Glauco Maggi, La Stampa 19/9/2008, pagina 8, 19 settembre 2008
Dopo il fallimento della Lehman, e la fine di Bear Stearns e Merrill Lynch come realtà indipendenti, Wall Street ha mandato un chiaro messaggio: il panorama bancario americano è destinato ad essere trasformato alla radice, con la scomparsa delle due residue banche d’investimento, Morgan Stanley e Goldman Sachs, che non hanno depositi stabili dei correntisti protetti dalle leggi e per di più hanno male utilizzato la loro maggiore libertà d’investimento ingolfandosi di prestiti illiquidi, ora zavorra dal peso ancora ignoto sui bilanci
Dopo il fallimento della Lehman, e la fine di Bear Stearns e Merrill Lynch come realtà indipendenti, Wall Street ha mandato un chiaro messaggio: il panorama bancario americano è destinato ad essere trasformato alla radice, con la scomparsa delle due residue banche d’investimento, Morgan Stanley e Goldman Sachs, che non hanno depositi stabili dei correntisti protetti dalle leggi e per di più hanno male utilizzato la loro maggiore libertà d’investimento ingolfandosi di prestiti illiquidi, ora zavorra dal peso ancora ignoto sui bilanci. Di qui il valzer delle voci sulle fusioni. Il primo affare da chiudere, per l’urgenza necessaria a frenare la caduta dell’azione che ricorda ormai quella della Lehman, coinvolge Morgan Stanley e Wachovia. La banca d’affari ha perso il 30% anche ieri, dopo il 24% del giorno prima, e ora vale sui 15 dollari rispetto ai 70 di 11 mesi fa. Wachovia non scoppia di salute, avendo una quotazione di 10 dollari contro i 50 dell’anno scorso, un declino causato dal portafoglio titoli anch’esso minato dai mutui subprime. Però è una banca a sportelli, e ha cash che rende meno acuti, nella gestione operativa, i problemi di liquidità che sono invece drammatici per le banche d’affari. E, soprattutto, il contatto tra le due è avvantaggiato dalla «Carolina connection» che lega i due amministratori delegati. Robert Steel di Wachovia ha alzato la cornetta del telefono per chiamare John Mack della Morgan sapendo di parlare a un amico. I due sono stati entrambi studenti della Duke University di Durham, in Nord Carolina, dove si sono laureati per poi entrare, fatta carriera, nel trust dei fiduciari dell’ateneo. Nei dieci anni insieme hanno maturato un rapporto rafforzato dalle radici di Mack, cresciuto a Mooresville, nello stesso Stato e a soli 45 chilometri da Charlotte, che ospita il quartier generale di Wachovia. Il legame ha favorito l’avvio delle trattative, ma gli affari sono affari e non è detto che il matrimonio si farà. Altri pretendenti per Morgan non mancano: Wells Fargo dagli Usa, Standard Chartered e Hsbc da fuori. Intanto, pure Goldman Sachs ha avviato contatti con possibili partner, a partire dalla stessa Wells Fargo per arrivare ai due big Citigroup e Jp Morgan Chase. Se Goldman ha ancora ottimi margini di bilanci e quotazione per gestire con più calma le nozze, in ansia è sicuramente la Washington Mutual. Chiamata WaMu in Borsa, con sede a Seattle nello Stato di Washington e quasi 50 mila dipendenti, è la prima banca di risparmi e prestiti d’America, e della sua sorte si preoccupa da tempo anche il governo, che sta cercando di convincere Jp Morgan Chase, Citigroup, Hsbc e l’onnipresente Wells Fargo a comprarla. WaMu si è affidata alla Goldman come consulente nella ricerca di un salvatore. Anch’essa colpita dal virus dei subprime, pur avendo ancora depositi di clienti per 148 miliardi, WaMu ha visto nell’ultimo anno il prezzo del titolo crollare da circa 40 dollari a poco più di 2. La clientela è sempre più impaurita dopo le notizie della liquidazione dei primi money market funds (il Reserve Primary mercoledì e il Putnam ieri), che pure erano considerati ultrasicuri per l’obbligo di investire solo in liquidità. Glauco Maggi