Note: [1] Manuela Dviri, La Gazzetta dello Sport 19/9/2008; Davide Frattini, Corriere della Sera 11/10/2007; Lally Weymouth, Newsweek/Lཿespresso 2/2/2006; [2] Davide Frattini, Corriere della Sera 11/10/2007; [3] Davide Frattini, Corriere della Sera 2/6/20, 19 settembre 2008
TZIPI LIVNI PER FOGLIO DEI FOGLI 16 FEBBRAIO 2009
Il 15 maggio 1948, un giorno dopo la proclamazione dell’indipendenza, si celebrarono nel neonato Stato d’Israele le prime nozze: gli sposi erano Eitan e Sara Livni, appartenenti all’elite askenazita. Primo figlio un maschio cui diedero il nome Eli, il 5 luglio 1958 ebbero una figlia che chiamarono Tziporah (uccello), per tutti ”Tzipi”. Eitan Livni (1919-1991) era di origine polacca. Sulla lapide della sua tomba si legge «Qui giace il capo delle operazioni dell’Irgun», un’organizzazione clandestina che lottò per la nascita dello Stato di Israele: guidava le operazioni e gli attentati organizzati dalle milizie irregolari. La figlia: «Ha sempre cercato di evitare vittime civili». Eletto alla Knesset, amico di Menachem Begin (dal 1977 al 1983 primo ministro israeliano), Livni fu presto messo ai margini della politica. [1]
Sara è morta nell’ottobre 2007. Ancora oggi, i giovani del movimento nazionalista di destra Betar cantano un inno che ha per protagonista un’eroina della guerra d’indipendenza: Piccola Sara. ”Con i tuoi capelli corti / le munizioni pronte / prendi un mitra, abbracciami / Andiamo insieme sulla linea del fronte”. Davide Frattini: «Al funerale i veterani hanno ricordato ”di quando venne arrestata dai britannici nel 1947 e per scappare si iniettò del latte che le fece venire la febbre. Sara prese parte in numerose azioni contro gli inglesi e gli arabi. Le ore prima della missione con lei passavano veloci, cantava per tutti noi con la sua bella voce”. ”Sei entrata nell’Irgun a 16 anni – ha detto il figlio Eli – e nella Haifa rossa di quel periodo era più pericoloso che andare oggi in giro per la Striscia di Gaza”». [2]
Tra i pochi bambini dei campi scout del Betar, Tzipi imparò a memoria gli scritti di Zeev Jabotinsky, l’ideologo del sionismo revisionista. Quando la maestra una volta esaltò in classe le gesta dei soldati dell’Haganah e del Palmach, i progenitori dell’esercito israeliano (tra i comandanti Yitzhak Rabin e Moshe Dayan), subito si alzò per chiedere «dell’Irgun e della banda Stern». Il fratello Eli: «L’insegnante convocò nostra madre e le disse che non doveva più contestare quelli che erano fatti storici». [2] Dal 1980 al 1984 Tzipi fece parte del Mossad, il servizio segreto israeliano. Quando il fratello andò a trovarla a Parigi convinto che studiasse alla Sorbona, scoprì che ogni cinque minuti riceveva una telefonata: «Si alzava e diceva: devo andare, devo andare. In due giorni, l’ho vista due ore». [3] Ad aprirle le porte dell’’Istituto” era stata Mirla Gal, amica fin dalla prima elementare. «Eccelleva in tutto e ha lasciato il Mossad per sua scelta. Avrebbe potuto avere una lunga carriera». [3]
Laurea in Giurisprudenza all’università Bar Ilan, Tzipi divenne un avvocato immobiliare di grande successo. La passione per la politica restò in disparte fino allo Yom Kippur (ricorrenza religiosa ebraica) del 1995. Poco dopo la firma della seconda parte degli accordi di Oslo, disse al marito Naftali Shptizer: «Da avvocato non permetterei mai a un cliente di concedere dei beni senza ottenere nulla in cambio». Figlio di sopravvissuti all’Olocausto, di mestiere pubblicitario, Shptizer è cresciuto in in una famiglia laburista ed è passato al Likud solo dopo l’ingresso in politica della moglie. [4]
Lasciato il Mossad su richiesta del marito, Livni ha ammesso di averlo perdonato solo poco tempo fa. Da venticinque anni vivono nella stessa villetta, periferia nord di Tel Aviv, con i figli Omri e Yuval (18 e 21 anni). «Quando sono a pezzi, Naftali sarà sempre lì per rimettermi insieme», ha raccontato lei. Danny Ayalon, ex ambasciatore a Washington che l’accompagnò nella prima conferenza stampa al fianco di Condoleezza Rice: «Dopo l’incontro era superagitata e chiamò subito il marito per chiedere come fosse andata. Scoppiò a ridere e si rilassò. Le chiesi che cosa avesse detto Naftali. ”Che sono stata fantastica, ma pallida in confronto a Condoleezza”». [4]
