Giampiero Di Santo Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 19/9/2008, pagina 5, 19 settembre 2008
ItaliaOggi, venerdì 19 settembre Ufficialmente è tutto finito. Il piano non è stato accettato, l’avventura Cai è finita
ItaliaOggi, venerdì 19 settembre Ufficialmente è tutto finito. Il piano non è stato accettato, l’avventura Cai è finita. Roberto Colannino, il presidente Cai, lo aveva detto sin dall’inizio delle trattative con i sindacati: «O c’è l’accordo con tutte le sigle, oppure non se ne fa niente, mica stiamo comprando un gioiello, questa è una compagnia disastrata». Ma in queste stesse ore si sta delineando un nuovo scenario, che potrebbe ribaltare la situazione e che vede il patron del gruppo Piaggio pronto a scendere di nuovo in campo con una seconda offerta. E questa volta, anche con soci diversi da quelli che hanno dato vita a Cai, Colaninno potrà acquisire direttamente dal commissario liquidatore, Augusto Fantozzi, quello che riterrà utile a dar vita a una nuova compagnia area italiana. A condizioni tra l’altro nettamente migliori e soprattutto senza dover più passare attraverso il fuoco di sbarramento di alcune sigle sindacali. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, rapporti in tal senso sarebbero già stati avviati con Palazzo Chigi. Un vero piano B, per Colaninno, a cui lo stesso governo ha aperto le porte con il decreto legge 134 recante «disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi». Il dl su Alitalia ha modificato la legge Marzano sui fallimenti, rivedendo anche le procedure consultive per la vendita delle aziende in esercizio. L’articolo 63, comma 4 del decreto legislativo n. 270/1999 prevede che nell’ambito delle procedure di trasferimento dell’azienda fallita «il commissario straordinario, l’acquirente e i rappresentati dei lavoratori possono convenire il trasferimento solo parziale dei lavoratori alle dipendenze dell’acquirente e ulteriori modifiche delle condizioni di lavoro consentite dalle norme vigenti in materia». Il dl ha modificato la norma. E i sindacati sono spariti dall’orizzonte delle trattative. L’articolo1, comma 13 del dl prevede che, nell’ambito delle consultazioni di cui all’articolo 63, comma 4, del decreto legislativo 270 «ovvero esaurite le stesse infruttuosamente, il commissario e il cessionario possono concordare il trasferimento solo parziale di complessi aziendali o attività produttive in precedenze unitarie e definire i contenuti di uno o più rami di azienda, anche non preesistenti, con individuazione di quei lavoratori che passano alle dipendenze del cessionario». Una normativa che, sospetta l’ufficio studi del senato nel suo dossier sul provvedimento, potrebbe in linea teorica essere applicata a tutte le imprese in amministrazione straordinaria e non solo a quelle operanti nel settore dei servizi pubblici essenziali. Quello che è certo però è che Colannino &company ”ma il discorso vale per ogni altra società che dovesse farsi avanti con Fantozzi- avrebbero le mani libere nel decidere cosa comprare del carrozzone Alitalia e soprattutto nel decidere chi assumere. Anche spezzettando ulteriormente la compagnia, creando rami prima inesistenti. E non è difficile ipotizzare che in questo scenario non ci sarebbero molti spazi occupazionali per i contestatori, in particolare i duri e puri della categoria piloti. La bestia nera per i protagonisti Cai. Involontariamente, insomma, il ritiro della proposta potrebbe aprire nuovi spazi alla Cai. Che potrebbe anche sfruttare la possibilità, nel caso in cui il presidente dell’Enac avesse qualcosa da ridire sulle licenze rilasciate ad Alitalia, Alitalia Express e Volare e le sospendesse, di prendere in leasing operativo i jet già noleggiati dalla vecchia compagnia di bandiera e tornati nella disponibilità delle società proprietarie dei velivoli. I contratti esistenti sono infatti di lease back e prevedono che, in caso di cessazione o sospensione dell’attività della compagnia di bandiera, non restino a terra, ma vengano restituiti ai proprietari. A quel punto per Colaninno e Sabelli sarebbe conveniente noleggiare questi velivoli, magari a prezzi convenienti. Con il vantaggio, poi, di spuntare buone condizioni anche con il patron di Ap Holding Carlo Toto, che nella versione originaria del piano Fenice avrebbe dovuto fornire 110 aerei in leasing alla nuova compagnia di bandiera. I giochi, insomma, non sono ancora chiusi del tutto. Anzi, restano più che mai aperti, se è vero che il premier, Silvio Berlusconi, ha detto che la Cai «resta l’opzione A». Giampiero Di Santo Alessandra Ricciardi