Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  settembre 19 Venerdì calendario

ItaliaOggi, venerdì 19 settembre L’Alitalia ha ancora benzina al massimo per due settimane, poi il suo destino sarà uno solo: il fallimento

ItaliaOggi, venerdì 19 settembre L’Alitalia ha ancora benzina al massimo per due settimane, poi il suo destino sarà uno solo: il fallimento. Allo scadere dell’ultimatum di ieri sia la Cgil di Guglielmo Epifani che l’Anpac di Fabio Berti e gli altri sindacati del personale di volo hanno detto no al piano di Roberto Colaninno. Pochi minuti dopo l’assemblea della Compagnia aerea italiana ha deciso all’unanimità il ritiro dell’offerta di acquisto per Alitalia. Altri offerenti non ce ne sono: al commissario straordinario Augusto Fantozzi hanno detto di non essere interessati i vertici di Air France, di Lufthansa e di British Airways. I piloti-sindacalisti hanno scelto di lasciare davvero in mutande i loro iscritti pur di non rinunciare alla co-gestione di Alitalia.(...) C’è un ex parlamentare di An, un tempo calciatore, poi pilota (ancora in forza) e sindacalista del volo, come Luigi Martini, che sintetizza in una frase secca che cosa è accaduto: «L’errore dei piloti è stato non imparare in fretta a trattare con chi ha messo i propri soldi nella compagnia». Già, i piloti erano abituati alla co-gestione e non hanno capito: «Sì», continua Martini, «erano abituati a trattare con il dirigente del Tesoro che aveva come primo obiettivo evitare gli scioperi e i problemi politici. Per anni sono andati tutti avanti così. Noi piloti grazie a questa forza politica di fatto abbiamo sempre gestito Alitalia. Un esempio? Indicavamo noi, scegliendo proprio un pilota, il direttore delle operazioni di volo. In quel modo possiamo dire che era nelle nostre mani l’80 per cento della gestione reale di Alitalia. Ma il metodo è sempre stato questo, per non paralizzare il traffico aereo e creare problemi gravi al governo in carica, chiedevamo e ottenevamo potere gestionale in Alitalia. Non sono mai contati molto i vari Domenico Cempella, Francesco Mengozzi e tutti gli amministratori che si sono passati la staffetta, perché le leve della compagnia e le stesse strategie aziendali erano quasi tutte in mano al sindacato dei piloti, che ebbe anche un posto in consiglio di amministrazione a sancire un dato di fatto. Per questo si è compiuto questo tragico errore: nella trattativa con Colaninno l’ultimo dei problemi era quello salariale. Si è cercato solo di mantenere un ruolo impossibile che interessava qualche decina di persone. Ma io sono più che certo che almeno l’80 per cento dei piloti di questo se ne frega, e alla Cai sarebbe approdato di corsa». Non si sbaglia Martini. Mercoledì pomeriggio il vero momento della rottura delle trattative è avvenuto quando i capi dei sindacati dei piloti hanno tirato fuori uno studio dei loro «consulenti» che criticava le strategie aziendali di Cai mettendole a confronto con quelle di Air France e Lufthansa. E’ stato a quel punto che Colaninno ha perso proprio la pazienza, mandando gambe all’aria il tavolo: «Non avete capito. Qui stiamo proprio parlando di due filosofie aziendali diverse. Vi è stato offerto di diventare dipendenti, non azionisti di una nuova compagnia. A fare le strategie aziendali ci pensa il management. Per altro voi siete già dipendenti. Di un’azienda in dissesto, al cui disseto avete ampiamente contribuito». Non è stato quindi per qualche euro in più o in meno al mese che i sindacalisti dei piloti hanno deciso di fare restare in mutande i loro iscritti. Ma per la rivendicazione di un potere che già è stato nefasto nella storia e nei bilanci della compagnia e che ora non avrebbero più potuto avere. Parlano di stipendi. Ma a Rocco Sabelli, amministratore delegato della Cai, hanno concesso tutto meno una richiesta: quella di potere liberamente scegliere almeno il 25 per cento dei piloti da assumere nella nuova compagnia. In base al merito e non ai diktat dei loro capataz sindacali. Come dice Martini i piloti «non hanno capito» che di fronte non avevano il solito dirigente inviato lì dalla politica a lisciare loro il pelo preparando tappetini rossi, ma gente che metteva in quella impresa i suoi soldi, cercandone un ritorno e non per beneficienza. La Cgil ha scelto di fare fruttare al Pd un possibile e miope dividendo politico, ed è un’altra storia. Ma non contava così tanto nella vicenda Alitalia: un accordo si sarebbe potuto fare anche prescindendo da Epifani e dai suoi calcoli. E ora? Ora Cai sta alla finestra. Potrebbe fare a meno dei sindacati e comprare Alitalia uomo per uomo pezzo per pezzo. Ma prima attende al varco Silvio Berlusconi. Spetta a lui una mossa: lasciare a un destino che si sono scelto, senza intervenire, tutti i sindacalisti che hanno preferito le mutande alla pagnotta... Franco Bechis