Già alla guida dell’autorità di controllo sulle imprese statali, nel 1999 la Livni fu eletta alla Knesset, dove divenne in breve una prediletta di Ariel Sharon. Fiamma Nirenstein: «Il vecchio leader aveva capito quanto gli fosse preziosa quella signora graziosa e seria, e, assieme a Ehud Olmert, se l’è sempre tenuta vicina. Quando Sharon esitava prima di fondare Kadima lasciando il Likud, Livni entrò nella suo studio e gli disse ”Andiamo, è giusto”». [5] Livni: « negli ultimi due o tre anni che ho sentito di aver guadagnato la sua fiducia. Potevamo parlare di tutto ed egli sapeva che non avrebbe mai letto quello che ci dicevamo sui giornali del giorno dopo». [6]
Nel 2005 Livni fu il primo membro della destra israeliana invitato a parlare alla commemorazione ufficiale della morte di Yitzhak Rabin, il primo ministro assassinato nel 1995, otto giorni dopo abbandonò il Likud per passare con la neonata Kadima. [7] La madre confessò di non aver capito lo strappo della figlia: «Sentirla parlare in tv di due popoli e due stati, noi e gli arabi, mi addolora». [8] Frattini: «Sara Livni è stata seppellita vicino al marito Eitan. Sulla tomba di famiglia è incisa una mappa di Israele, come loro e gli altri combattenti dell’Irgun la sognavano: uno Stato ebraico che comprendesse le due rive del Giordano. Piantati in mezzo, un fucile e una baionetta, con lo slogan delle milizie clandestine: ”Solo così”». Tzipi Livni: «Alla fine, aveva accettato l’idea che questa terra andasse divisa con gli arabi». [9]
La Livni ha spiegato che entrò nel Likud perché pensava che fosse quel partito a dover guidare Israele, soprattutto in rapporto al conflitto israelo-palestinese. «Poi ho capito che non vi era la possibilità di rendere unito il Likud, perché la maggior parte dei leader di questo partito non riesce ad affermare chiaramente che Israele ha bisogno di sostenere la soluzione dei due Stati. Fino a questo momento qualsiasi piattaforma programmatica del Likud iniziava con un ”no”. ”No” allo Stato palestinese, ”no” al piano di disimpegno, ”no” a questo e "no" a quello». [6] Tzipi Livni non è mai stata una colomba. Francesca Paci: «Cresciuta ascoltando la lezione del futuro premier e compagno dei genitori Menachem Begin, nessuna concessione agli arabi e niente terra in cambio di pace, ha capito a un certo punto che aveva ragione Sharon, che la duttilità in politica valeva più della forza e bisognava lasciare Gaza». [8]
In pochi anni la Livni è riuscita a ottenere una grande popolarità. Accusata dalla sinistra di essere ipocrita, falsa ed estremista, è sempre misurata nelle parole. [10] Vegetariana, suona la batteria [11]. Fiamma Nirenstein: «Indossa al lavoro tailleur classici, porta i capelli sciolti con i colpi di sole, appare in tv ornata di piccoli gioielli che le illuminano gli occhi chiari, ma sprizza sportività da kibbutz». [5] Nei suoi primi tempi da grande protagonista della politica israeliana, amici e nemici concordavano: che fosse strategia mediatica o incapacità comunicativa da debuttante, il silenzio era la chiave della sua carriera. Yossi Achimeir, ex parlamentare del Likud, storico del revisionismo sionista: «Solo fumo e niente carne: parla poco per evitare di dire sciocchezze, è l’icona della nuova leadership debole». [8]
Di che pasta fosse fatta lo avevano capito in pochi fino a quando, già ministro della Giustizia, Livni tirò fuori le unghie con la sua omologa tedesca, Brigitte Zypries, che si era rifiutata di incontrarla nel suo ufficio di Salah al-Din street, in pieno quartiere arabo di Gerusalemme. « una questione di principio» aveva spiegato il cerimoniale da Berlino. «Anche per me – aveva risposto l’intransigente Tzipi ”. E, se l’incontro non si potrà tenere a Gerusalemme est, non si terrà affatto». Soprannominata ”Mrs. Clean” (signora Pulizia) per la reputazione integerrima, «più empatica di Condoleezza Rice e più bella di Golda Meir», il 18 gennaio 2006 la Livni divenne ministro degli Esteri. [12]
Nel maggio 2007 un sondaggio del sito ”Ynet” stimò nel 20% la percentuale di israeliani che l’avrebbero voluta al posto del premier Ehud Olmert (il 29% stava con Benjamin Netanyahu, leader del Likud). Lei si espose in tv: «Ho detto al primo ministro che farebbe bene a dimettersi». E poi: «Sono pronta a guidare Kadima». Scrisse all’epoca su ”Yedioth Ahronoth” Nahum Barnea, decano dei commentatori israeliani: «Il ministro degli Esteri ha deciso di diventare premier, pensa di poterlo fare bene, lo vuole». [8]
