumming e Todd Steven, che hanno ritrovato dopo lunghe ricerche il relitto della «Nancy», hanno annunciato che se recupereranno il tesoro di Ann lo consegneranno alla comunità di St Mary’s, nella speranza che venga usato anche per erigere un piccolo mausoleo che ricordi la cantante. I marinai dicono che il suo fantasma, con il bimbo in braccio, si vede ancora spesso tra le scogliere delle Scilly. E, facendo un po’ di attenzione, si può ascoltare la canzone che continua a cantare: una dolce ninnananna. Vittorio Sabadin