Ufficialmente, la corsa della Livni alla poltrona di primo ministro è cominciata nello scorso luglio, dopo la resa di Ehud Olmert, costretto a ritirarsi per le accuse di corruzione. In realtà la sfida era partita da tempo. Vincenzo Nigro: «Da più di un anno, quando aveva criticato il suo premier per la guerra in Libano, salvo rimanersene al governo sulla poltrona di ministro degli Esteri». [13] Lo scorso 17 settembre la vittoria contro il ministro dei Trasporti Shaul Mofaz per soli 431 voti le aveva dato la leadershio del partito. Il quotidiano Haaretz: «Tzipi è il Barack Obama di Israele. A differenza di Hillary Clinton, non ha sfruttato il fatto di essere donna per venire eletta. Livni ha vinto le primarie malgrado il suo essere donna». [14]
Lo scorso 22 settembre Livni ricevette dal presidente Shimon Peres l’incarico di formare un nuovo governo. [15] La possibilità di diventare premier (prima donna in 34 anni, dai tempi di Golda Meir) si allontanò quando il partito ultraortodosso Shas annunciò di non voler entrare nella coalizione. Frattini: «Lo Shas chiedeva un aumento nella finanziaria per gli aiuti alle famiglie povere con molti figli e un’estensione dei poteri delle corti rabbiniche. Livni sarebbe stata pronta a concedere la giurisdizione sulle dispute civili tra le coppie, come le cause di proprietà. Nel 2006, il partito ultraortodosso aveva già tentato di ottenere più poteri per i giudici religiosi, ma era stato respinto da Ehud Olmert, il premier dimissionario, e dai laburisti: l’accordo avrebbe intaccato i diritti degli israeliani laici». [16]
Dopo lunghe consultazioni con i suoi collaboratori, Livni ha seguito il consiglio di quelli che volevano le elezioni anticipate. [17] I primi sondaggi prevedevano un testa a testa col Likud di Netanyahu, 30 deputati su 120 per ciascuno dei due partiti. Alla domanda se i candidati premier avessero a cuore il bene della patria, la Livni godeva della fiducia del 47% degli israeliani, Netanyahu si fermava al 20, il candidato premier laburista Ehud Barak all’11. [18]
Il 27 dicembre, nettamente staccata da Netanyahu in tutti i sondaggi, Livni era nel Gabinetto di sicurezza israeliano che decise l’attacco militare a Gaza. «Adesso basta! Sappiamo quel che fare con Hamas, e lo faremo», aveva risposto a Hosni Mubarak che alla vigilia di Natale l’aveva invitata al Cairo per cercare di fermare quel che a tutti appariva ormai inevitabile. [19] Come sempre succede nei periodi di guerra, i ventidue giorni di conflitto a Gaza hanno spostato il Paese verso destra e il Likud ha cominciato a perdere sostenitori esaltati dagli anti arabi guidati da Avigdor Lieberman. [20]
Inchiodata al secondo posto con un distacco di 6-8 seggi, a fine gennaio si è saputo che neanche il fratello Eli avrebbe votato per Livni: «Credo nel progetto del Likud». [21] Ciononostante, grazie a una clamorosa rimonta Kadima è risultata il partito più votato nelle elezioni di martedì scorso, ottenendo un seggio più del Likud (28 a 27). Il problema è che a livello di coalizioni la destra vanta 65 seggi su 120. Barnea: «Livni ha avuto da queste elezioni tutto ciò che desiderava: voti, seggi e l’amore della gente, ma non la forza per poter formare un governo». Alla fine la poltrona di primo ministro dovrebbe essere assegnata a Netanyahu, prima volta in 60 anni di storia israeliana in cui il leader del partito che ha ottenuto il maggior numero di voti non riceve l’incarico di formare il governo. [22]
probabile che Peres spinga Netanyahu e Livni verso un governo di unità nazionale: rotazione, due anni a testa, come fece lui con Yitzhak Shamir. Alla leader di Kadima non conviene dar retta ai colleghi di partito che non vogliono un accordo con Lieberman. Diskin: «Rischia di scomparire come leader politico, deve ancora farsi conoscere e dimostrare agli israeliani di che cosa sia capace. Se sceglie l’opposizione, corre anche il rischio che alcuni deputati di Kadima tornino al Likud». [23] Quelli che speravano di vedere dopo 35 anni una donna a capo del governo israeliano si consolano pensando che Golda Meir divenne primo ministro a 70 anni, Tzipi Livni ne ha solo 50. Di più: la Meir era in politica da 50 anni, Livni solo da 10. [24]